Ci sarà la possibilità di andare in pensione con opzione donna anche nel 2025? Una delle misure-ponte in scadenza al 31 dicembre 2024 (le altre sono la quota 103 e l’Ape sociale), è in bilico circa la conferma tra i canali di uscita anticipata rispetto ai rigidi requisiti fissati per la pensione di vecchiaia e per l’anzianità contributiva dalla riforma Fornero.
Tuttavia, nel corso degli anni, opzione donna ha quasi sempre trovato spazio tra i capitoli delle risorse della legge di Bilancio per la conferma nell’anno successivo. A patto che, entro il termine dell’anno precedente a quello di uscita, maturino specifici requisiti anagrafici, contributivi e, da un paio di anni a questa parte, anche di disagio economico e sociale. Oltre al dover scegliere di dover ricalcolare la pensione futura con il solo metodo contributivo puro, di certo meno vantaggioso rispetto al misto e retributivo dal quale provengono le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi versati.
Opzione donna 2025, ci sarà? Ecco con quali requisiti si può andare in pensione prima
È ancora incerta la conferma per il 2025 dell’opzione donna, la misura di pensionamento anticipato delle lavoratrici che consente di lasciare il lavoro a 61 anni di età, unitamente a 35 anni di contributi. I dubbi sono legati soprattutto all’appeal che l’opzione ha mostrato negli ultimi due anni.
Dopo un andamento soddisfacente come alternativa alla pensione anticipata e alla vecchiaia, nonché alle quote che si sono succedute dal 2019 a oggi, le ultime due leggi di Bilancio hanno introdotto nuovi requisiti e paletti che hanno riservato l’uscita agevolata a pochissime migliaia di lavoratrici.
Pensioni anticipate, i numeri non danno grandi chance di uscita prima nel 2025
Dall’ultimo monitoraggio dell’Inps, infatti, emerge che nei primi sei mesi del 2024 le lavoratrici che sono uscite con questo canale di pensionamento anticipato sono state poco più di 2.100. Mentre, in tutto il 2023, opzione donna era stata scelta da 11.550 lavoratrici per la propria pensione.
Occorre precisare che i numeri dello scorso anno erano già largamente in discesa rispetto alle annate precedenti. Infatti, nel 2022 le neo-pensionate erano state più di 30.700, mentre nel 2021 la cifra si era fermata a poco più di 27.300 uscite. Numeri che, in ogni modo, fanno una certa differenza rispetto alle cifre registrate nel 2023 e 2024.
Chi può andare in pensione anticipata e con quali requisiti?
La motivazione del crollo delle domande di pensione anticipata con opzione donna risiede nei nuovi requisiti e paletti introdotti a partire dalla legge di Bilancio 2023. Infatti, le lavoratrici continuano a uscire con 35 anni di contributi, ma per quanto riguarda l’età si è arrivati a 61 anni (per le autonome) e a 60 per le dipendenti. Ma si partiva da età ben più basse negli anni scorsi, con il minimo fissato a 57 anni.
Tuttavia, più che le età di uscita, a fare la differenza negli ultimi due anni sui numeri delle richiedenti la misura di pensione anticipata sono stati i nuovi requisiti di natura economica e sociale. Come per l’Ape sociale e per la quota 41 dei lavoratori precoci ad oggi in vigore, infatti, chi sceglie l’opzione donna deve provenire da una situazione di disagio che può essere quella della disoccupazione, dell’assistenza a un parente con disabilità o di avere un’invalidità di almeno il 74%.
Pur in presenza di sconti “anagrafici” legati ai figli avuti (uscita a 60 anni per le autonome con un figlio, 59 anni con due figli) e con la scelta del ricalcolo della pensione con il metodo contributivo puro meno conveniente del misto e retributivo, il vero imbuto che determina la possibilità o meno di agganciare l’opzione donna è costituito proprio dai paletti economici e sociali.
Come sarà la nuova opzione donna nel 2025?
Le previsioni, dunque, non possono che tener conto di tutti questi fattori per una nuova possibile proroga di opzione donna per il 2025. Se da un lato le poche uscite delle donne rispetto ai numeri che si prevedono nella relazione che accompagna la legge di Bilancio determinano risparmi per le casse dello Stato, dall’altro si sottrae un canale di pensionamento anticipato rendendolo, di fatto, di difficile percorribilità. E se la riconferma dovesse arrivare con ulteriori paletti o aumenti di età di uscita, il risultato sarebbe quello di un ulteriore abbassamento del numero delle lavoratrici in uscita nel 2025.