Acqua, fibre vegetali, dolcificanti, aromi: oltre a diversi livelli di nicotina. Sono questi gli ingredienti dei nicotine pouches, l’ultima novità dell’industria del tabacco arrivata anche in Italia. Sembrano caramelle, sia per la forma che per le dimensioni: anche il packaging- che ricorda quello di latta delle mentine anni ’80- può trarre in inganno.

In realtà è un prodotto destinato a “fumatori” e “consumatori adulti di nicotina”, come si legge sul sito di uno dei brand più famosi, Velo. Anche se, a venirne maggiormente attratti, sia per il design che per la facilità di utilizzo, sono i giovanissimi.

Ma i sacchetti di nicotina fanno male? Lo abbiamo chiesto al prof. Silvano Gallus, responsabile del laboratorio di Ricerca sugli stili di vita dell’Istituto “Mario Negri” di Milano.

“Vengono venduti con la scusa di ridurre i danni del fumo, ma sono utilizzati quasi esclusivamente da persone che hanno meno di 25 anni, certamente non da un forte fumatore che vuole lasciare le sigarette tradizionali” spiega. Gli effetti negativi derivano sia dalla nicotina- che induce dipendenza- sia dagli altri ingredienti presenti nel prodotto.

I sacchetti di nicotina fanno male? Gallus (Istituto Mario Negri): “Non li conosciamo ancora abbastanza. Ma non sono innocui e danno dipendenza”

I sacchetti di nicotina non contengono tabacco e non prevedono la combustione: non c’è fumo né odore di fumo. Ma come si usano? La bustina va posizionata tra il labbro e la gengiva: l’effetto dura trenta minuti, dopodiché il sacchetto deve essere rimosso e buttato.

“L’industria del tabacco promuove questo prodotto sottolineando come faccia ‘meno male’ rispetto alle sigarette tradizionali. Potrebbe anche essere così: in realtà si sa ancora molto poco sui sacchetti di nicotina. L’unica revisione in letteratura cita 62 studi sull’argomento, quindi la conoscenza attuale è ancora a una fase preliminare. Tra l’altro la maggior parte degli studi più informativi sono stati pubblicati proprio dall’industria del tabacco, prima questi prodotti fossero messi in commercio” spiega il prof. Gallus.

“In questa revisione vengono confrontati i livelli di varie sostanze, tra cui quelle notoriamente cancerogene, contenute nei sacchetti di nicotina con quelli delle sigarette tradizionali. Trovando livelli più bassi di alcuni cancerogeni a eccezione della formaldeide, che è riconosciuto cancerogeno di tipo 1 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. Ne consegue che l’uso di questi prodotti non sia privo di rischi. Inoltrano risultano alti, e paragonabili alle sigarette tradizionali, i livelli di nicotina, che è tossica e dannosa”.

La nicotina, infatti, è in grado di alterare i parametri cardiovascolari. “La cosa peggiore è che crea dipendenza. Una volta che si diventa dipendenti, è facilissimo passare alla sigaretta elettronica o, più probabilmente, alla sigaretta tradizionale” aggiunge Gallus.

I rischi e gli effetti sui più giovani

I sacchetti di nicotina ricevono ancora poca pubblicità esattamente come è già successo, in passato, per il tabacco riscaldato. Inizialmente lanciato in sordina, oggi fortemente pubblicizzato dai produttori e sponsorizzato da diversi influencer.

“Il tabacco riscaldato è in Italia dal 2014: era presente solo a Milano, scelta come città pilota per il commercio di questo nuovo prodotto. L’intento era creare un ambiente ‘favorevole’ alla vendita” spiega il prof. Silvano Gallus.

“Sappiamo che per i nicotine pouches succederà la stessa cosa perché sono già stati fatti ingenti investimenti, in questo caso dalla British American Tobacco (azienda produttrice di Velo, ndr). Una volta promossi, questi prodotti potrebbero rappresentare un grave problema per i giovani, persino maggiore delle sigarette elettroniche, poiché i sacchetti di nicotina sono molto più difficili da controllare” sottolinea il ricercatore.

