Certo, non è in nessun modo paragonabile ai quasi 33 anni vissuti da innocente in carcere, ma Beniamino Zuncheddu, il pastore sardo oggi 60enne ingiustamente accusato di un triplice omicidio il 28 febbraio 1991, per essere risarcito dallo Stato per ingiusta detenzione, ora deve prepararsi a vivere un’altra battaglia. A Tag24.it il perché e il per come lo spiega il suo avvocato, Mauro Trogu, con il quale ha scritto un libro dal titolo più che mai significativo: “Io sono innocente, storia di un uomo incarcerato ingiustamente 33 anni e dell’avvocato che ha lottato per la sua libertà” (De Agostini edizioni).

Zuncheddu: dopo 33 anni di carcere è una battaglia anche il risarcimento per ingiusta detenzione

Mauro Trogu, l’avvocato di Beniamino Zuncheddu, oggi ha 44 anni. Quando sposò la causa di Beniamino Zuncheddu era un giovane professionista di 36. “Ancora oggi non so cosa mi spinse a farlo”, confida a Tag24.it. Sta di fatto che, ottenuta la scarcerazione del suo assistito, ora, si prepara a un’altra battaglia: quella del risarcimento. In Italia, solo negli ultimi cinque anni, sono state risarcite per ingiusta detenzione ben 4368 persone, oltre il 70% di chi ne ha fatto richiesta.

D Avvocato, la pratica è avviata anche per Zuncheddu?

R “Sì, certo”.

D A quanto ammonta il risarcimento che avete chiesto?

R “Lo sta calcolando un gruppo di consulenti cui abbiamo dato l’incarico”.

D Quanto tempo hanno chiesto?

R “Qualche settimana, li abbiamo incaricati poco prima delle ferie”.

D E’ un lavoro difficile?

R “E’ un lavoro importante: sulla sua base, faremo la domanda di risarcimento presso la Corte di Appello di Roma”.

D Dopodiché?

R “E’ possibile che la Corte nomini anche dei suoi periti per verificare la giustezza del calcolo effettuato”.

D Ma avete un’idea di quanto potrà essere il risarcimento?

R “In realtà no. Perché ho visto la casistica e non restituisce dati uniformi. Nel senso: non sempre corrisponde alla durata della detenzione. I criteri variano, è difficile fare una previsione”.

La denuncia dei ritardi della politica: “Finora, solo provvedimenti tappabuchi”

D La condizione delle carceri in cui Zuncheddu è stato rinchiuso l’avete denunciata anche in udienza da Papa Francesco. Ha costituito uno degli argomenti principi della politica italiana nell’estate 2024. Ma si sono fatti passi in avanti?

R “I provvedimenti adottati finora sono assolutamente insufficienti e insoddisfacenti. La realtà è che il mondo delle carceri andrebbe modificato radicalmente: non bastano interventi tappabuchi”.

D Cosa servirebbe?

R “Un generale ripensamento del carcere, di come debba essere e di chi debba starci. Oggi il problema è poliedrico”.

D In che senso?

R “Il problema deve essere affrontato sotto più aspetti. La maggioranza delle carceri è inadeguata dal punto di vista architettonico, tanto per iniziare. E poi abbiamo una popolazione carceraria con caratteristiche spesso non compatibili con la vita che si fa lì dentro”.

D A chi si riferisce?

R “Mi riferisco ai tossicodipendenti e ai malati psichiatrici. Ma, in generale, per migliorare le condizioni delle carceri, servirebbero riforme coraggiose e investimenti economici importanti”.

D Invece?

R “Invece, si continuano a fare piccoli interventini con la speranza di ridurre la popolazione carceraria. E’ un pò la storia dei pannicelli caldi”.

Le dichiarazioni del presidente dell’Associazione nazionale magistrati: “Il carcere deve perdere centralità”

D Si rincorre l’emergenza. Ma proprio oggi, 2 settembre 2024, il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha dichiarato che il carcere deve perdere centralità nel nostro sistema detentivo: meglio le misure alternative. E’ d’accordo?

R “Assolutamente sì: sono le statistiche che lo dicono. Chi sconta la pena in misura alternativa ha un tasso di recidiva molto più basso. Questo significa che il carcere non genera cittadini migliori, ma criminali che tornano a delinquere”.

D Ancora un Santalucia di giornata: “Lo stesso numero di suicidi in carcere è la spia più evidente di una situazione che il ministro Carlo Nordio sembra non voler guardare in faccia”.

R “Nel 2024 il numero dei suicidi, a metà anno, ha già superato quello dell’intero 2023”.

Il rifiuto di Zuncheddu di testimoniare la sua storia all’interno delle carceri

D Al di là del libro, ne parla con Beniamino?

R “Beniamino ha un ricordo del carcere veramente drammatico. Dei 32 anni e mezzo trascorsi in stato di detenzione, più di dieci li ha vissuti in condizioni inumane e degradanti già accertate con un provvedimento dal magistrato di Sorveglianza di Cagliari”.

D Come?

R “In celle sovraffollate, senza bagni riservati, senza acqua calda. Condizioni che lui ricorda come un incubo, tant’è che quando ora gli propongono di andare a fare qualche visita in carcere per portare un pò di conforto ai detenuti, si rifiuta: non ce la fa a varcare di nuovo quella soglia. Anche solo per un’ora”.

D Un incubo.

R “Ha detto che in carcere non vuole più metterci piede, per nessuna ragione”.

Le presentazioni del libro “Io sono innocente”

D Per lui, anche sotto l’aspetto psicologico, meglio parlare delle condizioni delle carceri in occasione delle presentazioni del libro.

R “Ne stiamo facendo tante”.

D Chi vi chiama?

R “Sia addetti ai lavori che associazioni, in tutt’Italia: stiamo girando tutta la Sardegna, da nord a sud. E prossimamente, in penisola, saremo a Milano, La Spezia, Bari e Napoli. Il libro sta suscitando molto interesse”.

D Visto che parlano tanto di carcere, c’è un partito che vi sta coinvolgendo in maniera particolare?

R “La battaglia del processo di revisione di Beniamino Zuncheddu è stata sposata soltanto dal Partito Radicale di Maurizio Turco e Irene Testa. Loro si sono battuti per far conoscere il caso ai più. Altrimenti, non ci saremmo riusciti. Ma a luglio abbiamo presentato il libro alla Camera dei deputati grazie a Enrico Costa di Azione”.

D A 36 anni cosa la mosse per far riaprire il caso?

R “Ancora non lo capisco bene. Sicuramente la fiducia nella giustizia, anche se la battaglia me la aspettavo più facile”.

D Non è stato così, fino alla fine.

R “E’ stato molto complicato far venire a galla la verità: solo da quando sono intervenuto io, quattro anni di indagini difensive, altri quattro di processo di revisione”.

D Cosa gli ha insegnato il caso-Zuncheddu?

R “Mi ha fatto scoprire che per fortuna ci sono ancora dei magistrati che lavorano in silenzio con l’unico scopo di applicare le leggi”.