Mancano solo due mesi alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, previste per il 5 novembre 2024. Gli americani dovranno decidere se fare la storia votando per Kamala Harris, che potrebbe diventare la prima donna presidente, o sostenere Donald Trump, in cerca di un secondo mandato. Queste elezioni sono cruciali in una società profondamente polarizzata, poiché determineranno il futuro del paese. Con l’avvicinarsi del giorno delle elezioni, si è riaccesa la discussione su una possibile interferenza della Russia, un tema che continua a destare preoccupazione.

L’interferenza della Russia nelle elezioni in Usa del 2024

Gli Stati Uniti hanno accusato Mosca di aver orchestrato una vasta campagna per tentare di interferire nelle elezioni tra Harris e Trump. I dipartimenti di Stato, Giustizia e Tesoro hanno annunciato una serie di sanzioni contro 10 individui ritenuti coinvolti. Tra questi, spiccano i dirigenti dei media statali russi, inclusa Margarita Simonyan, direttrice dell’emittente RT, accusata di tentativi di minare la fiducia del pubblico nelle istituzioni statunitensi.

Washington ha inoltre imposto restrizioni alle emittenti televisive legate al Cremlino. Il procuratore generale Merrick Garland ha accusato RT di aver pagato 10 milioni di dollari ad un’azienda dello stato del Tennessee per “creare e diffondere al pubblico statunitense messaggi nascosti a favore del governo russo”.

Secondo i documenti presentati in tribunale, le campagne orchestrate da Mosca miravano, inoltre, a ridurre il sostegno della comunità internazionale all’Ucraina e a rafforzare gli interessi filo-russi. Queste attività di disinformazione facevano parte di una strategia più ampia volta a influenzare l’opinione pubblica e a promuovere la narrativa del Cremlino all’interno degli Stati Uniti, specialmente in un periodo critico come quello delle elezioni presidenziali.

Altre misure contro la propaganda e la disinformazione russa

Gli Stati Uniti hanno adottato anche altre misure contro le interferenze russe. Due dirigenti di RT sono stati incriminati per aver pagato creatori di contenuti al fine di diffondere messaggi filo-russi. Sono state imposte restrizioni ai media sostenuti dal Cremlino, sequestrati domini internet usati per diffondere disinformazione nelle campagne denominate “Doppelgagner” e designate diverse entità russe come “missioni straniere”. Inoltre, è stata offerta una ricompensa di 10 milioni di dollari per chi avesse informazioni sugli hacker russi.

Le esperienze precedenti

Le preoccupazioni di Washington sulle interferenze russe alle elezioni si basano sull’esperienza del 2016. In quel caso aveva vinto Donald Trump contro l’ex first lady e candidata democratica Hillary Clinton. Trump si era insediato nel gennaio 2017 e già in quel periodo le agenzie statunitensi confermavano l’interferenza russa con l’obiettivo di minare la fiducia degli elettori nel sistema elettorale e di denigrare Clinton. Le autorità statunitensi avevano svelato un’operazione condotta tramite social media attraverso la pubblicazione di informazioni false durante il periodo della campagna elettorale.

Una simile attività è stata scoperta anche dopo le elezioni del 2020. La strategia orchestrata da Mosca mirava anche a denigrare l’avversario del tycoon, Joe Biden, attraverso la diffusione di fake news. Secondo le accuse, l’obiettivo era quello di minare la credibilità del candidato democratico e influenzare l’opinione pubblica statunitense in vista del voto.