È giallo a Paderno Dugnano, nel Milanese, su quanto accaduto a padre, madre e figlio 12enne, trovati morti – con evidenti ferite di arma da taglio – nella loro villetta di via Anzio 33. A dare l’allarme, la scorsa notte, il primogenito della coppia, di 17 anni. Ecco cosa ne sappiamo.

Strage a Paderno Dugnano: madre, padre e figlio trovati morti in casa. Si indaga per ricostruire cosa è successo

“Ho ucciso mio papà, venite”. Queste le parole che il ragazzo avrebbe usato parlando con i soccorritori. Stando alla sua versione dei fatti, la scorsa notte, entrando in camera del fratello, si sarebbe accorto che il padre, Fabio Chiarioni, aveva ucciso sia lui che la madre, Daniela Albano, con un coltello, e avrebbe quindi impugnato la lama, uccidendolo.

A riportarlo è Il Corriere della Sera, secondo cui gli investigatori lo starebbero ancora ascoltando. L’obiettivo? Capire se abbia raccontato la verità. Sul corpo non presenterebbe segni di colluttazione.

Questa mattina intorno alle cinque, quando sono rientrato, ho visto macchine di carabinieri e investigatori in borghese. All’uscita del vialetto che porta alla casa in cui è avvenuta la tragedia c’era un coltello vicino al marciapiede – ha spiegato, sempre al Corriere, un vicino di casa – . Ho capito che era successo qualcosa di grave.

Riferendosi al 17enne ha poi detto che è “un ragazzo normalissimo”.

Chi erano le vittime

Il procuratore di Monza, Claudio Gittardi, ha fatto sapere che a subire l’aggressione più feroce sarebbe stato il 12enne, di nome Lorenzo. I carabinieri hanno trovato il suo corpo senza vita accanto a quello dei genitori, nella sua stanza da letto.

Fabio Chiarioni, 51 anni, lavorava come costruttore edile; la moglie, Daniela Albano, 48 anni, gestiva invece un negozio di intimo e costumi in città. Entrambi erano molto conosciuti. Sembra che fossero sposati dal 2005. E che, prima di morire, avessero preso parte a una festa per il compleanno dell’uomo.

Se la versione del 17enne dovesse essere vera, bisognerebbe capire perché, subito dopo, il 51enne abbia deciso di scagliarsi con violenza contro i familiari, risparmiando proprio il primogenito.

Una vicenda che ne riporta alla mente un’altra

La loro vicenda riporterà alla mente di qualcuno quella di Martino Benzi, l’ingegnere di Alessandria che uccise la moglie Monica Berta, il figlio Matteo e la suocera Carla Schiffo per poi togliersi a sua volta la vita.

Sembra che avesse accumulato ingenti debiti con il fisco e che non sapesse come estinguirli. La mattina del 27 settembre, attorno alle 10.30, si presentò in Piazza Divina Provvidenza, dove ha sede la casa di riposo di cui la suocera era ospite e chiese di poterla accompagnare in giardino.

A un certo punto, approfittando della distrazione degli operatori di turno, estrasse dalla sua tasca un rasoio e la ferì mortalmente. Poi, con un coltello, si uccise. I soccorritori non poterono fare niente. Cercando di risalire alle sue generalità, gli controllorano le tasche e trovarono un biglietto scritto a mano con poche, scioccanti parole:

Andate a casa, troverete i cadaveri di mia moglie e di mio figlio.

Prima di uscire, aveva accoltellato anche loro. Sul tavolo della cucina aveva lasciato un altro biglietto. Diceva: “Sono rovinato”. È probabile, secondo gli inquirenti, che si sia sentito messo alle strette e che, invece di parlare con i familiari dei suoi problemi, già alle prese con gli straschici di una brutta malattia avuta dalla moglie, abbia preferito mettere fine a ogni cosa.