Tra i mille pensieri che attraverseranno la mente di Giorgia Meloni in queste ore, con il Governo ritrovatosi in piena burrasca per il caso Sangiuliano-Boccia, chissà se non se ne sia affacciato anche questo: “Ma se la riforma del premierato fosse già bell’e approvata, sarebbe stato più facile mandare a casa Sangiuliano, novello Genny Delon, per dirla con Dagospia?”. E’ un bel quesito. Perché è vero che il ministro, nel faccia a faccia con la premier, si è presentato mettendo sul tavolo le dimissioni. E che politicamente (quindi, sostanzialmente), non ha alcun potere contrattuale di fronte al presidente del Consiglio. Ma il diavolo può nascondersi, oltre che a Pompei, nei dettagli procedurali. Insomma: la riforma Casellati mira a dare più potere all’inquilino di Palazzo Chigi nella nomina e nella revoca dei ministri. E, per voltare subito pagina, sarebbe servita a Giorgia Meloni? Per rispondere a questa domanda, Tag24.it si è rivolto Stefano Ceccanti, costituzionalista, docente presso La Sapienza di Roma, già parlamentare nelle fila del Partito Democratico.
Con il premierato Giorgia Meloni avrebbe già licenziato Sangiuliano?
E insomma: ieri, 4 settembre 2024, Giorgia Meloni, mentre imperversava il caso Sangiuliano-Boccia, ha alzato la voce:
“Noi stiamo facendo la storia: dobbiamo esserne tutti consapevoli. E questo non prevede nè pause nè soste, nè tantomeno può consentire errori e passi falsi”
Pensando evidentemente a Maria Rosaria Boccia, la lady che andava in giro indossando le Ray-Ban con la telecamera tra le stanze del potere e che fa capire di avere registrazioni audio e video da poter utilizzare a suo piacimento, la premier ha anche aggiunto:
“Siamo sotto tiro perché stiamo cambiando l’Italia”
Ora: è certo che, per farlo, Giorgia Meloni punti anche sull’approvazione della riforma costituzionale targata Maria Elisabetta Casellati: quella del premierato. Se oggi fosse stato già in vigore, il caso Sangiuliano sarebbe stato più facile da gestire?
La risposta di Stefano Ceccanti: “La riforma potrebbe essere scritta meglio”
A rispondere a questa domanda è il costituzionalista Stefano Ceccanti:
“In realtà, il testo sul premierato è contraddittorio sul versante del rapporto tra premier e ministri. Per un verso, prevede la fiducia all’intero Governo esattamente come oggi. Ma, per un altro, introduce anche la possibilità di chiedere la revoca di un ministro: una novità da questo punto di vista”
Per Ceccanti, quindi, così come è scritta adesso, la riforma Casellati è vero che darebbe qualche possibilità al premier di gestire con più poteri un caso come quello di Sangiuliano. Ma si potrebbe scrivere meglio e, in ultima istanza, il problema sarebbe politico: il dato giuridico, secondo il docente della Sapienza, non va “assolutizzato”:
“Al di là della contraddizione, la revoca supporrebbe la fiducia al solo premier, come avviene nella gran parte delle democrazie parlamentari. In quel caso, dal punto di vista strettamente giuridico, la sostituzione sarebbe effettivamente più facile. Il problema delle praticabilità delle sostituzioni, però, alla fine, è più politico che giuridico…”