È il caso politico del momento, anche se somiglia di più alla puntata di una soap opera. Proprio per questo connubio tra ‘potere’ e ‘gossip’ – di cui la Cosa Pubblica non sembra riuscire a fare a meno da qualche decennio a questa parte – intorno ad esso si rincorrono commenti, speculazioni e scontri d’opinione. E così, ecco che alcuni utenti dei social, presumibilmente elettori di centrodestra, si lanciano in arditi paragoni tra l’affaire che vede coinvolti il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia e la relazione tra il leader del Pci Palmiro Togliatti e Nilde Iotti.

Un paragone rigettato e respinto al mittente da altri utenti, di simpatie politiche opposte ça va sans dire. Ma il parallelismo tra le due coppie non sta in piedi e diventa il solito pretesto per alimentare la consueta ‘bagarre social’ che tanto (troppo) incide sugli attuali destini politici.

Sangiuliano e Boccia, perché non regge il parallelismo con la relazione tra Nilde Iotti e Togliatti

Le lacrime in diretta televisiva, nel telegiornale del primo canale del servizio pubblico italiano, le scuse alla moglie e alla presidente del Consiglio Meloni. In questa veste da ‘re nudo’ si è mostrato ieri sera il ministro Sangiuliano nell’intervista con il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci.

In realtà sarebbe meglio dire ‘semi-nudo’ poiché all’ammissione di responsabilità personale (e affettiva e sentimentale) non si è accompagnata quella di natura politica, da molti data per scontata. Niente dimissioni, dunque, e Sangiuliano resta al suo posto.

Ma il privato è politico, come si diceva nel Sessantotto, e quindi ecco che la polemica esplode sui social per le responsabilità di un ministro che si fa accompagnare dalla propria amante in occasioni istituzionali, per quanto a spese proprie e non del ministero, come lui stesso ci ha tenuto a precisare.

Nel bar digitale che ha sostituito e ingigantito quello reale la disputa da politica diventa, dunque, morale, con simpatizzanti di destra e sinistra a scambiarsi accuse e insulti. In particolare, alcuni utenti accorrono in difesa del ministro della Cultura rifiutando ogni pretesa di superiorità etica della sinistra, tirando fuori i presunti ‘scheletri nell’armadio’ e utilizzando, in questo senso, il paragone tra la liaison Sangiuliano-Boccia e quella tra Nilde Iotti e Palmiro Togliatti.

Un post esemplificativo arriva dall’utente @VanM2509 (Vanessa) che si rivolge ai verginelli” e ai “prebenisti ricordando proprio come la Iotti fosse stata “Presidente della camera dei deputatati per quasi 20 anni e tutti sapevano che era l’amante di Togliatti, pure sua moglie“.

Tuttavia, nella foga che da sempre caratterizza situazioni analoghe sui social network, l’utente in questione come molti altri dimentica un dato fondamentale, che rende il parallelismo tra le due vicende quantomeno ardito. Nilde Iotti venne, infatti, eletta presidente della Camera nel 1979, ben quindici anni dopo la morte di Togliatti, avvenuta nel 1964.

Nilde Iotti, prima donna presidente della Camera e il passato nella Resistenza al nazifascismo

Che l’ex segretario del Partito Comunista Italiano abbia rappresentato una figura di riferimento nella storia politica nazionale è fuori discussione. Ma che la sua influenza possa essersi spinta anche così tanti anni dopo la morte appare improbabile. Soprattutto perché a questi si devono aggiungere i 12 anni e 307 giorni nei quali la Iotti ricoprì la terza carica dello Stato, fino al 1992, diventando la presidente della Camera che più a lungo rivestì tale ruolo nella storia della Repubblica Italiana.

Nilde Iotti iniziò il suo impegno in politica nel periodo più difficile per il Paese, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 durante la Seconda Guerra Mondiale. Prese, così, parte alla Resistenza, diventando una figura di spicco del Pci al punto da essere eletta come membro dell’Assemblea Costituente e parte della Commissione dei 75 incaricata di redigere la Costituzione.

Una vita e un impegno politico che furono semmai la causa, e non la conseguenza, della sua relazione con Togliatti.