Buste paga, una panoramica delle città con gli stipendi più alti e “pesanti”. Come messo in evidenza dall’analisi della Cgia, nella provincia di Milano i datori di lavoro hanno dovuto esborsare gli stipendi più elevati.

Grazie ai dati Inps, Cgia ha potuto stillare la classifica che vede la provincia di Milano in testa per le buste paga più elevate pagate dai datori di lavoro ai propri lavoratori. In media la retribuzione lorda è pari a 32.500 euro, diecimila euro in più rispetto alla media italiana. Molto bene anche per l’area bolognese dove è presente la maggiore concentrazione di imprese attive in comparti ad alta produttività come il settore agroalimentare e meccanica. Qui le buste paga sono di importo piuttosto elevato.

Tra le province del Sud Italia dove le buste paga sono di importo inferiore rispetto alla media tricolore troviamo: Nuoro, Vibo Valentia e Cosenza hanno stipendi che arrivano a 15.000 euro all’anno. L’analisi Cgia conferma il gap intercorrente tra Nord e Meridione italiano anche su retribuzione media quotidiana, tasso di produttività e numero totale di giornate lavorate nell’arco di un anno. Nelle regioni del Nord si lavora 38 giorni in più all’anno rispetto alle altre regioni. Tra le province dove si lavora di più troviamo: Vicenza, Padova, Biella e Lecco. Per incrementare i salari è necessario investire sul taglio dell’Irpef e sulla produttività.

Buste paga, Milano la provincia dove si guadagna di più

L’Italia resta divisa tra Nord e Sud sul fronte delle buste paga nel settore privato: è quanto certificato dalla Cgia di Mestre che in un’analisi sulle buste paga traccia un framework caratterizzato da divergenze territoriali. Al primo posto troviamo la provincia di Milano dove gli imprenditori esborsano buste paga che eccedono la media italiana.

Il report computa che nel 2022 i datori di lavoro dell’area meneghina hanno pagato ai propri dipendenti 32.500 euro al lordo all’anno, diecimila euro in più rispetto alla media italiana (22.900 euro all’anno). Sul podio troviamo quattro province dell’Emilia-Romagna: Modena, Parma, Reggio Emilia e Bologna con valori sui 26.000 euro all’anno. A fare aumentare le buste paga dei dipendenti è la concentrazione di imprese attive nei comparti ad alta produttività: meccanica, automotive, agroalimentare, biomedicale e auto di lusso.

Buste paga: le province del Mezzogiorno italiano

La classifica Cgia sulle buste paga nel comparto privato mette in evidenza che le retribuzioni medie sono più basse in determinate province del Sud Italia: Trapani, Cosenza, Vibo valentia e Nuoro sono le province dove le buste paga si attestano sui valori che oscillano tra i 13mila ed i 15mila euro, 9.000 euro sotto la media italiana. Il divario tra Nord e Sud italiano si conferma anche nel caso di retribuzione quotidiana: i lavoratori dipendenti assunti in imprese del Settentrione guadagnano oltre 100 euro al giorno, il 35 percento in più rispetto ai colleghi del Sud italiano.

Buste paga: le cause del divario tra Nord e Sud

Tra le cause che spiegano il divario tra Nord e Sud italiano troviamo il numero totale di giornate retribuite nel corso del corrente anno. Nel Settentrione si lavorano 28 giorni in più rispetto al Sud Italia. Nel Sud italiano il dato sull’economia sommersa non permette di computare le ore lavorate in modo irregolare. Prendendo in considerazione i rapporti di lavoro, nel Meridione italiano è caratterizzato dalla presenza dei rapporti intermittenti, precari e stagionali.

Buste paga, quali sono le province dove si lavorano di più?

Nel computo dei giorni lavorati, alcune province eccedono la media italiana che è pari a oltre 244 giorni. I lavoratori dipendenti delle aziende del settore privato nella provincia di Lecco restano occupati in media 264 giorni all’anno. Tra le altre province dove si lavora di più ci sono: Padova, Vicenza, Treviso, Bergamo e Biella. Tra le province meno stacanoviste troviamo Nuoro, Vibo Valentia e Foggia.

Buste paga, le differenze sulla produttività

A livello regionale, i lavoratori dipendenti della regione Lombardia guadagnano oltre 28mila euro all’anno, il doppio rispetto ai colleghi calabresi (circa 15mila). Il gap tra le regioni risulta piuttosto evidente sulla produttività generata in un’ora di lavoro: quasi 46 euro rispetto a 30 euro. Oltre alle differenze di stipendio tra Nord e Sud, le divergenze retributive emergono tra i lavoratori di aree rurali ed urbane.