Dopo essersi chiesti che fine avesse fatto Giorgia Meloni, in questa fine di agosto, ci si potrebbe chiedere anche che fine abbia fatto Elly Schlein. Ma preoccupati il giusto. Almeno per due motivi. Il primo: il Pd ha già tranquillizzato tutti, la sua segretaria si farà viva domani, 29 agosto, in due feste dell’Unità in Toscana. Il secondo: nel frattempo, a detta di molti, a sostituirla a capo dell’opposizione ha trovato niente poco di meno che la Chiesa di Papa Francesco. E’ stata soprattutto quest’ultima a non far sentire la mancanza della leader dell’opposizione punzecchiando il Governo Meloni su vari fronti: lo ius scholae, l’Autonomia differenziata, la legge sull’assistenza domiciliare agli anziani, addirittura il fine vita. Questo, dopo aver criticato, era maggio scorso, la riforma del premierato che porta avanti Palazzo Chigi con il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Matteo Zuppi che ebbe ad avvisare “gli equilibri vanno toccati con molta attenzione” e la premier che gli rispose: “Non so cosa esattamente preoccupi la Conferenza episcopale italiana, visto che la riforma del premierato non interviene nei rapporti tra Stato e Chiesa. Con tutto il rispetto, non mi sembra che lo Stato Vaticano sia una repubblica parlamentare, quindi nessuno ha mai detto che si preoccupava per questo. E quindi facciamo che nessuno si preoccupa”. Era solo il prologo dell’agosto più caldo sul fronte Stato-Chiesa degli ultimi anni.
Ius scholae, Autonomia differenziata, fine vita: la Chiesa di Francesco e l’opposizione al Governo Meloni
E quindi: l’opposizione più dura al Governo Meloni la fa la Chiesa di Papa Francesco? Se si mettono uno dietro l’altro gli argomenti che hanno caratterizzato il dibattito pubblico delle ultime settimane, sembrerebbe di sì. Mentre Elly Schlein ha fatto perdere le sue tracce, la Chiesa italiana si è schierata, tanto per iniziare, a favore della riforma della legge sulla cittadinanza. Leggere per credere monsignor Francesco Savino, numero due della Cei, oggi, 28 agosto 2024, su Repubblica:
“Lo ius scholae lo reputo un atto di giustizia, di civiltà, e quindi di democrazia. Nelle scuole studiano un milione di studenti stranieri, specie in quella primaria”
Sta di fatto che il vescovo di Cassano allo Ionio, su questo tema, ha detto di notare
“Il prevalere dell’ideologismo, della pregiudizialità. Invece converrebbe a tutti una migliore cittadinanza. Il dialogo è un seme di crescita, la chiusura provoca decrescita. Dobbiamo aprirci all’incontro con l’altro, avere il coraggio di rinnovare”
A tal proposito, non è mancato un monito a Tajani, il segretario di Forza Italia che ha aperto alla possibilità di cancellare lo ius sangiuinis. E’ stato chiesto a monsignor Savino: secondo lei, andrà fino in fondo alla sua battaglia? Risposta:
“Questo lo scopriremo soltanto vivendo. Me lo auguro per lui e la sua coerenza”
Vade retro, Autonomia differenziata
Sta di fatto che Francesco Savino, nella stessa intervista, da vicepresidente della Cei con responsabilità per l’Italia meridionale, è stato ancora più duro contro il Governo Meloni su un altro tema caldo di quest’estate: l’Autonomia differenziata:
“Il Sud ha capito che la riforma è un cavallo di Troia per creare due Italie: una prospera, l’altra abbandonata a se stessa”
Per questo il Mezzogiorno sta firmando in massa per il referendum? A questa domanda, i toni si sono fatti addirittura apocalittici:
“Sì, perché ne percepisce il pericolo mortale. Non solo avremo tante Italie quante le Regioni, ma si rischia pure un Far West tra quelle povere perché le poche risorse e l’arbitrarietà con cui saranno assegnate innescheranno gelosie e quindi conflittualità. Il fatto che non si è voluto fissare il criterio di determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni non lascia immaginare nulla di buono”
Ora: a far pensare che la Chiesa di Francesco abbia preso davvero di punta il Governo Meloni basti ricordare che su questo tema, la determinazione dei Lep (previsti in Costituzione dal 2001), la Cei prima d’ora non ha mai avuto nulla da dire. E che non sono mancati casi di parrocchie, come quella di San Giorgio Maggiore a Forcella, a Napoli, che si sono organizzate con tanto di banchetti per raccogliere le firme per il referendum abrogativo della legge Calderoli.
L’invocazione per una legge sul fine vita
Addirittura sul fine vita, la Chiesa di Francesco ha una posizione molto più aperta di quella della maggioranza che sostiene il Governo Meloni. In questo caso, è stato monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita a metterlo nero su bianco nel documento ufficiale consegnato a Papa Francesco l’8 agosto scorso (“Piccolo lessico del fine vita”) e con un libro a sua firma che uscirà dopodomani, venerdì 30 agosto, “Destinati alla vita”. In una intervista concessa a La Stampa, monsignor Paglia è tornato a chiedere una legge su questo tema:
“Mi permetto di dire che senza le regole andiamo incontro a una situazione pericolosamente disarticolata, per di più in una materia delicatissima”
L’assistenza domiciliare agli anziani
In ogni caso, monsignor Paglia, in vista della manovra finanziaria, non ha dimenticato di mandare al Governo Meloni anche un messaggio sull’assistenza domiciliare agli anziani:
“Mi auguro che dopo aver approvato la legge senza alcun voto contrario, il governo non commetta la sciocchezza di non trovare neppure un minimo di finanziamenti. Per l’assistenza domiciliare basterebbero 250 milioni: sono sufficienti per avviare la sperimentazione. E’ una riforma che cambia il volto del Paese. La società, nelle sue diverse articolazioni, deve prendersi cura di tutti i suoi anziani, assistendoli a casa. Oggi sono 14 milioni, e cresceranno di numero e di età”