Il giorno della verità è oggi, 30 agosto 2024. Antonio Tajani, il leader di Forza Italia che ha trascorso l’estate a ripetere che vorrebbe riformare la legge sulla cittadinanza, si troverà faccia a faccia, in occasione del primo vertice di maggioranza della ripresa post-ferragostana, con la premier Giorgia Meloni e il segretario della Lega Matteo Salvini. E’ proprio con quest’ultimo, in particolare, che il ministro degli Esteri se la dovrà vedere se vuole davvero cominciare a passare dalle parole ai fatti. Salvini, infatti, nell’ambito governativo, è colui il quale più si oppone all’idea di riformare la legge basata sullo ius sanguinis. Il numero uno del Carroccio, tra l’altro, sostiene che la norma sulla cittadinanza in vigore varata nel 1992 già la concede assai generosamente. Ma è vero?

Ius scholae, il giorno della verità: Tajani contro Salvini

Quando oggi, in occasione del vertice di maggioranza, Matteo Salvini dirà ad Antonio Tajani che non vale la pena cambiare la legge sulla cittadinanza, giustificherà questa posizione dicendo che è già la più generosa nel concederla. A supporto di questa sua tesi, il leader della Lega porterà le statistiche di Eurostat del 2022: in effetti, certificano che in Italia sono state concesse 214 mila cittadinanze rispetto alle 182 mila spagnole, le 167 mila tedesche e le 114 mila francesi.

La contromossa di Tajani

Ma, a questi numeri, Antonio Tajani come potrebbe controbattere? Sottolineando che sono cifre che, in realtà, non fotografano bene la realtà. In Italia, infatti, meno di una cittadinanza su tre viene rilasciata a migranti originari di Paesi africani: la maggior parte premia le persone provenienti da altri Paesi europei, Albania in primis, e dall’America Latina. Il problema che si vuole rimuovere, invece, sta soprattutto in chi arriva dal Continente Nero e, stando alla norma del 1992, per almeno 10 anni deve risiedere nel nostro Paese dimostrando un reddito. Sui dati che Salvini è pronto a sventolare nel summit di maggioranza, poi, impatta molto il fatto che negli altri Paesi la legge sulla cittadinanza è più permissiva. E più lo è, meno lo si nota dai dati. Lo ius scholae, poi, si concentra sui minori nati in Italia da genitori stranieri. Oggi devono attendere i 18 anni per avere il diritto di essere italiani a tutti gli effetti. Per migliorare la loro situazione, devono attendere l’esito del braccio di ferro in programma oggi.