I sostenitori dell’ex primo ministro del Pakistan, Imran Khan, continuano a rimanere al suo fianco. Khan e il suo partito, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), godono ancora di ampio sostegno popolare, come dimostrato durante le elezioni dell’8 febbraio. Migliaia di manifestanti si sono radunati, domenica 8 settembre, a Islamabad per chiedere il rilascio del loro leader, evidenziando l’influenza che Khan continua ad avere tra la popolazione, nonostante le sfide legali e politiche che ha affrontato.
Proteste in Pakistan, migliaia di persone chiedono il rilascio di Imran Khan
Il PTI ha organizzato una grande manifestazione a Islamabad l’8 settembre. Migliaia di manifestanti si sono riuniti per chiedere il rilascio di Imran Khan, leader del partito ed ex primo ministro, arrestato nell’agosto del 2023. La protesta, pianificata da tempo e posticipata due volte, ha visto la partecipazione di sostenitori determinati a ottenere la liberazione di Khan.
Khan è stato arrestato l’anno scorso con l’accusa di corruzione. In seguito, è stato anche condannato per aver divulgato segreti di stato, sebbene sia stato assolto da questa accusa alcuni mesi dopo. Oltre alle accuse politiche, Khan ha affrontato anche vicende legali che coinvolgono la sua vita privata: lui e sua moglie sono stati condannati per aver contratto un “matrimonio non conforme alle regole islamiche”. Questa imputazione è stata percepita da molti come una persecuzione politica.
Il partito di Khan ha fissato una scadenza di due settimane per il rilascio dell’ex premier, minacciando di intraprendere azioni autonome per ottenerne la sua liberazione se non verrà rilasciato entro quel termine.
L’intervento della polizia
La manifestazione è avvenuta pochi giorni dopo l’approvazione del Peaceful Assembly and Public Order Bill, una legge fortemente voluta dal governo attuale. Questa norma prevede che le manifestazioni si svolgano al di fuori del centro della capitale e all’interno di un orario specifico. Per l’opposizione, la nuova legge rappresenta una misura che mina la possibilità di organizzare raduni contro l’attuale esecutivo e restringe il diritto alla manifestazione.
Durante la protesta, che era prevista fino alle 19 ora locale, è stata applicata una stretta sorveglianza da parte delle forze dell’ordine. Dopo l’orario stabilito, la polizia è intervenuta, accusando gli organizzatori di aver violato il regolamento. L’intervento ha scatenato il caos tra i manifestanti, con le forze di sicurezza che hanno utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla.