Lo sport ha avuto un impatto enorme sulla mia relazione con il mio “nuovo” corpo e le mie cicatrici, facendomi scoprire quanto possa essere sorprendente un corpo trasformato. Come potrei non amarlo? Veronica Yoko Plebani rappresenta un esempio di coraggio, forza, determinazione e ottimismo. Questa giovane atleta, che ha ottenuto la medaglia di bronzo alle recenti Paralimpiadi di Tokyo, ha affrontato la sua malattia grazie alla sua straordinaria forza di volontà e, ovviamente, allo sport. Le sue cicatrici oggi raccontano la storia di una giovane donna che affronta la vita con impegno, contribuendo attivamente alle cause sociali, inclusa l’accettazione del proprio corpo in tutte le sue forme.
Che malattia ha Veronica Yoko Plebani?
Veronica Yoko Plebani, nasce il 1 marzo 1996 a Gavardo, in provincia di Brescia. Fin da piccola si dedica a diverse attività sportive, tra cui danza, ginnastica artistica, atletica e snowboard.
Il 27 aprile 2011, a soli 15 anni, la vita di Veronica viene sconvolta da una meningite fulminante batterica di tipo C. Dopo essere stata immediatamente ricoverata e trattata in condizioni gravi, la giovane riesce a superare il lungo ricovero e a tornare a casa. Pochi mesi dopo le dimissioni, Veronica arriva a New York per assistere alla maratona, evento a cui partecipa anche suo padre. È in quel momento che si rende conto del legame indissolubile con lo sport e decide che è ciò che vuole perseguire nella sua vita.
Il documentario “Corpo a Corpo”
Con una personalità forte e determinata, Veronica affronta le conseguenze della meningite con lo spirito di una vera sportiva e inizia a dedicarsi seriamente alla canoa e allo snowboard. Con grande impegno e determinazione, sostenuta dai genitori, riesce a riconquistare la sua vita e a rinascere. La sua storia di rinascita è raccontata nel documentario “Corpo a Corpo”, diretto da Maria Iovine. La regista non si è focalizzata sulla malattia o sulla figura di Veronica come eroina, ma ha voluto esplorare e far scoprire chi è Veronica oggi, al di là della narrazione eroica del sopravvissuto e dell’atleta che raggiunge i suoi obiettivi con impegno.
Il film non solo narra il cammino che ha portato alla vittoria di Tokyo, ma invita anche a riflettere sul cambiamento necessario nell’approccio verso l’immagine della donna.
“Quando mi sono ammalata di meningite, ho visto il mio corpo distruggersi e poi guarire. La guarigione è stata una forma di libertà. Non mi interessava se il corpo fosse segnato dalla malattia, era guarito e questo era ciò che contava. Potevo vivere e il resto era secondario.”
Con queste parole, Veronica celebra la sua rinascita e, mostrando anche il suo corpo su Instagram, dove conta quasi 80 mila follower, diventa una voce importante nella body positivity. La giovane atleta ama il suo corpo e non ha timore di affermarlo, ispirando chi ha difficoltà ad accettarsi. Le sue cicatrici fanno parte della sua storia di dolore e soddisfazioni, in particolare sportive. Il suo impegno si estende anche alle battaglie per i diritti di genere, dei diritti delle atlete e per l’accettazione di ogni aspetto del corpo.
Veronica Yoko Plebani e lo sport
Oggi Veronica Yoko Plebani è un’atleta paralimpica. Il suo profondo legame con lo sport le ha permesso di superare ostacoli enormi e di continuare a perseguire i suoi sogni. Ha partecipato alle Paralimpiadi di Rio nel 2016 con la canoa e ha scoperto il triathlon, che l’ha affascinata. Nel 2021, ha festeggiato la medaglia di bronzo nel triathlon alle Paralimpiadi di Tokyo, competizione nella classe PTS2, una disciplina particolarmente impegnativa per chi, come lei, era stata avvertita che non avrebbe più potuto camminare. Per tre anni ha corso con dolore a causa dei tutori, ma in quella sofferenza ha trovato la motivazione per andare avanti. Finalmente, con le protesi adeguate, è riuscita a completare il triathlon, concludendo i 5 chilometri di corsa dopo 750 metri di nuoto e 20 chilometri in bici, conquistando così il terzo posto nella capitale giapponese.
L’impegno per la vacciazione
Veronica Yoko Plebani ha ricoperto un ruolo importante come volto e testimonial in numerose campagne di sensibilizzazione vaccinale, in particolare contro la meningite fulminante.