Nel 2017, durante una crociera nel Mediterraneo, uccise la moglie Xiang Lei Li, con cui era in crisi, e ne gettò il corpo in mare, fingendo che all’improvviso fosse scomparsa nel nulla: ecco la storia di Daniel Belling, dall’inizio.
La storia di Daniel Belling, condannato a 26 anni di carcere per l’omicidio della moglie Xiang Lei Li
Daniel Belling ha 51 anni, è di nazionalità tedesca ma residente in Irlanda. In Italia è conosciuto perché un tribunale lo ha condannato in primo grado a 26 anni di carcere con l’accusa di aver ucciso la moglie di origini cinesi Xiang Lei Li, scomparsa nel nulla durante una crociera in famiglia all’età di 36 anni.
Era il 2017. I due si trovavano insieme ai figli di 4 e 5 anni su una nave che, dopo essere salpata da Civitavecchia, avrebbe dovuto raggiungere la Grecia passando da Genova, quando, all’improvviso, rimasero coinvolti in un vero e proprio giallo. Il 10 febbraio, dopo essere stata avvistata nel ristorante della nave, la donna, infatti, sparì.
Nessuno l’avrebbe più vista. E Belling non si sarebbe mai preoccupato di denunciarne la sparizione e chiedere aiuto: il personale di bordo si sarebbe accorto della sua assenza solo all’arrivo, quando, nell’atto di contare i passeggeri, non l’avrebbe trovata. Fu cercata ovunque, senza successo.
Stando alle ricostruzioni, “con modalità non accertate” Belling l’avrebbe uccisa all’interno della loro cabina per poi gettarne il corpo in mare aperto insieme ad una valigia color argento/arancione che avevano acquistato a Roma. Il motivo? Sembra che da tempo fossero in crisi e che lei lo avesse anche denunciato per maltrattamenti con l’intenzione di ottenere la separazione e poi l’affidamento dei bambini.
Perché la tesi della difesa non reggerebbe
Nelle motivazioni della sentenza con cui Belling è stato condannato a una pena addirittura maggiore rispetto a quella che il pm Francesco Basentini aveva chiesto (26 anni), viene citato anche il fatto che dopo il 10 febbraio (giorno della scomparsa di Li) smise improvvisamente di indossare la fede nuziale che, fino al giorno prima, aveva portato senza problemi. Come se appunto sapesse che la moglie era morta.
Secondo i giudici, in pratica, la tesi di Belling, secondo cui la donna avrebbe approfittato della crociera per abbandonare lui e i figli, sarebbe “inverosimile”: innanzitutto non ne aveva i motivi; poi, se anche si fosse decisa,
avrebbe potuto farlo con modalità meno impegnative, sfavorevoli e difficoltose, se non casuali e rocambolesche, persino privandosi della dotazione indispensabile per garantirsi la sopravvivenza.
Infine avrebbe cercato di mettersi in contatto con i figli – “con i quali aveva un forte legame affettivo” – o con la sua famiglia d’origine. Cosa che invece non è mai accaduta. Lo riporta Il Corriere della Sera. Si tratta di conclusioni non condivise dai legali del 51enne, gli avvocati Luigi Conti e Laura Camomilla, che hanno già fatto sapere che ricorreranno in Appello.
Compagni che uccidono e si proclamano innocenti
La sua vicenda ricorderà a molti quella di Salvatore Parolisi, condannato a 20 anni di carcere per l’omicidio della moglie Melania Rea. L’uomo, oggi 45enne, ha già trascorso 12 anni in cella, ma non ha mai ammesso le sue responsabilità, continuando a proclamarsi innocente.
Come Alberto Stasi, condannato a 24 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell’agosto del 2007. Qualche mese fa si è saputo che è stato ammesso al lavoro esterno e che ogni giorno lascia la struttura di Bollate, dove è recluso, per andare in ufficio ad occuparsi di contabilità.