Tante le varie opzioni delle pensioni per uscire prima anche nel 2025. Misure che dovranno essere approvate o prorogate dal governo nella nuova legge di Bilancio ma che dovrebbero delineare deroghe ai requisiti della riforma Fornero a partire dall’età di 62 anni. O, magari, senza un’età definita se dovesse essere approvata la quota 41.

Al 31 dicembre 2024 è fissata la scadenza di tre misure previdenziali, ovvero quota 103, opzione donna e Ape sociale. Per avere la possibilità di agganciarle nel prossimo anno, la Manovra 2025 è chiamata a prorogarle, stanziando nuove risorse.

Tuttavia i fondi per la previdenza nella Legge di Bilancio 2025 si preannunciano limitati. Per tutte le misure, il comune denominatore è, allora, il ricalcolo della futura pensione con il sistema contribuivo puro che comporta una minore convenienza dell’assegno mensile rispetto al sistema misto.

Pensioni, come si esce prima nel 2025? Senza un’età definita con la quota 41

Tra le opzioni di uscita anticipata dal lavoro potrebbe essere l’anno buono della quota 41, la formula che consente il pensionamento con 41 anni di contributi previdenziali versati durante la vita lavorativa a prescindere dall’età anagrafica. Ciò che sembra una certezza è che, se il governo dovesse davvero introdurla, questa misura continuerebbe a essere vincolata da paletti vari, diversamente dalla “quota 41 per tutti” tanto richiesta dai lavoratori precoci negli ultimi anni.

Il primo paletto sarebbe sicuramente il ricalcolo della futura pensione con il metodo contributivo puro. , anche in questo modo, la quota 41 costerebbe almeno 500-600 milioni di euro. La seconda opzione potrebbe essere quella di vincolare la misura a una specifica platea, ovvero ai precoci.

In questo caso, come nella quota 41 attualmente già in vigore, occorrerebbe dimostrare di avere un anno di contribuzione prima del compimento del 19esimo anno di età. In altre parole, rispetto alla misura attuale, verrebbero tolti solo i vincoli presenti già nell’Ape sociale, ovvero l’essere disoccupati, caregiver, disabili al 74% o impiegati in mansioni gravose.

Proroga Ape sociale, con quali requisiti di pensione anticipata?

Proprio l’Ape sociale (anticipo pensionistico) è una delle tre misure di pensione anticipata che dovrà essere confermata entro il 31 dicembre 2024. Anche nell’anno in corso possono presentare domanda per le tre scadenza di questa misura, i caregiver, i disoccupati, gli invalidi civili per almeno il 74% e i lavoratori delle attività gravose, allo stesso modo della misura vincolata della quota 41 ad oggi in vigore e dell’opzione donna versione 2023 e 2024.

Attenzione al requisito anagrafico: nel 2024 l’età minima è stata portata da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. Non è escluso che la conferma dell’Ape social passi per un nuovi incremento del requisito anagrafico.

Opzione donna, ci sarà la proroga nel 2025?

Anche l’opzione donna dovrà essere confermata tra le possibilità di pensione anticipata per il 2025. Tuttavia, soprattutto negli ultimi due anni, la misura ha perso appeal soprattutto per le difficoltà poste dal governo nell’agganciare tutti i requisiti previsti.

Per le uscite del 2024 servono l’età di 61 anni entro il 31 dicembre 2023 (60 anni con un figlio, 59 anni con due figli), 35 anni di contributi e almeno uno dei requisiti economici e sociali dell’Ape sociale. Per il 2025 si fanno due previsioni: la prima è la proroga di un anno; la seconda è l’introduzione di specifiche misure a favore delle lavoratrici nelle situazioni di disagio economico e sociale.

Pensioni, con quota 103 si esce in anticipo nel 2025 a 62 anni più quota 41

Infine, tra le misure di pensione anticipata che si ritroveranno nel 2025 potrebbe esserci la quota 103 che già un anno fa aveva subito notevoli cambiamenti rispetto alla versione del 2023. Serve l’età di 62 anni più 41 di contributi come nel 2023, ma chi presenta domanda per questa misura deve accettare il ricalcolo contributivo (meno conveniente del calcolo con il sistema misto) e il limite dell’assegno a cinque volte il trattamento mensile di pensione minima. In alternativa, il governo potrebbe aumentare la quota introducendo la quota 104 e spostando di un anno in avanti il requisito anagrafico.