Un’ora e mezza di colloquio a Palazzo Chigi per sancire ciò che, ormai, sembrava inevitabile. Alla fine, però, le attese dimissioni di Gennaro Sangiuliano dal ministero della Cultura per l’ormai ben noto caso di Maria Rosaria Boccia non sono arrivate.
Non cede, dunque, il ministro. Né alle pressioni delle opposizioni né all’imbarazzo di una situazione che, con il passare dei giorni, si è fatta sempre più spinosa, arrivando a mettere in difficoltà la stessa presidente del Consiglio.
Sangiuliano, niente dimissioni dopo il colloquio con Meloni a Palazzo Chigi: “Ribadite le mie affermazioni”
Le dimissioni erano, infatti, date quasi per scontate dagli ambienti vicini alla maggioranza. Il fatto che l’incontro a Palazzo Chigi con la presidente Meloni sia durato 90 minuti sembrava, poi, un’ulteriore conferma della gravità della situazione e del ‘redde rationem’ che ne sarebbe conseguito.
Invece, al termine del colloquio, è una nota ufficiale del Ministero della Cultura sottoscritta dallo stesso Sangiuliano a fugare ogni dubbio. In essa, il titolare del dicastero sostiene, infatti, di aver ribadito alla presidente del Consiglio quanto da lui già sostenuto nella lettera pubblicata stamane dal quotidiano ‘La Stampa’. In particolare, Sangiuliano sottolinea come “mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia“.
Inoltre, il ministro ci tiene a precisare nuovamente come Boccia “non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata“ relativi all’organizzazione del G7 Cultura.
Ma sul caso Boccia i nodi da sciogliere restano
Su entrambe le questioni la stessa Meloni si era esposta in prima persona ieri sera, intervistata su Rete 4 da Paolo Del Debbio, difendendo pubblicamente il suo ministro.
Un’esposizione arrivata al termine di giorni nei quali Sangiuliano era stato preso d’assedio dopo lo scoppio del caso Boccia, a seguito dell’annuncio di quest’ultima su Instagram della sua nomina a consigliera del ministero. La secca smentita dal dicastero aveva scatenato la ‘rappresaglia’ della donna, che sui social aveva pubblicato documenti e foto che certificavano la nomina.
Tra questi, in particolare, una mail ricevuta da Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei, contenente dettagli sull’organizzazione del G7 Cultura previsto a Pompei dal 19 al 21 settembre. A quale titolo Maria Rosaria Boccia era destinataria di un documento così rilevante? A partire da questa domanda si erano mosse le opposizioni, con Partito democratico e Italia viva che hanno annunciato una mozione di sfiducia al ministro.
L’incontro di oggi può aver, dunque, sistemato (per il momento…) le cose all’interno dell’esecutivo. Ma il caso è tutt’altro che chiuso.