Versamenti e prelievi sul conto corrente e il lavoro autonomo sono sotto la lente d’ingrandimento del fisco. I soldi versati in banca dai lavoratori autonomi e dai professionisti possono essere controllati dall’Amministrazione finanziaria. In una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha confermato che, in caso di indagini, il contribuente deve essere in grado di spiegare la natura dei versamenti contestati. Vediamo insieme cosa comporta la presunzione bancaria e come può influenzare l’attività lavorativa dei lavoratori autonomi.

Versamenti e prelievi sul conto corrente e lavoro autonomo

L’attuale normativa in tema di presunzione bancaria prevede una regola importante: i soldi che versi sul tuo conto corrente, se non giustificati, possono essere considerati come reddito non dichiarato, proventi in nero, ovvero soldi occultati al fisco.

In generale, si fa riferimento alle disposizioni normative contenute nell’articolo 32 del DPR n. 600/1973. Tuttavia, è importante notare che tale “regola” è stata oggetto di numerose discussioni, tanto da spingere la Cassazione a chiarire che la presunzione bancaria per i versamenti è una regola valida e applicabile anche ai lavoratori autonomi.

La sentenza della Corte Costituzionale

Secondo quanto riportato da fiscooggi.it, nel 2014, la Corte Costituzionale ha espressamente deciso che la presunzione bancaria per i prelievi dal conto corrente di un lavoratore autonomo non può essere considerata come denaro guadagnato. Il principio fondamentale su cui ruota questa considerazione è chiaro: i soldi prelevati dal proprio conto corrente potrebbero non essere destinati all’attività lavorativa.

Pertanto, secondo la stessa Corte, tale principio viene applicato anche per i versamenti, che potrebbero essere il frutto di proventi legittimi giustificabili con documentazione contabile.

In particolare, nella sentenza n. 228, in cui viene riportata la violazione dell’articolo 53 della Costituzione, si legge:

“Per il reddito da lavoro autonomo non varrebbero le correlazioni logico-presuntive tra costi e ricavi tipiche del reddito d’impresa e il prelevamento sarebbe un fatto oggettivamente estraneo all’attività di produzione del reddito professionale, idoneo a costituire un mero indice generale di spesa”.

Perché è importante distinguere tra versamenti e prelievi

Appare chiaro che sussiste una reale differenza tra i movimenti di entrata e di uscita dal conto corrente. A rigor di logica, i prelievi non rappresentano sempre il frutto del reddito, mentre i versamenti possono essere imputati a remunerazioni, guadagni prodotti dal lavoro autonomo.

Per questo motivo, i lavoratori autonomi possono essere chiamati a giustificare la natura dei versamenti effettuati sul conto corrente. Se il contribuente non è in grado di fornire una giustificazione adeguata, il fisco potrebbe considerare quei soldi come reddito non dichiarato, frutto di proventi in nero, e applicare tasse e sanzioni in base al volume e alla gravità dell’illecito.

Secondo numerosi esperti, l’attuale normativa vigente prevede che il contribuente debba giustificare con prove i versamenti. In caso contrario, tali somme possono essere considerate frutto di proventi non dichiarati e quindi soggette a tassazione.

La Cassazione ha spiegato che i movimenti di uscita dal conto corrente, quindi i prelievi, sono esenti da questo principio, mentre per i versamenti vale la presunzione bancaria.

Versamenti conto corrente, la presunzione bancaria: ecco cosa dice la Cassazione

Le due recenti ordinanze della Cassazione, numeri 21220 e 21214 del 30 luglio 2024, confermano che i lavoratori autonomi devono essere pronti a giustificare con prove, tramite documentazione contabile, eventuali versamenti sul conto corrente.

Se il contribuente non giustifica la fonte del versamento, la transazione in entrata potrebbe essere considerata dal fisco come reddito non dichiarato e, quindi, soggetta a tassazione.

Le sentenze sopra citate mettono in rilievo l’importanza di mantenere scritture contabili precise e in linea con le indicazioni della normativa vigente. In questo modo, in caso di un controllo fiscale, il contribuente può dimostrare l’origine del denaro versato sul conto corrente. Ed è questo l’unico modo per contrastare la presunzione bancaria.