Non ha detto no. Chi ha seguito Matteo Renzi alla Festa dell’Unità di Pesaro racconta che il leader di Italia Viva non ha dato affatto segnali di chiusura totale quando gli hanno posto davanti la questione del pegno per entrare a far parte del Campo largo: lasciare la giunta di centrodestra di Genova. Sta di fatto che nella stessa occasione, si è ragionato su una partita politica che prevede più mosse e coinvolge la giunta di Roma guidata dal sindaco del Partito Democratico Roberto Gualtieri.

Italia Viva lascia la giunta di Genova e entra in quella di Roma per il termovalorizzatore?

Come mai nella partita dell’accettazione di Italia Viva nel Campo largo spunta anche il governo della Capitale? Per capirlo, bisogna fare un passo indietro. Quest’estate, infatti, ha preso anima e corpo una nuova corrente interna del Pd. Si chiama Rete democratica e raggruppa il deputato romano Claudio Mancini, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il “grande vecchio” Goffredo Bettini, Andrea Orlando (il candidato in pectore del centrosinistra in Liguria), il deputato vicino a Elly Schlein Arturo Scotto, l’ex sindaco di Pesaro fresco europarlamentare (e futuro candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Marche?) Matteo Ricci. Insomma, un Correntone 2.0, di quelli che contano e pesano. Tanto da aprire le porte della Festa dell’Unità a Matteo Renzi (in cui ha ricevuto applausi, tra l’altro). E a fissare come ragione sociale un obiettivo alquanto ambizioso: mettere assieme Matteo Renzi e Giuseppe Conte perché il ragionamento che fanno gli accoliti è il seguente:

“Meglio parlare con Giuseppe Conte che con Beppe Grillo. O, peggio ancora, con Alessandro Di Battista”

La partita ligure

Sta di fatto che, per raggiungere quest’obiettivo, mettere Conte e Renzi assieme, quelli di Rete democratica sanno che bisogna partire dalla Liguria. Qui il Movimento Cinque Stelle e la sinistra chiedono che Renzi lasci la maggioranza di centrodestra del sindaco di Genova Marco Bucci. Ma la novità colta alla Festa dell’Unità di Pesaro è che Matteo Renzi sarebbe disposto alla penitenza. A patto, però, di avere voce in capitolo nella giunta di Roma, così da guadagnarci tutti: il Correntone che vedrebbe il suo Andrea Orlando con una coalizione più forte alle prossime elezioni regionali liguri. E Renzi che avrebbe un lasciapassare per inserire stabilmente la sua Italia Viva nel centrosinistra, come da suoi ultimi desiderata.

La partita romana

Ma per quale partita, in particolare, Italia Viva dovrebbe entrare in campo a Roma? Quella del termovalorizzatore. Roberto Gualtieri, eletto primo cittadino di Roma nel 2021, ha ben fissate nella sua agenda le priorità su cui deve concentrarsi nella seconda metà del suo mandato. Fino a dicembre, dovrà chiudere quanti più cantieri possibile per l’inizio del Giubileo. Ma, nell’ultimo anno e mezzo del suo primo mandato in Campidoglio, dovrà dedicarsi anima e corpo ai due progetti essenziali per cercare poi la ricandidatura e la riconferma: il sindaco, iscritto a Rete Democratica, dovrà incardinare lo stadio della Roma e il termovalorizzatore, appunto. E proprio per quest’ultimo, dati i mal di pancia dell’ala più estrema della sua coalizione, avrebbe bisogno di un aiuto dalla parte più riformista del centrosinistra. E si dà il caso che Italia Viva, in assemblea capitolina, è rappresentata da Valerio Casini e Francesca Leoncini. E due consiglieri (con un paio di prime pietre) valgono bene una messa con Matteo Renzi.