L’avesse scritto prima del 26 agosto, magari il ministro Gennaro Sangiuliano starebbe ancora bello comodo sulla sua poltrona di via del Collegio romano e continuerebbe a pontificare di cultura, inaugurare mostre, preparare G7. E invece: il decalogo che ogni politico dovrebbe seguire sui social, Domenico Giordano, 52 anni, spin doctor con una certa esperienza, l’ha scritto per Il Riformista solo oggi, 5 settembre 2024. Per dire, oltretutto, che i social sono una brutta bestia. Ma, forse, prima ancora che i social brutte bestie sono la vanità e il potere, quando dà alla testa. O meglio: quando perde la testa. Tag24.it ha approfondito con lui questi temi.

Caso Sangiuliano: Giordano, lo spin doctor delle dieci regole dei politici sui social

Nella bio che ha pubblicato sul sito di Arcadia, la società di comunicazione di cui è socio, si legge che Domenico Giordano “ha fatto in tempo a seguire gli ultimi congressi democristiani e socialisti. Ha conosciuto Ciriaco De Mita, gli manca Giulio Andreotti, ha incrociato Clemente Mastella, Massimo D’Alema e Gianfranco Fini. In anni recenti, ha selfato con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma alla fine si è perdutamente innamorato, purtroppo non ricambiato, di Vincenzo De Luca”. Dopo il caso Sangiuliano-Boccia, si è ritrovato, quindi, con tutti i galloni per scrivere un mini prontuario sull’identità digitale che però, oggi più che mai, viene buono per tutti: dietro l’angolo, ci può sempre essere per chiunque una Maria Rosaria Boccia, con tanto di telecamera e registratore.

Il prontuario sull’identità digitale

E allora, regola numero uno: “La nostra faccia è presente sui social anche quando non siamo noi a postare selfie e foto”. Regola numero due: “L’identità digitale che ci precede online può deragliare in un adolescentismo persistente fatto di selfie tutti spensierati, sorridenti e disinibiti”. Regola numero tre: “I selfie e i video condivisi sono permanenti, non scompaiono mai”. Regola numero quattro: “I selfie e i video condivisi sono accessibili alla qualunque”. Regola numero cinque: “Non siamo proprietari di nulla di ciò che condividiamo, a cominciare dall’autoritratto digitale che abbiamo alimentato nel tempo senza volerlo”. Regola numero sei: “L’identità digitale si impone sempre su quella fisica, la precede e la manipola”. Regola numero sette: “Un selfie in meno al giorno toglie ogni fastidio di torno”. Regola numero otto: “Il popolo del web e dei social è un popolo privo di storia comune, al massimo di qualche stories”. Regola numero nove: “Le polarizzazioni social non si mettono a tacere, se non accettandole”. Regola numero dieci: “L’identità digitale racconta anche quello che non siamo o che non vorremmo mai essere”.

Giordano a Tag24: “Ormai Sangiuliano è un ministro a termine”

D Allora, Giordano: qual è la regola più importante da seguire?

R “Direi la settima: per i politici, sempre meglio un selfie in meno”.

D Ma per loro è anche la più difficile da seguire.

R “Sì, ma conviene sempre non disattenderla. Senza aver paura che quel selfie in meno sia indice di supponenza o di arroganza”.

D Tutti vogliono l’abbraccio del ‘popolo’.

R “Ma non si sa mai con chi ci si mette in posa. Quanti politici hanno fatto delle foto con persone poco raccomandabili?”

D In ogni caso: seguire questa e le altre sue nove regole avrebbe fatto bene a Sangiuliano…

R “Non solo a lui. Tanti politici utilizzano i social con troppa superficialità”

D Perché?

R “Dimenticano che l’identità digitale si forma anche a prescindere dal nostro account”.

D Ma qual è stato l’errore social più grave che ha commesso Sangiuliano?

R “In realtà, di errori marchiani sui social non ne ha commessi. Nel tempo, i suoi post sono stati sempre molto standard, quasi mai c’erano scatti o selfie ‘pop'”.

D Allora quando si è verificato il cortocircuito?

R “Quando gli altri, Maria Rosaria Boccia in primis nel nostro caso, hanno iniziato a manipolare la sua identità“.

D Sangiuliano allora è una vittima dei social?

“Sì, è vittima della loro logica: per quello che dicevo prima, si è venuto a creare un conflitto di identità digitale tra quello che il ministro ha raccontato di sè e quello che hanno raccontato gli altri di lui”.

D Ma ognuno è responsabile di quello che fa, non di quello che fanno gli altri.

R “Se proprio vogliamo parlare di errore da parte sua, è stato non aver controllato cosa pubblicava Maria Rosaria Boccia”.

D Banalmente, doveva chiamarla e dire: “Cara Maria Rosaria, posa un pò il cellulare…”

R “Il fatto è che se, come dichiarato ieri al Tg1, intratteneva un rapporto sentimentale con la Boccia, era più difficile perché a quel punto si innescano altre dinamiche”.

D Banalmente: non più verticistica datore di lavoro-dipendente, ma egualitaria di coppia.

R “Esatto: spesso, senza una gerarchia istituzionale, è difficile farsi ascoltare”.

Giordano: “L’intervista con le lacrime al Tg1? Io non gliel’avrei consigliata”

D Così, ieri, 4 settembre, è scoppiato in lacrime chiedendo scusa davanti alle telecamere del Tg1. Una buona mossa?

R “Io gli avrei consigliato di fare quella che voleva essere una operazione-verità prima in Parlamento, per rispetto delle istituzioni. E poi in televisione”.

D Sarà ricordato come o’ ministro nnammurato.

R “Capisco che voleva abbassare il tono della polemica, ma…”

D Non ci è riuscito?

R “Non so se ne è uscito bene dall’intervista al direttore al Tg1”.

D Da spin doctor, Domenico Giordano cosa avrebbe consigliato a Gennaro Sangiuliano?

R “Di fare un passo indietro”.

D Dimissioni e basta.

R “Cosa gli ha portato l’intervista al Tg1? Salvare la poltrona per altri quindici giorni?”

D Sta dicendo che per lui è comunque finita?

R “Credo che dopo il G7 della Cultura la sua carriera da ministro terminerà”.

D E’ ministro con una data di scadenza: 21 settembre 2024.

R “Credo che la Meloni non abbia accolto le sue dimissioni solo per non ledere l’immagine dell’Italia che ospita quell’appuntamento internazionale”.

D Niente può salvarlo?

R “Solo se Giorgia Meloni si impelaga per il rimpasto, visto che dovrà sostituire anche Raffaele Fitto e probabilmente Daniela Santanchè”.

D Ad oggi, comunque, la sua è una permanenza a scadenza.

R “Fa settembre e se ne va”.