Salgono a tre gli indagati nell’inchiesta della Procura di Termini Imerese sul naufragio del veliero Bayesian, avvenuto al largo di Porticello, nel Palermitano, all’alba del 19 agosto scorso e costato la vita a 7 persone. Ecco chi sono e che ruolo avevano a bordo al momento dei fatti.

Perché il Bayesian è affondato? Tre le persone indagate dalla Procura per arrivare alla verità

Il primo ad essere iscritto nel registro degli indagati è stato il comandante James Cutfield, che ieri, davanti al pm che sta seguendo il caso, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Oggi, 28 agosto 2024, si apprende che risultano indagati anche il marinaio Matthew Griffiths, 22 anni, e l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton, 56 anni.

Il primo, che era di guardia in plancia, avrebbe dovuto segnalare l’arrivo della tempesta che in pochi minuti ha investito l’imbarcazione; il secondo avrebbe dovuto attivare i sistemi di sicurezza, impedendo che l’acqua allagasse la sala macchine, provocando il black out che ha preceduto l’inabissamento del veliero.

L’accusa, come per il comandante, è di naufragio e omicidio plurimo colposo per entrambi. Nella tragedia, infatti, sono morte 7 persone: oltre al cuoco di bordo Recaldo Thomas, il proprietario dell’imbarcazione, Myke Lynch, la figlia Hannah, di 18 anni, l’avvocato Chris Morvillo e sua moglie Neda, il presidente della Morgan Stanley International Jonathan Bloomer e sua moglie Anne Elizabeth.

Stavano festeggiando tutti insieme la vittoria di Lynch in tribunale: dopo circa 13 anni di dispute legali, il magnate inglese era stato infatti scagionato dalle accuse mosse nei suoi confronti dal colosso americano HP in relazione alla vendita della sua azienda Autonomy.

L’opinione dell’ex comandante del veliero

I sopravvissuti ammontano a 15. Si tratterebbe, perlopiù, di membri dell’equipaggio. Da qui l’ipotesi che l’allarme sia stato dato ai passeggeri troppo tardi: molti di loro, quando l’acqua li ha sorpresi, si trovavano ancora nelle rispettive cabine e non avrebbero fatto in tempo ad uscire, restando bloccati.

Gli interrogativi a cui rispondere sono molti. Interpellato dai giornalisti, l’ex comandante del veliero, Stephen Edwards, ha spiegato che secondo lui “il portellone sul lato sinistro al 100% non era aperto”, ma che comunque “con un’inclinazione di 45 gradi e i bocchettoni della sala macchine aperti, la barca può avere seri problemi” e può riempiersi d’acqua.

Si è ipotizzato anche che la deriva fosse rimasta parzialmente alzata. Se davvero sia così – e se ciò abbia avuto un ruolo nell’accaduto – lo chiariranno gli accertamenti in corso, che starebbero riguardando anche le immagini e i video catturati sul fondale da uno speciale robot della Guardia Costiera.

Sui tempi del recupero del relitto

Tra i nodi da sciogliere, quello relativo ai tempi di recupero del relitto, che per una serie di questioni organizzative e burocratiche, secondo Rai News si preannunciano tutt’altro che brevi. Il problema è che all’interno del serbatoio sarebbero rimasti ben 18 mila litri di carburante: l’eventuale fuoriuscita rappresenterebbe un danno ambientale enorme per il mare di Porticello e non solo.

Il monitoraggio è costante, come avvenne anche dopo il naufragio della Costa Concordia nel 2012. In quel caso morirono in 32. Il comandante Francesco Schettino, che abbandonò la nave pur sapendo che a bordo c’erano ancora persone da salvare, è stato condannato a 16 anni di reclusione. A chi ora lo paragona a lui Cutfield dice: “Ho salvato chi potevo, non sono scappato”. Lo riporta Il Corriere della Sera. Secondo i suoi avvocati “è molto provato”.