Lutto nel mondo dell’atletica: Rebecca Cheptegei, maratoneta ugandese, è morta oggi 5 settembre 2024 in un ospedale dello stato africano, dopo che l’ex (presunto) fidanzato le aveva dato fuoco lunedì 2 settembre.

Le ustioni erano troppo gravi ed i medici, nonostante gli sforzi, non ce l’hanno fatta a salvarla. Anche l’aggressore è rimasto ustionato: si attende il suo interrogatorio per capire il motivo di questo brutale attacco.

Chi era Rebecca Cheptegei, la maratoneta ugandese vittima di femminicidio e bruciata viva dal fidanzato

Non ce l’ha fatta Rebecca Chpetegei, maratoneta ugandese morta oggi 5 settembre 2024 a causa del brutale attacco subito da parte del suo ex (presunto) fidanzato, Dickson Ndiema Marangach. I due, secondo alcuni media, avevano avuto in passato una relazione che poi era terminata in modo conflittuale, mentre altri sostengono che la maratoneta e Ndiema Marangach fossero solo amici.

Cheptegei era nata nel febbraio 1991 ed aveva recentemente partecipato alla gara dei 10.000 metri alle Olimpiadi di Parigi per l’Uganda, terminando 44esima. La sua carriera era iniziata nel 2010, quando la 33enne partecipò ai Mondiali di cross a Bydgoszcz (Polonia), dove terminò 15esima. Cheptegei ha vinto nella sua carriera due bronzi, uno nello stesso mondiale polacco nell’evento a squadre di cross, mentre il secondo nei 5000m piani ai Mondiali militari di Rio de Janeiro (Brasile) nel 2011.

La dinamica dell’aggressione, avvenuta lunedì 2 settembre nella contea di Trans Nzoia (Uganda), non è ancora chiara: probabilmente è derivata da una questione monetaria. Ndiema Marangach si era appostato nei pressi della casa di Cheptegei, aspettandola dopo una funzione religiosa alla quale la 33enne aveva partecipato insieme ai figli: dopo averla cosparsa di benzina, le ha dato fuoco.

I litigi fra i due erano all’ordine del giorno fra i due, terminati purtroppo con un fatto di sangue che ha lasciato sconvolti amici e parenti della maratoneta. Cheptegei aveva riportato ustioni sull’80% del corpo, con gravi danni anche agli organi interni.

In attesa di comunicazioni ufficiali da parte dell’ospedale dove la 33enne era stata ricoverata, la forze dell’ordine locale hanno avviato le indagini e cercheranno di raccogliere tutti gli indizi.

L’arresto del fidanzato e le indagini delle forze dell’ordine

Nell’aggressione anche il fidanzato di Cheptegei era rimasto ferito ed era stato trasportato nel medesimo ospedale in cui era stata ricoverata la maratoneta. Ndiema Marangach aveva subito ustioni su circa il 30% del corpo.

Le forze dell’ordine hanno preso in carico le indagini e hanno ascoltato le testimonianze non solo dei genitori di Cheptegei, arrivati al Moi Teaching and Referral Hospital di Eldoret per assistere la figlia, ma anche dei vicini di casa dell’atleta. Andranno indagati non soltanto la dinamica dell’aggressione, ma anche i rapporti fra la stessa Cheptegei e Ndiema Marangach, che alcuni media indicano non come fidanzati ma come semplici amici.

Il padre della 33enne, intervistato, ha riferito di non comprendere il perché dell’aggressione, anche se ritiene che una delle possibili motivazioni sia stato il tentativo di Ndiema Marangach di impossessarsi illecitamente di un terreno appartenente a Cheptegei.

Resta comunque il dolore nella comunità maratoneta non soltanto ugandese, ma anche in quella internazionale: la 33enne è l’ennesima vittima di un uomo violento, che ha scelto un modo brutale per riaffermare il proprio potere su una donna che aveva rifiutato le sue proposte.