In Venezuela ci si prepara già al Natale, il presidente Nicolas Maduro anticipa la festività più attesa dell’anno spostandola dal 25 dicembre al primo ottobre. Una scelta insolita da parte del capo di Stato venezuelano che ha detto di voler portare nel Paese un po’ di “spirito natalizio” dopo le recenti contestazioni a seguito delle elezioni presidenziali dello scorso 28 luglio.

Maduro è accusato di aver truccato i risultati elettorali ai danni del suo avversario Edmundo Gonzalez Urrutia. Dopo l’esito delle urne in Venezuela si sono registrati violenti scontri tra i cittadini e le forze dell’ordine. Usa ed Ue non riconoscono Maduro come presidente del Venezuela assieme a molti Paesi latinoamericani.

Il presidente del Venezuela Maduro anticipa il Natale

Lo spirito natalizio per placare le proteste in corso in tutto il Paese. Il presidente venezuelano Maduro ha deciso di anticipare il Natale al primo ottobre per cercare di portare un po’ di spirito ‘festivo’ in risposta alle violente proteste dell’ultimo mese. Il capo di Stato ha annunciato il decreto durante un discorso trasmesso sulla tv nazionale nel quale ha ribadito:

“In omaggio a voi, in gratitudine a voi, decreterò che il Natale venga anticipato al 1° ottobre”

Non è la prima volta che Maduro decide di anticipare i festeggiamenti da quando ha preso il potere nel 2013. In un post pubblicato su X il 5 ottobre 2021 il presidente venezuelano passeggia per il cortile di Palazzo Miraflores di Caracas addobbato a festa nonostante mancassero almeno due mesi e venti giorni al Natale.

La situazione in Venezuela: perché c’è ben poco da festeggiare

Il Natale è bello perché porta con sé pace, felicità e sicurezza, ha detto Maduro. Peccato che questi tre elementi manchino in Venezuela e ci sia ben poco da festeggiare. Il Paese sudamericano, già provato dalla forte crisi economica e dall’assenza di libertà, è in rivolta contro Maduro dallo scorso 28 luglio quando ha vinto in maniera fraudolenta – secondo l’opposizione – le ultime elezioni presidenziali. L’agenzia elettorale nazionale ha detto di non poter pubblicare i registri a causa di alcuni hacker che avevano corrotto i dati. Una scusa che non sta in piedi: molti osservatori internazionali hanno affermato che non vi erano prove di questa versione dei fatti.

Gli Stati Uniti e diversi Stati sudamericani sostengono la rivendicazione dell’opposizione venezuelana. Vengono meno anche gli storici alleati di Maduro: Messico, Colombia e Brasile si sono rifiutati di riconoscere il risultato ufficiale prima di vedere i conteggi dei voti. Il presidente sembra tutt’altro che intenzionato a lasciare il potere e oggi i magistrati legati a lui hanno emesso un mandato di arresto per il candidato dell’opposizione Gonzalez Urrutia, accusato di insistere di aver vinto le elezioni.

A rendere più amaro il ‘Natale‘ di Maduro è il rapporto pubblicato dall’ong Human Right Watch. L’organizzazione ha detto che ci sono stati almeno 24 omicidi politici dopo le elezioni dello scorso 28 luglio. Undici delitti sono stati verificati anche se i parenti delle vittime non hanno voluto parlare per paura di ritorsioni da parte del governo. Sono invece 2400 le persone detenute durante le proteste.

Anche Foro Penal, un’organizzazione che si occupa di prigionieri politici, ha registrato più di 1580 detenuti dal 29 luglio, tra cui 114 adolescenti. Le accuse sono di ‘terrorismo‘, ‘resistenza all’autorità‘ e ‘terrorismo‘.