Alla fine, il ministro ha ceduto. Con una lettera recapitata direttamente a Palazzo Chigi e indirizzata alla presidente del Consiglio Meloni, Gennaro Sangiuliano ha rassegnato le proprie dimissioni irrevocabili. Nella missiva l’ormai ex ministro della Cultura ricorda i risultati raggiunti in questi due anni di lavoro che, sottolinea, non possono essere macchiati da questioni di gossip.

Fatale, dunque, per Sangiuliano gli imbarazzi provocati dalla relazione con Maria Rosaria Boccia.

Sangiuliano, le dimissioni in una lettera a Meloni: “Agirò contro chi mi ha procurato questo danno”

Quella che può essere definita la ‘telenovela politica dell’estate’ sembra, quindi, giungere alla conclusione che in molti davano per scontata. Dopo la confessione e le lacrime in diretta televisiva, seguita da un incontro-fiume a Palazzo Chigi nel quale aveva già espresso la propria decisione di farsi da parte, richiesta respinta dalla presidente del Consiglio, arrivano ora le dimissioni rassegnate “in termini irrevocabili.

Non sono, però, parole di resa quelle con cui l’ex ministro certifica il proprio passo indietro.

Dopo i ringraziamenti a Giorgia Meloniper avermi difeso con decisione” e “per l’affetto“, Sangiuliano passa infatti all’attacco, annunciando che agirà “in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno“. Si dice fiero, poi, per i risultati raggiunti nei quasi due anni di lavoro al ministero, lavoro che “non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip“. Anche su questo, non risparmia attacchi alla sinistra, colpevole di non aver organizzato “mostre su autori e personaggi storici” per “ragioni ideologiche“, e denuncia le “inimicizie” scatenate dalla decisione di rivedere il sistema dei contributi cinematografici.

Ribadisce, infine, che nessun soldo del Ministero è stato speso per quelle che definisce “attività improprie“.

Alessandro Giuli sarà il nuovo ministro

Dopo pochi minuti dall’annuncio della lettera di dimissioni, arriva già il nome del successore di Sangiuliano con la nomina di Alessandro Giuli, attuale presidente della Fondazione MAXXI di Roma, a ministro della Cultura. Lo comunica la nota di Palazzo Chigi a firma Giorgia Meloni con la quale, nell’accettare al decisione dell’ex ministro, la presidente del Consiglio ringrazia “una persona capace e un uomo onesto, per lo straordinario lavoro svolto“.

Alessandro Giuli.

Un tempismo quantomeno sospetto, che lascia supporre come la decisione di queste ore fosse oramai data per scontata anche all’interno dell’esecutivo, nonostante le dichiarazioni di facciata.

Non si fanno attendere i saluti da parte degli esponenti di governo, con Matteo Salvini che ringrazia Sangiuliano e, contestualmente, dà il benvenuto a Giuli. Decisamente più sentito il tweet di Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione, a colui che definisce “l’amico Genny“:

Toni decisamente più duri quelli usati dalle opposizioni.

Il Partito democratico, attraverso Irene Manzi, capogruppo nella commissione cultura della Camera, parla di periodo triste per la cultura italiana, ricordando le precedenti dimissioni da sottosegretario di Vittorio Sgarbi e attaccando i “fallimentari tentativi di imporre un pensiero unico” messi in atto dal Ministero della Cultura sotto la guida di Sangiuliano.

Dal Movimento 5 Stelle arriva la critica alla gestione “intollerabile” della vicenda da parte di Giorgia Meloni, e allo stesso ex ministro che, dichiarano gli esponenti in commissione Cultura, “non ci mancherà“, contestandone la gestione pressapochista e imbarazzante del ministero della cultura.

Parole dure, stemperate però dalla telefonata del presidente Giuseppe Conte allo stesso Sangiuliano per esprimere solidarietà umana.