La pressione su Benjamin Netanyahu sta raggiungendo livelli critici. Le proteste sono scoppiate in tutta Israele dopo il ritrovamento dei corpi di altri sei ostaggi. Mentre gli sforzi per raggiungere un accordo tra le parti continuano, i manifestanti accusano il primo ministro di non fare abbastanza per garantire la liberazione di quanti si trovano ancora nelle mani di Hamas. La frustrazione cresce a ogni giorno che passa senza risultati tangibili. Nella mattina di lunedì 2 settembre, è iniziato uno sciopero nazionale indetto dal più grande sindacato del paese. La furia dei cittadini sembra inarrestabile, con molti che chiedono con insistenza un cambiamento nelle strategie del governo e una maggiore attenzione alle vite degli.
Ritrovati i corpi di sei ostaggi: scoppia una protesta di massa e uno sciopero generale in Israele
Le forze armate israeliane hanno recuperato, nei tunnel di Gaza, i corpi di sei giovani ostaggi, due donne e quattro uomini, presi ostaggi da Hamas nel sud della Striscia. La notizia ha suscitato indignazione a livello nazionale scatenando un’ondata di proteste contro il premier Netanyahu a partire da sabato 31 agosto.
Migliaia di persone sono scese in strada domenica 1 settembre in diverse città israeliane. A Gerusalemme, una vasta massa di manifestanti si è riunita davanti all’ufficio del premier, esprimendo il proprio dissenso. Le proteste, pur rimanendo per lo più pacifiche, hanno visto la folla superare le barriere della polizia, bloccando una delle principali autostrade di Tel Aviv.
I manifestanti sostengono che il governo israeliano non faccia abbastanza per saldare un accordo che preveda il ritorno degli ostaggi presi da Hamas. Un nuovo round di colloqui è iniziato lo scorso 15 agosto ma finora non ha portato a progressi significativi verso una tregua. Hamas non ha partecipato direttamente ai negoziati e ha invece dichiarato il suo sostegno alla proposta avanzata da Joe Biden il 31 maggio. Israele ha preso parte ai negoziati a Doha e al Cairo, ma la proposta emersa da questi colloqui è stata contestata da Hamas, poiché prevede il mantenimento della presenza delle forze israeliane nel Corridoio di Filadelfia, una striscia di territorio che separa Gaza dall’Egitto.
The Washington Post riferisce, citando un alto funzionario dell’amministrazione Biden, che i mediatori, Stati Uniti, Qatar e Egitto, hanno discusso un possibile quadro finale per un accordo. Se le parti coinvolte non accettassero la proposta, ciò potrebbe segnare la fine degli sforzi di tregua guidati dagli Usa.
Al via lo sciopero generale
È iniziato lo sciopero indetto dal sindacato Histadrut, con l’obiettivo di aumentare la pressione sul governo affinché si impegni a trovare un accordo per il rilascio degli ostaggi. A Tel Aviv, l’aeroporto internazionale ha sospeso per due ore, dalle 8 del mattino, sia le partenze che gli arrivi dei voli. Secondo quanto riportato da The Times of Israel, anche le principali compagnie di autobus e alcune linee della metropolitana leggera hanno aderito allo sciopero. Il quotidiano israeliano sottolinea che non è ancora chiaro se l’azione sindacale si estenderà anche nei prossimi giorni.