La Sicilia vive una crisi idrica senza precedenti. E il problema è si, la siccità con la mancanza di piogge, ma anche la fragilità e la complessità del sistema idrico regionale. Come si risolve? Gli invasi si stanno esaurendo e riserve d’acqua sono sempre più limitate. E’ una situazione critica e ci vogliono misure straordinarie per garantire la sopravvivenza dei cittadini più in difficoltà.

Tag24.it ha intervistato l’ingegnere Salvatore Cocina, Dirigente Generale del Dipartimento di Protezione Civile della Sicilia, per fare chiarezza sull’attuale crisi e sulle azioni intraprese per cercare di risolvere il più possibile.

“La situazione è che non piove sostanzialmente da più di un anno. ” Spiega Cocina.

“Questa crisi fa seguito agli anni precedenti in cui le precipitazioni sono state scarse: infatti, c’era già una discreta carenza d’acqua in passato.”

Siccità in Sicilia, come risolvere? Cocina elenca gli interventi della Regione

Cocina assicura che Regione Sicilia ha iniziato ad affrontare la crisi idrica già da prima dell’arrivo dell’estate 2024:

“La Regione e gli enti competenti hanno già adottato misure per ridurre i consumi da marzo. Ad aprile abbiamo richiesto lo stato di emergenza a Roma, che è stato decretato a maggio. A giugno sono partiti i primi interventi, come la riattivazione di alcune infrastrutture, in particolare i pozzi abbandonati, perché lì sapevamo che c’era l’acqua ed è stata trovata con certezza.

Grazie a queste misure di mitigazione, la crisi si è leggermente alleviata e stiamo continuando a cercare pozzi e ulteriori soluzioni. L’emergenza di protezione civile prevede che i sindaci forniscano assistenza alla popolazione anche tramite autobotti e lo stanno facendo. Abbiamo finanziato circa 5-6 milioni di euro per la riparazione di autobotti esistenti e l’acquisto di nuove, in modo che i sindaci possano fornire acqua laddove non arriva.

Le zone più colpite dalla siccità: “Gli invasi si stanno esaurendo…”

Le aree maggiormente colpite sono quelle che dipendono dagli invasi per l’approvvigionamento idrico. L’ingegnere Cocina ne fa una panoramica:

“Le zone più colpite sono quelle che dipendono maggiormente dagli invasi, come Enna, Caltanissetta, Agrigento, Palermo, Trapani e parte di Messina. Si salva la Sicilia orientale, la zona dell’Etna.

In queste città si vede l’aggressività del fenomeno: ad Agrigento, per esempio, ci sono sempre stati problemi con l’acqua. Ora la situazione è peggiorata, perché gli invasi che alimentavano queste città, non piovendo da oltre un anno, si stanno esaurendo progressivamente.

Come fa la popolazione? Cocina: “Si risparmia tutta l’acqua possibile”

L’adattamento della popolazione di certo non è tra i più semplici. Nonostante la gravità della crisi, pare che nelle aree colpite sia abituata a convivere con carenze d’acqua, anche se quest’anno si è registrato un particolare stato di emergenza. Si arriva ad una settimana circa tra una fornitura e un’altra:

C’è un prelievo costante, ma non c’è un ricambio. Il ciclo dell’acqua è complesso in Sicilia: queste città dipendono per circa il 50% dagli invasi che si stanno esaurendo. L’acqua viene quindi razionata, riducendo i periodi di distribuzione, in modo che le riserve possano durare fino all’autunno. Altrimenti, si rischierebbe un esaurimento totale.

Si sta risparmiando tutta l’acqua possibile. I turni di erogazione sono stati allungati, arrivando a 5-7 giorni tra una fornitura e l’altra.

La popolazione è abituata a queste difficoltà in certe zone e provano ad organizzarsi. Hanno grandi serbatoi che riempiono quando arriva l’acqua, e li utilizzano durante la settimana.

Emergenza siccità in Sicilia, perché “manca” l’acqua e perché non arriva?

Il dirigente spiega nel dettaglio come mai l’acqua “manca” nelle abitazioni. In realtà la situazione è ben più complessa. Tutto dipende dalla pressione che non sempre è sufficiente. Impedisce al liquido di raggiungere le zone più alte delle città e forse è un aspetto che non tutti i cittadini conoscono:

“Ci sono casi in cui l’acqua non arriva alle abitazioni non perché manca, ma perché la pressione è insufficiente, specialmente nei quartieri più alti. Se una città è pianeggiante, non ci sono problemi, ma in una città collinare l’acqua fatica a raggiungere le zone più elevate, anche se c’è una fornitura discreta.

Per fronteggiare l’emergenza, abbiamo invitato i sindaci a riunire i centri operativi comunali e a istituire un numero per le richieste di autobotti, un centro di ascolto, per segnalazione di guasti, disservizi. La popolazione, quindi, è assistita, anche se alcuni si lamentano, e ovviamente è comprensibile in queste situazioni.

Collaborazione in stato d’emergenza: “Le persone sono assistite”

Cocina ha parlato di grande collaborazione in questo stato d’emergenza. La gestione dell’acqua in Sicilia è affidata a consorzi formati da sindaci e gestita da società pubbliche o private. Nonostante questo, certi sistemi non sempre risultano efficienti:

“Le società di gestione dell’acqua collaborano. L’acqua in Sicilia è gestita da consorzi formati dalle assemblee dei sindaci e affidata a gestori, pubblici o privati, ma questi sistemi spesso non sono efficienti.

Proprio per questo, con lo stato di emergenza di protezione civile, i sindaci sono scesi in prima linea, assistendo la popolazione, segnalando criticità e cercando nuovi pozzi. La Regione ha finanziato un primo piano di intervento da 20 milioni di euro, e abbiamo avviato ulteriori opere.

Adesso lo Stato ha stanziato altri 38 milioni per rafforzare i canali e finanziare ulteriori pozzi e autobotti. Il primo piano è completato al 70%, nonostante le difficoltà.”

Dissalatori riattivati? Cocina: “Abbiamo trovato 90 milioni di euro, ma ci vuole tempo”

Grazie all’impegno della Protezione Civile e della Regione, quindi, sono già stati fatti importanti passi avanti, ma è chiaro che la soluzione definitiva richiede tempo e risorse, spiega Cocina:

“Stiamo lavorando sul secondo piano di interventi, che ha già mitigato la situazione, anche se resta critica. La mobilitazione c’è stata.

La strategia è quella di allungare la vita utile dell’acqua disponibile, nella speranza di intercettare le piogge tra novembre e gennaio.

Dal punto di vista statistico, dovrebbe piovere a novembre o dicembre. Se non ci saranno precipitazioni, dovremo adottare ulteriori misure di riduzione. La Regione sta riattivando anche i dissalatori, opere complesse e costose, ma fondamentali, servirà del tempo. Avevamo tre dissalatori, abbandonati tra il 2000 e il 2010 per via dei costi elevati. Ora abbiamo trovato 90 milioni di euro per riattivarli, ma non saranno pronti subito. Speriamo di averli operativi l’anno prossimo.”