La scelta è stata fatta. Il nuovo leader di Hamas, l’organizzazione terroristica di stampo e nome palestinese, è Yahya Sinwar. E’ lui il nuovo leader di Hamas dopo la morte di Ismail Haniyeh che è stato ucciso a Teheran in maniera mirata dalle forze dell’esercito israeliano. E a comunicarlo è lo stesso gruppo di Hamas, dopo che per tutta la giornata si sono rincorse voci e smentite. Una scelta chiara e decisa, perché si tratta di “un messaggio forte all’occupante che Hamas sta continuando sulla via della resistenza“.
E pensare che erano arrivati a tutta una serie di nomi e di smentite. All’inizio, a quanto riportano le cronache dal Medio Oriente, Al Arabiya tira fuori e fa girare il nome di Muhammad Ismail Darwish, una di quelle figure di cui non si conoscono volto e parole, visto che non ha mai parlato e detto una sola parola su ogni situazione. Secondo i beni informati sarebbe stato perfino Sinwar a sceglierlo perché è un uomo molto vicino a Teheran e alla Siria, ed è quello che fanno capire fonti tirate fuori dalla tv saudita. Ma passano poche ore e arriva subito la smentita.
Medio Oriente, il nuovo leader di Hamas è la mente del 7 ottobre: un messaggio chiaro
Così a poche ore da quel comunicato che poco aveva di vero, ecco che arriva il nome che tutti quanti temevano, ovvero quello di Sinwar, l’uomo che tutto vede e sa. E’ lui il capo, colui che aveva studiato e architettato l’assalto del 7 ottobre. Il giorno dove tutto questo orrore è cominciato.
La sua è una nomina che fa capire come sia praticamente impossibile un cessate il fuoco per la Striscia e sulla stabilità di tutta della regione. Una scelta che quasi toglie ogni speranza a chi ancora prova a vedere spiragli di luce in giorni totalmente bui e senza senso, dove muoiono innocenti senza un motivo. Sinwar, per capirci, è quello che viene nominato il “macellaio” del 7 ottobre, l’uomo che dice che tutti i palestinesi devono sacrificarsi per la causa, la persona che dai tunnel di Gaza e dal campo diventa il capo politico del gruppo terroristico. E si mette a fare da guida.
E’ un messaggio chiaro a Benjamin Netanyahu che lo ha definito «un morto che cammina»: ora la sopravvivenza di Sinwar diventa la sopravvivenza del gruppo mentre tramonta l’ipotesi che la sua testa possa essere moneta di scambio sul tavolo delle trattative. E non importa che l’Idf reagisca alla sua nomina dicendo che «per lui c’è un solo posto ed è accanto a Mohammad Deif», ucciso a Gaza il 13 luglio.
Per Sinwar, ritenuto da Israele il responsabile numero uno dell’attacco del 7 ottobre, ci sono tanti soprannomi e termini che fanno capire bene di chi si sta parlando. E si va da carismatico a criminale a influente e perfino resiliente.