Il presidente russo, Vladimir Putin, è atterrato in Mongolia. Questa è la sua prima visita in un paese firmatario dello Statuto di Roma da quando la Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso un mandato d’arresto contro di lui e Maria Alekseyevna Lvova-Belova. Con questo viaggio, Putin sfida ancora una volta l’Occidente, senza apparenti conseguenze.

La Mongolia non arresta Putin nonostante il mandato d’arresto della Cpi

Nel marzo 2023, la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto per Vladimir Putin e la commissaria per i diritti dell’infanzia, Maria Alekseyevna Lvova-Belova, accusandoli del trasferimento illegale di bambini dall’Ucraina alla Russia. Un anno e mezzo dopo, oggi, il presidente russo ha intrapreso una visita ufficiale in Mongolia. Il presidente russo è stato invitato in Mongolia per partecipare alle celebrazioni dell’85esimo anniversario della vittoria delle truppe russe e mongole contro il Giappone. Questo evento commemorativo sottolinea i legami storici tra i due paesi e il loro passato comune.

La comunità internazionale ha osservato attentamente questa nazione strategicamente situata tra Russia e Cina, che avrebbe potuto arrestare il leader russo in base al mandato della Cpi. L’Ucraina e l’Unione Europea hanno ripetutamente esortato l’amministrazione mongola a eseguire il mandato della Cpi. In quanto stato firmatario dello Statuto di Roma, la Mongolia è obbligata a cooperare. Tuttavia, nonostante queste pressioni, Vladimir Putin è arrivato in Mongolia martedì 3 settembre per una serie di incontri con il presidente Khurelsukh Ukhnaa e altri alti funzionari, e continuerà a rimanere un uomo libero.

La decisione di Ulan Bator di non eseguire il mandato della Cpi contro Putin era ampiamente prevedibile. La Russia è un partner strategico della Mongolia sin dalla Rivoluzione democratica del 1990, con investimenti significativi in vari settori economici e un ruolo cruciale nella sicurezza energetica del paese. Inoltre, Mosca ha in programma la costruzione di un nuovo gasdotto che attraverserà la Mongolia per raggiungere la Cina, un progetto che potrebbe migliorare ulteriormente la fornitura di gas alla nazione mongola.

Cosa succederà ora?

Dopo l’emissione del mandato d’arresto, il leader russo ha evitato numerosi impegni internazionali, come l’incontro dei BRICS in Sudafrica lo scorso anno. Lo Statuto di Roma impone agli stati firmatari l’obbligo di eseguire i mandati d’arresto, ma la Corte penale internazionale non dispone di mezzi propri per farlo, dovendo quindi fare affidamento sulla cooperazione dei singoli paesi aderenti.

Molti stati esitano ad arrestare un capo di stato in carica, complicando l’applicazione di tali mandati. In questo contesto, la Cpi potrebbe deferire il caso all’Assemblea degli Stati Parte, ma questo processo non prevede né incriminazioni né sanzioni dirette contro il paese che non ha rispettato il mandato.

In un caso simile, nel 2015, il Sudafrica non aveva arrestato l’ex presidente sudanese Omar al-Bashir, ricercato per crimini contro l’umanità. Due anni dopo, la Corte penale internazionale ha deciso di non deferire il paese per la mancata esecuzione del mandato.