Crisi Volkswagen: cosa sta succedendo e perché spaventa tanto l’UE? Il settore automotive è ad un passo dal collasso. Scopriamo cosa sta succedendo.

La crisi del colosso tedesco Volkswagen svela il declino economico della potenza numero 1 in Europa. Quali sono le difficoltà che deve affrontare il brand tedesco? Le criticità e le sfide che sta affrontando Volkswagen rappresentano i segnali di debolezza che sta attraversando il sistema industriale tedesco, in particolare la crisi che sta interessando il comparto automotive comunitario.

Crisi Volkswagen: cosa sta succedendo?

La crisi del colosso automobilistico tedesco Volkswagen sta allarmando tutta l’Europa, che risulta essere in ritardo nella corsa alle auto green. Le case automobilistiche del Vecchio Continente stanno faticando nell’adattarsi alla transizione ecologica e ciò mette in risalto i segnali di arretratezza del sistema industriale europeo. Per fare concorrenza a Tesla e ai competitors cinesi, il colosso tedesco ha ridimensionato i propri obiettivi ambiziosi. Le motivazioni sono duplici: gli incentivi sono stati ridimensionati dai governi e non vengono offerti modelli per attirare i potenziali clienti di fascia media.

Analizzando i dati delle vendite, nel mese di luglio si è registrato un forte calo del giro di affari. Le consegne delle vetture a batteria sono calate di oltre dieci punti percentuali a causa della notevole contrazione in Germania di quasi 40 punti percentuali. Il crollo ha sorpreso le case produttrici e ha portato ad un gap tra i piani di investimento e la strategia implementata concretamente. I mutamenti strategici rischiano di far arretrare il Vecchio Continente per il futuro dell’industria automotive. La chiusura degli stabilimenti Volkswagen avrà conseguenze economiche negative su tutta la regione tedesca.

Crisi Volkswagen: perché spaventa l’Europa?

La crisi Volkswagen non è assolutamente isolata, ma rappresenta il campanello d’allarme per tutto il comparto industriale europeo. Nel Vecchio Continente i produttori stanno perdendo i vantaggi sui costi, mentre la Cina continuerà ad acquisire quote di mercato nel segmento delle auto elettriche. La Cina continuerà ad essere in vantaggio per quanto concerne la leadership di costo. La contrazione della domanda delle auto elettriche giunge mentre il comparto automotive rimane 1/5 al di sotto dei livelli pre-pandemici e ciò comporta un indebolimento della redditività delle auto tradizionali.

Anche il brand Volvo ha dovuto revisionare i propri piani strategici dopo la deludente domanda delle vetture tradizionali. La casa automobilistica svedese ha deciso di vendere solo auto elettriche entro il 2030. Il 90 percento delle vendite di Volvo dovrà essere rappresentato dai modelli a batteria e dai modelli ibridi plug-in. Anche la casa automobilistica Mercedes ha mostrato segnali di preoccupazione in merito agli sviluppi del mercato automotive. Inizialmente il brand tedesco aveva promesso che sarebbe passato all’elettrico entro il 2030, purtroppo ci saranno dei ritardi e dei rallentamenti. In occasione dell’adunanza degli azionisti, l’AD della Mercedes ha sottolineato che continueranno ad essere commercializzati i modelli con propulsore a combustione interna per il prossimo decennio.

Le case automobilistiche europee faticano a offrire auto green per il mass market: modelli di fascia elevata come la BMW i7 e la Porsche Taycan si rivolgono ad una stretta élite di consumatori finali, ma le alternative economiche rimangono piuttosto esigue. I costi dei modelli elettrici rimangono piuttosto proibitivi per i potenziali acquirenti di fascia medio-bassa: la versione elettrificata della Fiat 500 ha un prezzo di listino pari a 35mila euro, il doppio del prezzo della versione con propulsore a combustione.

Le case automobilistiche cinesi stanno capitalizzando la lenta transizione comunitaria, lanciando auto elettrificate a prezzi competitivi. Il brand Volkswagen ha tentato di introdurre un modello elettrificato a prezzi competitivi, ma gli elevati oneri rappresentano un ostacolo. Nel corso degli ultimi mesi il fattore pricing è diventato ancora più rilevante: il perdurare delle guerre ha contribuito ad innescare l’inflazione, che ha colpito i bilanci delle famiglie. Anche l’incremento dei tassi di interesse delle BCE ha aumentato il costo del prestito per acquistare un’auto.