È ancora poco chiara la questione dei contributi previdenziali che le partite Iva devono versare all’Inps o alle Casse previdenziali private (dei liberi professionisti) in presenza di una proposta di concordato preventivo 2024 da parte dell’Agenzia delle entrate. Il reddito proposto ai fini dell’Istituto di previdenza – per chi ha l’obbligo di versamento verso l’Inps – è quello eventualmente decurtato da quanto calcolato dal Fisco all’interno della proposta di pagamento delle imposte.

Le Casse previdenziali, invece, non ammettono il pagamento di contributi “scontati” dalla proposta accettata di concordato preventivo. La questione si trascina da alcuni mesi a questa parte e ancora non si è pervenuti a una risoluzione definitiva della questione.

Concordato preventivo 2024, pagamento contributi previdenziali Inps e Casse private professionistiche: cosa cambia?

È ancora in dubbio il reddito da utilizzare come base per il calcolo e il pagamento dei contributi previdenziali delle partite Iva in caso di accettazione della proposta di concordato preventivo 2024 da parte delle partite Iva. Infatti, il patto con il Fisco vale per il calcolo dei contributi dell’Istituto di previdenza nel caso della gestione commercianti, artigiani e per la Gestione separata. La stessa base, tuttavia, potrebbe non essere applicata nel caso dei liberi professionisti iscritti alle Casse private di previdenza.

Questo differente calcolo – ancora da confermare in via ufficiale – avrebbe quale conseguenza anche un diverso trattamento ai fini previdenziali. Ad avvantaggiarsene sarebbero i contribuenti di ditte individuali e di lavoratori autonomi che versano i contributi previdenziali all’Inps in quanto il reddito sul quale calcolare i versamenti da effettuare, più vantaggioso per effetto dell’accettazione del concordato preventivo, è più basso del reddito calcolato in maniera ordinaria, come vorrebbero le Casse private di previdenza.

A chi conviene di più il concordato preventivo per i contributi previdenziali da versare?

La questione dei contributi previdenziali da versare è un effetto prodotto dal nuovo concordato preventivo biennale previsto dal decreto legislativo 13 del 2024. Proprio i maggiori o i minori redditi dichiarati per effetto dell’accettazione della proposta dell’Agenzia delle entrate – scelta che va effettuata entro il 31 ottobre 2024 – porrebbe in essere due platee, con alcuni dubbi applicativi.

Da un lato, infatti, i lavoratori autonomi che versano i contributi previdenziali all’Inps si avvantaggiano del patto fatto con il Fisco e ottengono dei risparmi sia per quanto concerne le imposte da versare (per effetto di un reddito inferiore rispetto a quello effettivamente conseguito nell’anno di riferimento) che, di conseguenza, dei contributi previdenziali, calcolati su una base inferiore a quella che sarebbe stata senza il concordato.

Dall’altro lato, invece, c’è la posizione delle Casse previdenziali private alle quali sono iscritti i professionisti, ferma nel considerare il reddito sul quale calcolare i contributi previdenziali da versare non quello “patteggiato” in applicazione del concordato preventivo, ma quello effettivamente realizzato nell’anno di riferimento.

Cosa succede se il reddito effettivo è superiore o uguale a quello della proposta?

Peraltro, per i soggetti Inps, gli effetti della realizzazione di un reddito effettivo superiore o uguale a quello proposto dal Fisco cambia la situazione rispetto al caso di un reddito inferiore rispetto a quello “fittizio”.

Nel primo caso, i contribuenti Inps realizzerebbero un risparmio proporzionalmente più alto rispetto ai soggetti iscritti alle Casse previdenziali private, pur pagando sia le imposte che i contributi. La situazione si presenterebbe opposta nel caso in cui il reddito effettivo dovesse risultare inferiore rispetto a quello proposto dall’Agenzia delle entrate.

La presa di posizione delle Casse di previdenza dei liberi professionisti

L’Associazione degli enti previdenziali privati (Adepp) è intervenuta a più riprese per sottolineare che il concordato preventivo non produca effetti per le Casse dei liberi professionisti. I presidenti delle Casse previdenziali private aderenti all’Adepp, hanno confermato che il concordato previsto dal decreto legislativo numero 13 del 2024 non cambi gli obblighi di versamento dei contributi degli iscritti alle Casse stesse.

A tal proposito, le Casse di previdenza ritengono non applicabili ai loro enti le disposizioni del decreto legislativo sul concordato preventivo biennale. Tuttavia, ogni singolo ente ha la facoltà di adottare una propria disciplina in maniera autonoma rispetto alle altre Casse previdenziali.