Il vertice del governo di oggi, 30 agosto 2024, al capitolo pensioni farà registrare le novità e i dossier più attesi. Ma quali cambiamenti emergeranno sulle misure da confermare o da adottare nella legge di Bilancio 2025?
Da questo punto di vista si può dire che la maggioranza procede in ordine sparso, tra la pressante richiesta della quota 41 – che, in ogni modo, non sarà la “quota 41 per tutti” – e l’esortazione ad aumentare gli importi dei trattamenti minimi come chiede Antonio Tajani di Forza Italia.
Di mezzo, ci sono tre misure “ponte” che dovranno essere confermate per l’ennesimo anno. Si tratta della ormai ultradecennale opzione donna, dell’Ape sociale (in vigore dal 2017) e della più recente quota 103, attesa al terzo anno di fila e probabilmente confermata per via del basso impatto sui conti pubblici.
In più, dalla Manovra 2025 dovrebbero fare il loro esordio alcune novità assolute, soprattutto in riferimento alla previdenza delle giovani generazioni chiamate a partecipare alla propria pensione mediante il collocamento di almeno una buona parte del proprio Trattamento di fine rapporto (Tfr) nei fondi pensione.
Pensioni novità di oggi, 30 agosto 2024: quota 41 si farà?
Qualche speranza in più c’è sulla possibilità che il governo adotti quota 41, la formula di pensione anticipata cavallo di battaglia da anni della Lega di Matteo Salvini. Ma si tratterà di una misura depotenziata, di certo non la “quota 41 per tutti” richiesta della platea interessata, senza vincoli di uscita.
Per tutte le misure che comporranno il quadro delle uscite anticipate dal 1° gennaio 2025 – tra nuove e confermate – il denominatore comune è quello del ricalcolo della pensione con il sistema contributivo puro. Ciò vuol dire che le platee di lavoratori prossimi alla pensione, con contributi versati nel sistema misto e per questo più “pesanti” per l’importo della futura pensione, dovranno accettare il ricalcolo meno vantaggioso del contributivo puro in cambio dell’uscita prima dal lavoro.
Un prezzo da pagare già imposto ai quota 103 del 2024 che, seppure in numero inferiore di domande effettivamente pervenute all’Inps dal 1° gennaio scorso rispetto alle attese, hanno dovuto accettare il ricalcolo della pensione e tutti gli altri vincoli di trattamento mensile.
Quanto conviene quota 41 con il ricalcolo per chi avrebbe la pensione con il sistema misto?
La quota 41 che potrebbe emergere dalla maggioranza per il 2025 è una misura che avrebbe due paletti importanti. Il primo è, per l’appunto, il ricalcolo contributivo della pensione; il secondo è l’anno di contributi da dimostrare di aver versato entro il compimento del 19esimo anno di età.
Non è detto che i due vincoli possano essere fatti valere contemporaneamente, ma il secondo paletto ammetterebbe alla misura i “veri” lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare nell’età dell’adolescenza e che lo possano certificare con i contributi effettivamente versati.
I due paletti, combinati o usati separatamente – qualora dovesse essere introdotta la quota 41 – ridurrebbero pertanto la platea degli interessati, tra scoraggiati dal ricalcolo contributivo e impossibilitati a dimostrare l’anno di versamento fino a 18 anni.
Tra le novità delle pensioni, anche quota 103, opzione donna e Ape sociale
Tra le misure in bilico, c’è sicuramente opzione donna, la misura di pensione anticipata che consente di uscire a 61 anni di età unitamente a 35 anni di contributi. Come per l’Ape sociale, anche per le lavoratrici serve la condizione personale di disagio dal punto di vista economico o sociale.
Infatti, alla domanda sono ammesse donne disoccupate, caregiver o invalide al 74% (per l’Ape social c’è anche la possibilità di uscita per i lavoratori impiegati in mansioni usuranti). Ma la conferma della misura dovrà fare i conti con l’andamento della stessa nel 2024. Negli ultimi due anni, infatti, le domande di opzione donna sono state nell’ordine delle pochissime migliaia. A seconda della lettura che si voglia dare ai numeri, le cifre modeste delle domande potrebbero essere lette come vantaggiose ai fini della conferma oppure come un fallimento della misura. I numeri bassi della quota 103, ad esempio, potrebbero indurre alla conferma della misura anche per il 2025 dato il basso impatto (minore delle attese) sui conti pubblici.
Quota 103 e Ape sociale, rimarranno nel 2025?
Lo stesso ragionamento si può fare per l’Ape sociale che, dal 1° gennaio 2024, ha visto aumentare sensibilmente l’età minima per la domanda da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. Anche in questo caso, il governo dovrà decidere tra la convenienza di lasciare un’opzione in più tra quelle di uscita anticipata e la spesa che comporta nella Manovra 2025.