Resta in carcere il 17enne R.C., reo confesso della strage di Paderno Dugnano: secondo la gip Laura Margherita Pietrasanta, che ieri, 5 settembre 2024, ne ha convalidato il fermo, il ragazzo sarebbe, infatti, a rischio “recidiva”. L’avvocato che lo assiste, Amedeo Rizza, ha fatto sapere che a breve potrebbe incontrare i nonni, che si sono detti pronti “a non abbandonarlo”.
Ecco perché il 17enne reo confesso della strage di Paderno Dugnano resterà in carcere
Al momento il 17enne si trova nel carcere Beccaria, ma non è escluso che possa essere trasferito in altri penitenziari minorili. Di sicuro non uscirà: facendo riferimento all'”accanimento mostrato nei confronti delle vittime” e alla sua “propensione a cambiare e ‘aggiustare’ la versione dei fatti”, la gip Laura Margherita Pietrasanta ne ha convalidato il fermo e ne ha disposto la custodia cautelare.
Secondo lei il ragazzo sarebbe “incapace di controllare i propri impulsi” e quindi “socialmente pericoloso”: in pratica, potrebbe tornare a uccidere.
È stata la sera della festa che ho pensato di farlo, non avevo ancora ideato questo piano, però avevo pensato di usare comunque il coltello perché era l’unica arma che avevo a disposizione in casa,
avrebbe fatto mettere a verbale il 17enne, che la notte tra il 31 agosto e il primo settembre ha ucciso, con 68 coltellate, i genitori Fabio e Daniela e il fratellino Lorenzo, di 12 anni, nella loro villetta di Paderno Dugnano, nel Milanese. Avevano appena preso parte a una cena per il 51esimo compleanno del padre.
Se ci avessi pensato di più non l’avrei mai fatto, perché è una cosa assurda,
avrebbe aggiunto il ragazzo, escludendo, in sostanza, la premeditazione, che invece gli viene contestata dalla pm Elisa Salatino. Al momento dell’arresto, in effetti, lui stesso aveva detto di “aver covato” per giorni l’idea di uccidere i familiari. Il motivo è che si sentiva un “estraneo”. “Volevo cancellare tutta la mia vita di prima”, avrebbe spiegato adesso, specificando, però, che non ce l’aveva solo con i genitori, ma in generale con il mondo esterno.
La ricostruzione del triplice omicidio
Ogni tanto mi chiedevano se c’era qualcosa che non andava, perché mi vedevano silenzioso, ma io dicevo che andava tutto bene,
avrebbe dichiarato ancora il 17enne. A riportarlo è l’Ansa, secondo cui, stando alle parole del giovane, anche la sera della strage i genitori avrebbero provato a capire cosa stesse passando per la sua testa, chiedendogli perché avesse un coltello tra le mani.
Sarebbero stati svegliati dalle urla del figlio più piccolo, accoltellato nella sua camera da letto. A quel punto, secondo R.C., sarebbero intervenuti in sua difesa. Il papà gli avrebbe addirittura chiesto di allertare i soccorsi. Lui, di tutta risposta, lo avrebbe aggredito da dietro. E avrebbe poi provato a depistare le indagini, chiamando il 112 e raccontando di aver ucciso il padre perché lui, a sua volta, aveva ucciso la madre e il fratello.
Da fuori sembravano non avere problemi. Più di qualcuno ha parlato di “una famiglia perfetta“, “unita” e “benestante”: la psicoterapeuta Alexia Di Filippo ha spiegato a Tag24 che probabilmente, però, il ragazzo, aveva mostrato dei segnali di disagio. Segnali che nessuno evidentemente è riuscito a cogliere o che comunque ha sottovalutato.
Ora i nonni assicurano che non lo abbandoneranno. “Gli staremo sempre vicino”, hanno detto ai giornalisti, “malgrado il dolore”. L’avvocato Amedeo Rizzo, che assiste il minorenne, ha spiegato che a breve, forse, lo incontreranno. Poi per il 17enne chiederà una perizia psichiatrica: l’obiettivo è capire se al momento dei fatti fosse capace di intendere e di volere.