Lo chiamavano il “sindaco pescatore” perché, oltre ad amministrare il Comune di Pollica, nel Salernitano, gestiva, insieme al fratello, un’attività imprenditoriale nel settore ittico. La sera del 5 settembre di 14 anni fa fu freddato a colpi di pistola mentre stava tornando a casa. Da chi non si sa ancora. Ecco chi era Angelo Vassallo, cosa ha fatto e perché – secondo le ricostruzioni – è stato ucciso.
Chi era Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” ucciso 14 anni fa nel Salernitano
Prima ancora che un lavoro, la pesca era per lui una passione. Nato nel 1953 a Pollica, aveva iniziato fin da giovane a rammendare le reti. Chi lo cercava sapeva di trovarlo al porto, con gli occhi persi nel mare. Angelo Vassallo è ricordato da molti come il “sindaco pescatore“.
Amava l’ambiente e fece di tutto per proteggerlo, combattendo l’inquinamento prima che il tema dell’ecosostenibilità fosse “di moda”. Fu eletto sindaco del suo Paese, per la prima volta, nel 1995 e poi per tre mandati. Prima ancora aveva ricoperto il ruolo di consigliere provinciale a Salerno come esponente del PD.
Nel 2010, poco prima di essere ucciso, si presentò per un quarto mandato, venendo eletto – da unico candidato – con il 100% dei voti validi. Era il mese di marzo. La sera del 5 settembre dello stesso anno, all’altezza della frazione di Acciaroli, mentre rincasava alla guida della sua Audi A4 B6 fu affiancato da un’auto proveniente dal senso di marcia opposto e e freddato a colpi di pistola.
Da chi, a distanza di tanti anni, non si è ancora capito. Le indagini partirono subito, prendendo in considerazione le piste più disparate. Secondo le ricostruzioni, a prenderlo di mira fu la camorra. Il motivo? Vassallo si era battuto affinché il territorio cilentano non diventasse terra di spaccio. Era “un personaggio scomodo”.
Gli indagati per la sua morte
Sarebbero 9, al momento, le persone indagate a vario titolo per la morte del sindaco. Tra loro, il tenente colonnello Fabio Cagnazzo, l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, di recente condannato a 15 anni di carcere per concorso esterno in traffico internazionale di droga e altri reati, e il carabiniere Luigi Molaro. L’accusa è di concorso in omicidio.
La speranza dei familiari di Vassallo è che si arrivi presto alla verità. Dopo gli ultimi sviluppi, potrebbe mancare poco. Nel frattempo, però, c’è chi, secondo loro, preferisce “dimenticare”, “cancellare la memoria”.
Non avremmo mai immaginato, 14 anni fa, che i peggiori nemici di Angelo si sarebbero rivelati proprio coloro che oggi amministrano il Comune che lui ha amato e difeso con tutte le sue forze, fino a perdere addirittura la vita,
le parole affidate a un post pubblicato su Facebook dalla Fondazione dedicata al sindaco, presieduta dal fratello Dario. Il riferimento è alla “rimozione” di tutti i ricordi legati alla sua figura, sia nel luogo in cui si consumò l’omicidio che altrove. Uno fra tutti, la “Grande Onda“, una scultura realizzata con bottiglie in PET nata con lo scopo di sensibilizzare la comunità sull’importanza della tutela dell’ecosistema marino e intitolata, appunto, a Vassallo.
A questi tentativi di azzeramento del ricordo, rispondiamo con le idee di Angelo, che sopravvivono ancora più forti e si muovono sulle gambe delle giovani generazioni – si legge ancora nel post -. Il vento del cambiamento soffia e forse qualcuno ancora non se ne è reso conto. Angelo vive attraverso un movimento di legalità che si propaga in tutto il mondo.