Gli attivisti ambientalisti di Extinction Rebellion hanno bloccato l’ingresso del Rijksmuseum, uno dei musei d’arte più celebri dei Paesi Bassi. L’accesso al museo è stato chiuso durante la mattinata ma è stato riaperto nel pomeriggio dopo l’intervento delle autorità.
Protesta di Extinction Rebellion al Rijksmuseum: i motivi
Nella mattinata di sabato 7 settembre, circa 60 esponenti di Extinction Rebellion, vestiti con tute e cappelli gialli, hanno bloccato l’ingresso del Rijksmuseum. I manifestanti si sono incatenati ai cancelli del tunnel pedonale e ciclabile del museo, impedendo l’accesso ai visitatori e mostrando striscioni gialli per attirare l’attenzione sulla loro causa.
L’azione è stata un appello diretto al museo per interrompere i suoi legami con ING, uno dei principali sponsor. Gli attivisti accusano il gruppo bancario olandese di finanziare l’industria dei combustibili fossili. La sponsorizzazione di ING, pari a circa 700mila euro all’anno, rappresenta meno dello 0,6 per cento delle entrate del museo. Secondo loro, il museo sta permettendo a un “grande inquinatore” di nascondere la sua “faccia sporca” dietro le prestigiose opere d’arte, criticando così l’alleanza tra arte e interessi economici poco sostenibili.
Helden van @NLRebellion protesteren tegen de sponsoring van het @rijksmuseum door @ingnl , de meest fossiele bank van Nederland.
— Paul Hendriksen (@Paul_Hendriksen) September 7, 2024
Zojuist zijn 33 van de 60 actievoerders door de politie meegenomen.#stopFossieleFinanciering , Rijks, stop met ING pic.twitter.com/LmauaGKCKd
Gli attivisti affermano che il gruppo bancario, con i suoi investimenti nelle aziende petrolifere, del carbone e del gas, è parzialmente responsabile delle gravi inondazioni che hanno colpito milioni di persone in India e Bangladesh.
33 arresti
Il Rijksmuseum di Amsterdam, che apre le sue porte alle 9 di mattina e accoglie migliaia di visitatori ogni giorno, è stato chiuso oggi fino alle 14:45 a causa della protesta. Le autorità hanno arrestato 33 manifestanti.
Gli attivisti ambientalisti hanno frequentemente sottolineato il legame controverso tra arte, cultura e investimenti in combustibili fossili. Per esempio, nel mese di marzo, il gruppo “Embargo Energetico per la Palestina” aveva bloccato l’ingresso del British Museum. I manifestanti avevano protestato contro la collaborazione del museo con BP. Questa azione mirava a mettere in evidenza come tali partnership possano minare gli sforzi per la giustizia ambientale e influenzare negativamente la causa del clima.