“Le nostre richieste sono in primis per i lavoratori del cinema, che in questo momento sono fortemente danneggiati” tuonano i professionisti del settore, attraverso la voce di Ciro Scognamiglio, presidente dell’AIARSE (Aiuto Registi, Script Supervisor e Assistenti alla Regia), intervistato da Tag24.it.
Un colpo finale che non può passare inosservato, quello di Gennaro Sangiuliano. L’ex ministro della Cultura resta discusso fino alla fine per le sue nomine prima di dimettersi: la scelta dei membri delle commissioni che avranno il ruolo di decidere quali saranno i film che potranno accedere ai finanziamenti pubblici è determinante. Le proposte, che devono ancora essere approvate dal nuovo ministro Alessandro Giuli, arrivano così, come un fulmine (in un cielo già bello cupo per il settore), nel pieno del caso scandaloso di cui è stato protagonista l’ex ministro e poco prima dell’addio. Che significa?
E dopo i dettagli più “spicy”, i ricatti presunti, gli occhiali spia e il flirt con Maria Rosaria Boccia, è arrivato per il mondo dello spettacolo il momento di parlare, di spostare l’attenzione su fatti di gran lunga più importanti…
Sangiuliano e le nomine prima di dimettersi, i lavoratori del cinema protestano: “Simpatie politiche e amicizia!”
Tag24.it non lascia appesa la situazione precaria e difficile che stanno vivendo i lavoratori del cinema e si rivolge a Ciro Scognamiglio. Le nomine non vanno affatto sottovalutate, dal momento che avranno un impatto sull’industria cinematografica e, soprattutto, sul lavoro di migliaia di persone.
Si parte subito con il commento di una stoccata decisa postata proprio sull’account ufficiale del gruppo indipendente “Siamo ai titoli di coda” dei lavoratori del mondo audiovisivo che recita parole testuali:
“Sangiuliano ha voluto fare il danno fino alla fine. Prima di dare le dimissione ha nominato le commissioni dei selettivi con un mix di criteri. “La competenza”, le simpatie politiche, l’amicizia, e quella che è la vera e propria ossessione di Sangiuliano: un riequilibrio ideologico stando al suo vocabolario per diluire l’egemonia della sinistra.”
Ma andiamo per ordine: prima di dire addio al Collegio Romano, Sangiuliano firma un decreto di nomina per la commissione incaricata di decidere quali saranno i film che potranno usufruire di circa 50 milioni di euro di fondi pubblici e… quali no.
Ci contenstualizza bene la situazione così Scognamiglio:
“Parliamo della questione delle nomine. Con il nuovo decreto del tax credit, ma anche già con il decreto di riparto dei fondi, le commissioni che valutano i progetti che presentano domande selettive diventano di fondamentale importanza, perché decideranno quali finanziamenti verranno erogati e quali no.
Il film che prende il selettivo può accedere al tax credit, mentre il film che non lo prende ha molta più difficoltà ad accedervi, perché deve avere il distributore garantito e mettere il 40% di finanziamento privato. Fondamentalmente, chi prenderà il selettivo farà il film, chi non lo prenderà probabilmente non lo farà. Quindi diventa fondamentale il ruolo delle commissioni che attribuiscono i punteggi alle domande presentate. Noi avevamo già proposto che queste commissioni dovessero essere composte da persone di indiscutibile competenza e al di sopra delle parti.”
Le nomine di Sangiuliano: “15mila euro per ogni commissario? Prima era gratuito”
Ma perché proprio adesso tutto questo è così importante? Scognamiglio vuole sottolineare quanto conti la trasparenza nella composizione delle commissioni in un momento tanto critico. Non è sicuramente uno scandalo il fatto che i membri siano scelti dal Ministro della Cultura in carica, ma adesso il peso della decisione è praticamente drastico:
“Non è che Sangiuliano abbia fatto qualcosa di diverso dai suoi predecessori, perché le commissioni sono sempre state scelte dal Ministro della Cultura in carica. Tuttavia, ora queste commissioni hanno un potere molto più grande, quindi forse sarebbe necessaria maggiore trasparenza nella scelta dei commissari. “
E fornisce anche dei metodi alternativi per le nomine:
“Ci potrebbero essere mille modi, come il concorso pubblico, oppure stabilire un bacino di persone che rispecchiano determinate caratteristiche e fare un sorteggio per scegliere chi far partecipare.
Un altro discorso importante è che, fino a poco tempo fa, chi faceva il commissario lo faceva a titolo gratuito, quindi lo faceva per amore del cinema. Ora, il signor Sangiuliano ha stabilito 15.000 euro di compenso per ogni commissario. Così come è successo anche con il consiglio direttivo del Centro Sperimentale, dove le cariche erano a titolo gratuito e lui le ha trasformate in poltrone. Anche per la Commissione che dovrà giudicare le opere partecipanti ai selettivi, ci troviamo di fronte a una “poltronizzazione”, e questo è un problema.”
Cosa cambierà con il nuovo ministro Giuli?
