È stato condannato in via definitiva a ben quattro ergastoli: Renato Vallanzasca, classe 1950, si è macchiato di numerose rapine a mano armata con omicidi e sequestri di persona e ancora oggi viene considerato uno dei criminali italiani più efferati. Stando alle ultime notizie, presto potrebbe lasciare il carcere: ecco perché.

Perché Renato Vallanzasca potrebbe lasciare il carcere? È malato

Vallanzasca è recluso a Bollate, ma a causa delle sue condizioni di salute già da tempo non sarebbe più lo stesso. I medici che lo hanno in cura in carcere hanno fatto sapere, in una relazione, che è “disorientato nel tempo e parzialmente nello spazio“, che “non è in grado di badare a sé stesso” né di “riconoscere le persone” ed “esprimere col linguaggio quello che pensa”. Che “deambula in modo lento” ed è “scarsamente collaborativo”.

Da qui la richiesta dei suoi avvocati, Corrado Limentani e Paolo Muzzi, di trasferirlo, in regime di detenzione domiciliare, in una struttura di cura “per persone affette da Alzheimer e demenza” legata alla Chiesa, con sede nel Padovano. Struttura che, come riporta l’Ansa, sarebbe stata individuata dai legali e approvata, sotto il profilo dei servizi di vigilanza, dai carabinieri.

La decisione finale spetta ai giudici del tribunale di Sorveglianza. Il procuratore generale di Milano Giuseppe De Benedetto, prendendo la parola nell’udienza di oggi, 10 settembre 2024, ha intanto dato l'”ok”. Anche secondo lui, lo stato di salute dell’ex boss della banda della Comasina non sarebbe più compatibile, in pratica, con il regime carcerario.

Vallanzasca avrebbe bisogno di “stimoli cognitivi” che in carcere non può ricevere. Ma anche di una più adeguata e continuativa assistenza. Restando detenuto, inoltre, non potrebbe comunque “percepire – secondo i suoi legali – la finalità della reclusione e il senso della pena“. E la situazione è destinata a peggiorare.

Cosa ha fatto Renato Vallanzasca? La sua carriera criminale

La storia criminale di Vallanzasca inizia quando è appena un ragazzino: a 8 anni, con un compagno, finisce per la prima volta in un carcere minorile, il Beccaria, per aver cercato di far uscire da una gabbia la tigre di un circo che si era installato nei pressi di casa sua.

Mostra fin da subito capacità di leadership: sa farsi ascoltare e seguire, macchiandosi – insieme a un gruppetto di amici – di atti di vandalismo e furti soprattutto nella periferia di Milano. Con il passare degli anni, in quegli ambienti si fa un nome, stringendo contatti con la criminalità organizzata. Mentre in strada è un continuo di sparatorie e di rapine, lui ostenta abiti firmati e auto di lusso.

In molti lo chiamano “il bel Renè“, ma anche “il direttore”. Nel 1972 viene arrestato per varie rapine e condannato a 10 anni di reclusione. Dopo solo quattro anni e mezzo trascorsi in carcere, evade, iniziando da dove era rimasto, macchiandosi anche di diversi omicidi e sequestri di persona. Nel 1977 viene arrestato di nuovo.

Anche in carcere si distingue perché crea scompiglio, partecipando a risse e sommosse. Nel 1987 evade una seconda volta. Si sposa prima con l’ammiratrice Giuliana Brusa, poi con Antonella D’Agostino, una sua vecchia amica, ma divorzia da entrambe. Nel 1995 ha provato a fuggire per l’ultima volta.

Sono 295 anni gli anni che in totale, secondo la giustizia italiana, deve scontare. Quattro ergastoli. Ha 74 anni e ne ha trascorsi 52 in cella. Da diverso tempo usufruisce di permessi premio, uscendo per andare a curarsi accompagnato dalla polizia penitenziaria. Ora la possibilità del trasferimento in una Rsa.