“Anche se un ragazzino di 12 anni si porta a scuola una sigaretta elettronica all’interno dell’astuccio, è difficile che la usi all’interno dell’istituto, perché è vietato e verrebbe notato dal vapore emesso. Mentre vietare all’interno delle scuole i sacchetti di nicotina è praticamente impossibile perché sembrano caramelle. Un ragazzo può portarli in classe e consumarli anche durante la lezione”.

I nicotine pouches si ispirano allo snus svedese. Ossia alle bustine di tabacco, simili a quelle del tè, che sono vietate in Italia così come in tutti gli altri Paesi dell’Unione europea (con l’esclusione della Svezia).

“Cos’ha fatto quindi l’industria del tabacco? Ha realizzato un prodotto esattamente uguale, senza il tabacco ma con la nicotina: è riuscita così a bypassare la legge che ne vieta la vendita. Infatti i sacchetti di nicotina erano stati inizialmente proibiti dal Ministero della Salute in quanto considerati non sicuri. Ma la lobby dell’industria del tabacco è riuscita poi a raggiungere il proprio scopo, dato che possono essere commercializzati. Noi dell’Istituto Mario Negri insieme a SITAB, Fondazione Veronesi ETS, Associazione Culturale Pediatri e Altroconsumo, avevamo realizzato un ‘position paper’ per proporre il divieto con l’idea di non metterli in vendita. Spinti anche dall’ulteriore preoccupazione che potessero essere assunti involontariamente da bambini piccoli, pensando siano caramelle”.

I rischi dei sacchetti di nicotina, come già evidenziato, si ripercuotono soprattutto sui giovanissimi, nonostante siano vietati ai minori di 18 anni. Un divieto, però, che può essere facilmente aggirato, come già succede per le sigarette elettroniche.

“Infatti sappiamo che, nella fascia d’età tra i 13 e i 15 anni, il 55% ha provato almeno una volta una sigaretta elettronica” sottolinea Gallus.

Dal sacchetto di nicotina alla sigaretta il passo è breve

Il ricercatore dell’Istituto Mario Negri non nasconde la sua preoccupazione. “Il problema è che sicuramente ci sarà un passaggio alla sigaretta elettronica o a quella tradizionale, per chi proverà questo prodotto. È una brillante trovata di marketing dell’industria del tabacco per assicurarsi i clienti del futuro” sottolinea. Altro che smettere di fumare!

“I fumatori hanno diversi trattamenti- farmacologici e psicologici- per abbandonare il fumo: possono usufruire anche di trattamenti a base di nicotina. Chewingum, spray, prodotti che hanno passato controlli dell’AIFA per essere messi in vendita in farmacia, dimostrando di non avere effetti avversi, ma che non vengono considerati, perché in realtà funzionano”.

C’è inoltre un altro elemento, quello economico, che secondo il prof. Gallus porta i ragazzi italiani a essere maggiormente esposti ai rischi.

“In alcuni paesi, come l’Inghilterra o la Francia, un pacchetto di sigarette costa 12, 13, 15 euro. Quindi un ragazzino, che inizia a consumare i sacchetti di nicotina, fa fatica a passare alle sigarette tradizionali una volta diventato dipendente, perché potrebbe non avere la disponibilità economica per comprare le sigarette. Da noi in Italia un pacchetto costa 5 o 6 euro. Il tabacco riscaldato, o il tabacco con cui fare le sigarette rollate a mano, costa anche meno. Il passaggio dalle bustine di nicotina alla sigaretta elettronica, o alla sigaretta tradizionale, diventa così immediato e molto semplice” spiega.

“La mia visione è che i sacchetti di nicotina siano l’ennesimo tentativo di aumentare le possibilità che diventino dipendenti della nicotina. Io ho sempre sostenuto, ora più che mai, che questa sostanza sia da eliminare dappertutto. Non mancherebbe a nessuno. Quando si smette di fumare, dopo pochi mesi non si sente più l’esigenza di assumerne. Saremmo tutti più felici”.