Le proteste contro il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu sono proseguite nella notte di oggi 3 settembre 2024. Migliaia di cittadini, dopo lo sciopero generale organizzato ieri dal sindacato Histadrut, si è recata sotto la casa del premier ribadendo a gran voce di trovare un accordo con Hamas per il cessate il fuoco e di riportare a casa gli ostaggi israeliani rimasti nella Striscia di Gaza.

Le forze dell’ordine hanno cercato di disperdere i manifestanti che si sono opposti rendendo necessario l’uso della forza. Nei video diffusi dai quotidiani israeliani è possibile vedere la polizia arrestare diversi dissidenti. Tra le persone aggredite c’è anche un reporter del noto sito d’informazione Times of Israel.

Proteste in Israele contro Netanyahu oggi 3 settembre 2024

Manganellate, pugni e mani alla gola. Non c’è solo il premier Netanyahu sotto i riflettori internazionali ma anche le forze dell’ordine israeliane che hanno disperso i manifestanti nella notte di oggi. Già nella mattinata di ieri si sono tenute in tutto il Paese imponenti proteste per chiedere di lavorare ad un accordo per il rilascio degli ostaggi e per il cessate il fuoco, manifestazioni che sono proseguite nella notte sotto casa del premier Netanyahu a Gerusalemme.

Secondo quanto è stato riportato dai giornali israeliani, nella serata si sono radunate migliaia di persone sotto l’abitazione del primo ministro. La polizia è riuscita a reprimere la protesta e una decina di manifestanti sono stati arrestati. Si contano diversi feriti, tra questi c’è anche un giornalista del Times of Israel che è stato afferrato alla gola da un agente in assetto antisommossa e spinto per oltre trenta metri nonostante avesse specificato di essere un reporter.

Le manifestazioni sono andate avanti dopo gli scontri

La violenza delle forze dell’ordine non ha destabilizzato i presenti. Molti dimostranti hanno suonato i clacson in tutto il quartiere di Rehavia e sulle strade vicine alla residenza di Netanyahu. I manifestanti trasportavano barelle e cartelli con i ritratti degli ostaggi facendo cori contro il primo ministro accusato di non voler trovare un accordo per continuare a mantenere il potere.

Netanyahu ha ribadito nel corso dei negoziati di Doha e del Cairo degli scorsi giorni di non voler prendere in considerazione alcun accordo che richieda il ritiro delle truppe dal corridoio Filadelfia. Le richieste israeliane hanno fortemente rallentato la buona riuscita delle trattative prolungando il conflitto.

I parenti degli ostaggi in prima fila

In prima fila nelle manifestazioni contro il premier di oggi ci sono i parenti degli ostaggi. L’Hostages Families Forum ha detto nel corso di una conferenza stampa che Netanyahu non è intenzionato a liberare gli ostaggi presenti nella Striscia di Gaza. Il discorso tenuto nella giornata di ieri dal primo ministro è stato indicato come ‘menzognero’ dai rappresentanti dell’Hff.

Secondo il gruppo che riunisce i famigliari degli ostaggi la maggior parte del popolo israeliano sostiene il ritorno degli ostaggi e non darà una mano “alla negligenza del criminale Netanyahu“. Nel corso della conferenza stampa, il rappresentante dell’Hff ha ribadito:

“La lotta per la restituzione degli ostaggi sarà intensificata e amplificata finché l’ultimo degli ostaggi non tornerà a casa: i vivi per la riabilitazione e i morti per una degna sepoltura”

A che punto sono gli accordi?

Mentre il premier mantiene la sua posizione sull’occupazione militare del corridoio di Filadelfia anche all’interno della Knesset aumentano gli oppositori. Il leader del partito ultraortodosso Shas, Aryeh Deri, uno degli alleati di Netanyahu, ha criticato il voto del gabinetto di sicurezza promosso dal premier per il mantenimento del controllo militare del corridoio di Filadelfia a prescindere da quale accordo sarà raggiunto con Hamas. Secondo l’emittente statunitense Cnn con il discorso tenuto ieri sera da Netanyahu gli accordi potrebbero concludersi con un nulla di fatto. Il premier nella giornata di oggi si è scagliato contro la decisione della Gran Bretagna di non inviare più armi ad Israele definendola “vergognosa“.

Nel frattempo si torna, seppur con cautela, a parlare della riforma della giustizia che un anno fa ha diviso il Paese. Il presidente israeliano Herzog ha invitato i membri della Knesset a non rilanciare il disegno di legge in un momento così fragile per il Paese.