Il presidente russo, Vladimir Putin, visiterà la Mongolia martedì 3 settembre. Si tratta della prima volta che Putin si reca in un paese che è membro della Corte penale internazionale dopo l’emissione del mandato d’arresto nei suoi confronti. Nonostante il rischio concreto di arresto, è probabile che Ulan Bator rimanga leale a Mosca, ma la visita solleva interrogativi su quale posizione prenderà il governo mongolo.
La visita di Vladimir Putin in Mongolia
Vladimir Putin è atteso in Mongolia il 3 settembre in occasione dell’85esimo anniversario della vittoria congiunta Mongolia-Russia contro il Giappone imperiale nel 1939. Questo paese dell’Asia orientale, incastonato tra Russia e Cina, ha storicamente mantenuto stretti legami con Mosca. Tuttavia, negli ultimi anni, Ulan Bator ha ampliato le sue relazioni diplomatiche con paesi occidentali come Stati Uniti e Corea del Sud, senza suscitare preoccupazioni tra i suoi alleati regionali. I leader di Germania, Regno Unito e Francia hanno visitato la Mongolia, rafforzando ulteriormente la sua posizione diplomatica.
Nel corso degli anni, il Cremlino ha realizzato diversi investimenti economici in Mongolia, promuovendo anche accordi trilaterali che coinvolgono la Cina. Ulan Bator mira a diversificare ulteriormente gli investimenti russi in settori energetici e infrastrutturali, cercando al contempo di mantenere buoni rapporti con altri partner globali, in particolare per quanto riguarda le fonti energetiche alternative. La visita di Putin avverrà quindi in un contesto diplomatico complesso, dove la Mongolia dovrà bilanciare i suoi legami storici con la Russia e le relazioni crescenti con altri attori internazionali. Inoltre, la sicurezza energetica della Mongolia è strettamente legata alla Russia, che fornisce la maggior parte dei suoi prodotti petroliferi. La dipendenza dal carburante russo è cruciale per il trasporto.
Il mandato d’arresto della Cpi
Nel marzo 2023, la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati d’arresto per Vladimir Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova, la commissaria russa per i diritti dell’infanzia. Questa decisione è legata alla deportazione forzata di bambini dall’Ucraina alla Russia, un crimine riconosciuto dallo Statuto di Roma, il trattato fondativo della Cpi. Sebbene la Russia fosse originariamente firmataria dello Statuto, ha cessato di riconoscere la giurisdizione della Corte nel 2016. L’Ucraina, pur non essendo uno Stato membro, ha accettato la giurisdizione della Cpi per indagare sui crimini di guerra commessi sul suo territorio, permettendo così all’organo giudiziario internazionale di avviare indagini e procedimenti relativi al conflitto in corso.
Secondo lo Statuto, tutti i 124 Stati membri sono obbligati a eseguire il mandato d’arresto internazionale emesso contro Vladimir Putin se il leader russo dovesse mettere piede sul loro territorio. Kiev ha esortato la Mongolia ad arrestare Putin al suo arrivo previsto per il 3 settembre.
La Mongolia arresterà Putin?
La Corte penale internazionale non dispone di una propria forza di polizia e deve quindi fare affidamento sulla cooperazione dei suoi Stati membri per l’esecuzione dei mandati di arresto. Senza questa collaborazione, l’attuazione delle decisioni della Corte risulta notevolmente limitata.