Si iniziano a vedere logiche politiche, piuttosto che artistiche. Sangiuliano si è dimesso, è vero, ora bisogna concentrare l’attenzione sul nuovo ministro Alessandro Giuli ma, siamo sicuri che ci sarà un cambiamento? Il settore spera proprio di sì. Scognamiglio è scettico:
“Il fatto che sia successo poco prima delle dimissioni è la rappresentazione di una volontà politica. Molti miei colleghi e persone del settore hanno speranza in questo cambiamento, ma io sono molto scettico. È evidente che dietro ci sia volontà politica studiata da tempo.“
E continua, parlandoci dell’eventule futuro confronto con Giuli che è già stato richiesto:
“Noi stiamo chiedendo già un confronto, così come l’avevamo chiesto al suo predecessore, che però non ci ha mai risposto. Non ci è mai stata data la possibilità di dialogo. Attenzione, questo è uno dei governi più democratici in questo: non hanno mai dato ascolto né a noi, né alle associazioni sindacali, né ai produttori. Non mi aspetto un grande cambiamento, ma ovviamente abbiamo già scritto al nuovo ministro una bella lettera, augurandogli buon lavoro e sperando di poterci confrontare presto.”
La mobilitazione dei registi: un segno positivo
I lavoratori del cinema sono sempre più preoccupati, si, ma arriva supporto su tutti i fronti da parte di grandi esponenti di settore. Primi tra tutti, anche Nanni Moretti e Maura Delpero, che si sono fatti sentire in merito alla gestione dei fondi pubblici alla serata di premiazione del Festival del cinema di Venezia. Moretti ha chiarito in modo duro, sintetico, tutto il disappunto nei confronti del sistema. Delpero si è mossa in modo forse più sottile, ma ha spiegato quanto siano importanti i finanziamenti pubblici per la realizzazione di molti progetti legati all’arte che non rispondono esattamente a quelle che oggi sono le logiche di mercato, spiega bene Scognamiglio:
“Sì, fortunatamente anche registi e produttori stanno cominciando a parlare. Abbiamo visto cosa è successo alla serata di premiazione di Venezia, con le parole di Moretti, che è stato molto diretto. Anche Maura Delpero, vincitrice del Leone d’Argento, ha spiegato quanto siano fondamentali i finanziamenti pubblici per certi tipi di film, che oggi, con il nuovo decreto, difficilmente potrebbero essere realizzati.
Lo stesso film di Delpero (Vermiglio ndr.), ambientato in provincia di Bolzano, probabilmente non si sarebbe potuto fare, perché nessun distributore accetterebbe un progetto del genere”.
Gli attacchi alla sottosegretaria Borgonzoni? I lavoratori del cinema: “E’ un problema di volontà politica”
Sulla faccenda spuntano interventi su tutti i fronti. Il deputato M5S Gaetano Amato ha lanciato una decisa stoccata alla sottosegretaria del Ministero della Cultura Lucia Borgonzoni in questi precisi termini:
“Alessandro Giuli dovrebbe togliere alla leghista Borgonzoni le deleghe sul cinema. La sottosegretaria ha ampiamente dimostrato – con la modifica del Tax credit – la sua totale incapacità a gestire il settore. Migliaia di lavoratori e i produttori indipendenti saranno penalizzati da scelte politiche fatte senza la minima riflessione sui danni che ne sarebbero derivati.”
E’ andata cosi? Scognamiglio commenta:
“Non so quanto sia vera la responsabilità diretta di Borgonzoni, ma credo che sia un problema più ampio di volontà politica. Fare cinema è un’arte, e per me è sbagliato il concetto portato avanti da questo governo, che premia solo i film che guadagnano al botteghino. È come dire: “Io do da mangiare a chi ha già il frigo pieno.” Lo Stato dovrebbe aiutare chi non ha risorse.
Se continuiamo così, rischiamo di avere solo film come quelli di Zalone o Cortellesi. Va benissimo che esistano, lo sottolineo, ma dovrebbero coesistere con film che hanno un valore artistico maggiore, anche se hanno meno riscontro commerciale. Film come quelli di Alice Rohrwacher, che vengono riconosciuti a livello internazionale, non incassano cifre alte ma danno visibilità al nostro cinema in tutto il mondo.”
Le 3 richieste fondamentali dei lavoratori del cinema
E allora la lotta continua e non si possono non riassumere nuovamente le richieste da parte del settore.
“Le nostre richieste sono, innanzitutto, per i lavoratori. Molti quest’anno, il 60% circa, non si vedranno riconosciuti i contributi pensionistici, perché non hanno lavorato abbastanza. La prima richiesta è quindi che tutti i professionisti certificati si vedano riconosciuta l’annualità pensionistica, anche se non hanno maturato i 90 giorni di contributi. Poi, abbiamo richieste sul tax credit e, infine, chiediamo trasparenza nella scelta dei commissari che giudicheranno i film selettivi. Questi sono i tre punti fondamentali.”
Rivedi tutte le problematiche dei lavoratori, passando in rassegna i punti della manifestazione che si è svolta a Roma il 27 giugno 2024.