Lo ius scholae è previsto nel programma di Forza Italia o del governo? Se lo chiedono gli elettori di centrodestra che, neanche il tempo di riaprire il Parlamento, vedono l’esecutivo alle prese con la nuova ‘tegola’ che fa traballare i propri equilibri interni.
Antonio Tajani sostiene convintamente che la questione della cittadinanza dei ragazzi figli di stranieri non sia in contrasto con il programma votato dagli elettori di centrodestra e depositato prima delle elezioni del 2022. Posizione, però, che viene duramente contestata dalla Lega che della proposta azzurra non vuole proprio sentir parlare.
Ius scholae, nel programma di Forza Italia e del centrodestra solo riferimenti vaghi e molto fumosi
Il Carroccio considera ancora valida la legge esistente sulla concessione della cittadinanza agli stranieri e alcuni suoi esponenti ritengono che lo ius scholae potrebbe addirittura favorire l’immigrazione clandestina. Obiezione alla quale ieri, 9 settembre 2024, ha replicato duramente Tajani sottolineando che la misura “non ha nulla a che vedere con la lotta all’immigrazione clandestina“.
Non solo, il vicepremier ha difeso l’iniziativa sostenendo che “non è in contrasto con il programma del centrodestra“, riferendosi al “punto 6“ in cui si fa riferimento alle misure per “Favorire l’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari“.
Ma è davvero così? Il fact-checking non sembra dare ragione al segretario di Forza Italia.
Nelle 17 pagine del programma di Forza Italia e del centrodestra, infatti, la parola ‘cittadinanza’ compare una sola volta, al punto 9 di pag. 10, quando si parla della “sostituzione del reddito di cittadinanza“. Inoltre, proprio il punto 6 citato da Tajani per difendere la misura, copre una vastità molto eterogenea di argomenti. Si va dai poliziotti di quartiere al contrasto alle baby gang, dalle misure contro la violenza sulle donne alla lotta alla mafia, fino addirittura al piano carceri e alla lotta all’antisemitismo.
Un pot-pourri dove c’è dentro di tutto… tranne proprio la questione della cittadinanza. Perché solo un’interpretazione particolarmente estesa della voce “Favorire l’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari“, potrebbe accreditare la lettura fornita dal vicepremier.
Gasparri tira dritto sulla misura: “Nostra legge più rigida di quella attuale”
Lo diceva chiaramente Giuseppe Garibaldi detto ‘Peppino’, il Presidente della Repubblica sui generis interpretato da Claudio Bisio in “Benvenuto presidente“ di Riccardo Milani, prendendosela con il ‘politichese’ troppo fumoso e a volte sospetto di certi documenti istituzionali o di partito. Un vizio che la politica italiana non solo non ha perso ma continua a coltivare con diabolica perseveranza.
Nel frattempo, Maurizio Gasparri – che, con Paolo Barelli, sta lavorando proprio alla proposta sullo ius scholae – ha nuovamente difeso la misura, intervenendo stamane ad Agorà. Ai mal di pancia degli alleati per i quali la proposta sarebbe renderebbe troppo facile l’ottenimento della cittadinanza, il senatore forzista ha replicato che, al contrario, “la nostra posizione è perfino più rigida della legge vigente“.
“Lo ius scholae prevede il compimento di un ciclo di studi di dieci anni e una verifica del livello di conoscenza della lingua e dei principi fondamentali del diritto, per acquisire la cittadinanza italiana. Mentre fino ad oggi se a 18 anni si presenta la domanda, nessuno verifica se hai frequentato la scuola, se ti sei integrato o sei un bravo cittadino“.
Insomma, il braccio di ferro con la Lega di Matteo Salvini sembra destinato a continuare ancora a lungo.