Il pensionamento può attendere. Si potrebbe descrivere con questa parafrasi della celebre commedia Il paradiso può attendere del 1978, interpretata da Warren Beatty e da lui anche diretta (con la collaborazione di Buck Henry) uno dei nodi principali con cui è alle prese il governo. Il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo ha lanciato, infatti, la proposta di un rinvio fino a 70 anni delle pensioni per i dipendenti pubblici statali.

Il ministro ha chiarito che l’eventuale pensionamento posticipato sarebbe su base volontaria ma non sono tardate le reazioni molto dure da parte dei sindacati.

Pensioni statali a 70 anni, il ministro Zangrillo si aspetta il 10% di possibili adesioni

Come rispondere alla perdita di personale nella pubblica amministrazione che si registrerà a causa dei pensionamenti previsti da qui al 2030? Non con nuove assunzioni, a quanto pare. O, almeno, non solo.

La strada scelta dal governo sembra, infatti, essere quella di rinviare l’età pensionabile fino a un massimo di tre anni, quindi dai 67 attualmente previsti fino ai 70. La proposta è stata ribadita oggi, 9 settembre 2024, dal ministro della Pubblica Amministrazione Zangrillo dalle pagine del Corriere della Sera.

L’iniziativa riguarderà anche le amministrazioni decentrate e Zangrillo ha riferito di un confronto in merito già avvenuto con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel quale è stata concordata questa possibilità di trattenere al lavoro una percentuale dei dipendenti pubblici previsti nel turnover, su base volontaria. Su quest’ultimo punto, Zangrillo ha sostenuto di attendersi il 10% delle adesioni.

Al pensionamento posticipato si affiancheranno, comunque, nuove assunzioni che il ministero intende portare avanti. Zangrillo ha sottolineato, infatti, l’intenzione di confermare la linea del 2023 (173mila persone assunte) “perché da qui al 2030 la PA perderà quasi un milione di persone, che andranno in pensione“.

La replica dei sindacati

La proposta di Zangrillo va ad aggiungersi alla riforma delle pensioni e alle sue novità previste per il 2025. Tuttavia, l’accoglienza del fronte sindacale alla proposta del ministro è tutt’altro che positiva.

La Cgil, con il duro commento di Enzo Cigna, responsabile delle politiche previdenziali, per il quale la strada è inaccettabile e che bisognerebbe fare nuove assunzioni e fare entrare più giovani e donne anziché “fare ancora cassa sulle pensioni“. Alle sue parole fanno eco quelle di Florindo Oliverio, segretario confederale Fp Cgil, che aggiunge la necessità di garantire stipendi migliori per aumentare l’appetibilità dell’impiego pubblico.

Critica anche la posizione della UilPa che, con il segretario Sandro Colombi, ritiene come la proposta di rinvio del pensionamento sia l’implicita ammissione che non si stanno facendo concorsi a sufficienza, attaccando Zangrillo proprio sui numeri delle nuove assunzioni, sostenendo che le circa 170mila annunciate “riescono appena a coprire il turnover“.

Toni più pacati vengono, invece, utilizzati dal segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga, per il quale la misura permetterebbe di “non disperdere professionalità ancora in grado di dare un contributo alle istituzioni e al Paese“. Ganga chiarisce, però, che essa non deve prevedere alcuna forma di penalizzazione per chi decidesse di andare in pensione al termine previsto dei 67 anni di età e che si aspetta un confronto tra ministero e sindacati sull’argomento.