Quella di ieri sera di Nations League contro la Francia era, a detta di molti, una partita già persa in partenza per l’Italia. La squadra di Spalletti effettivamente è scesa in campo con qualche problemino da risolvere, ma poi è venuta fuori, ed è riuscita a dimostrare tutti i passi in avanti fatti nell’ultimo periodo. Il 3 a 1 arrivato contro Mbappé e compagni non ha certo cancellato, con un colpo di spugna, tutto ciò che non ha funzionato finora, ma è una base solida da cui ripartire e lunedì sera, contro Israele, sarà fondamentale ripetersi. Ma Francia-Italia può essere lo spartiaque da cui aprire un nuovo ciclo? Mister Paolo Tramezzani, che nel corso della sua carriera ha allenato sia squadra di club, che la Nazionale albanese, è intervenuto in esclusiva a Tag24
Francia-Italia per aprire un nuovo ciclo? Paolo Tramezzani a Tag24
D: Francia-Italia può essere lo spartiaque per aprire un nuovo ciclo?
R: La prestazione dell’Italia ieri sera è stata straordinaria. All’inizio, con il gol subìto e qualche imprecisione nei passaggi, mi sembrava di rivedere la stessa squadra degli Europei, e invece pian pianino siamo cresciuti, siamo stati nella gara, abbiamo sofferto e abbiamo iniziato a giocare. Siamo stati pericolosi e abbiamo rischiato poco. Se guardo nel complesso alla partita contro la Francia non posso che definirla una serata bellissima.
D: Una vittoria che fa ritrovare un po’ di entusiasmo a un ambiente che, non da adesso, ma ormai da tempo, è piuttosto depresso nei confronti della Nazionale?
R: Credo che entusiasmo sia la parola giusta. I nostri giocatori, il mister, e tutto il sistema calcio, sono quelli che evidentemente hanno accusato di più la delusione dell’Europeo, ma dietro di loro c’è una Nazione intera. Sappiamo quanto gli italiani siano passionali e quando giocano gli azzurri c’è un’energia incredibile, un’unione bella e questo spesso ha fatto la differenza. Mi auguro che la partita di ieri possa aver rimesso a posto molte cose, ma soprattutto spero che possa essere uno slancio per il futuro. Ieri ho visto una squadra giovane, con grande personalità e credo che questo sia un aspetto che ci può far ben sperare.
Il calcio italiano
D: Hai avuto esperienza importanti anche all’estero, a guardarlo da fuori che idea ti sei fatto del calcio italiano? Pensi che sia rimasto indietro rispetto al resto del mondo?
R: Ogni tanto ce l’ho a questa sensazione e spesso è veritiera. In Italia consideriamo ancora giovani ragazzi di 25 anni, quando invece all’estero hanno già grande esperienza ad alti livelli. Anche per questo sono contento per la formazione vista ieri, perché Spalletti ha messo in campo calciatori che hanno ancora davanti una carriera importante. Bastoni, Calafiori, Ricci, Retegui e tanti altri credo che possano aprire un ciclo nuovo. Hanno ancora tanti anni davanti per esprimersi ad alti livelli e soprattutto mi è piaciuta la personalità. Senza questo spirito non ne saremmo usciti, soprattutto dopo quel tipo di inizio. Questo deve servire da insegnamento per i nostri settori di giovanili e spero che anche gli allenatori possono avere maggior coraggio. Dobbiamo avere fiducia nei confronti dei nostri giovani.
Spalletti e le sue scelte
D: Ormai da qualche anno manca all’Italia un vero bomber, un numero 9. Questo dipende dal fatto che il calcio è cambiato?
R: Potrebbe essere Scamacca, che purtroppo si è infortunato, anche se penso che non dobbiamo fissarci, perché nonostante tutto ieri siamo stati pericolosi e incisivi. Pensate alla Spagna, che ha dominato al livello mondiale, e non ha mai avuto un vero centravanti. Lo stesso discorso si può fare anche del Manchester City, che prima di avere Haaland, ha sempre giocato con dei trequartista, degli esterni offensivi, delle mezze punte, eppure ha vinto. Credo che oggi come oggi non è necessario avere un vero numero 9, anzi penso che un’Italia così può anche farne a meno perché abbiamo tanti giocatori con gamba e che accompagnano l’azione, si propongono e possono diventare pericolosi. Si può far bene anche senza un centravanti vero.
D: Erano molti i dubbi nei confronti di Spalletti, non tanto per il suo talento, quanto per la necessità di lavorare quotidianamente con la squadra. La partita di ieri dimostra che è pronto anche per allenare una Nazionale?
R: Ho sempre pensato che Spalletti sia uno degli allenatori più bravi e preparati che abbiamo nel panorama nazionale, e non solo. Nel corso della mia carriera ho avuto la fortuna di allenare sia una squadra di club, che una nazionale ed è normale che si tratti di due lavori completamente diversi. Ci sono molti tecnici che hanno bisogno della quotidianità e ad altri basta poco per trasmettere principi e concetti alla propria squadra. Credo che Spalletti sia bravo anche con la Nazionale, anche se ha avuto bisogno di un po’ di tempo per capire questi ragazzi e prendere una decisione importante rispetto alla strada da percorrere. Oggi ha le idee molto chiare e sa bene quello che deve fare. È un fuoriclasse alla guida di una squadra di club e può essere un valore aggiunto anche con la Nazionale.