Le ultime novità dettate dal decreto legislativo 108 del 2024, contenente misure correttive sul concordato preventivo, pone nuovi casi di esclusione, cessazione e decadenze dei forfettari e soggetti Isa alla proposta dell’Agenzia delle entrate.

Tuttavia, non tutti i casi trovano soluzione nel provvedimento estivo del governo. Per le situazioni non chiare di adesione o meno al concordato preventivo si attendono ulteriori chiarimenti dell’Agenzia delle entrate. Tutti i casi di adesione alla proposta fanno capo al decreto legislativo 13 del 2024: gli articoli maggiormente interessate sono il 10, l’11, il 21 e 22.

Concordato preventivo, esclusione cessazione e decadenza 2024: quando si verificano?

Dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo 108 del 2024 di correzione del concordato preventivo, partite Iva forfettarie e operatori soggetti alle pagelle Isa devono monitorare l’accesso o la permanenza al patto con il Fisco. Infatti, varie situazione danno luogo a cause di:

  • esclusione, che impediscono di accettare la proposta dell’Agenzia delle entrate;
  • cessazione, per il periodo di imposta nel quale si verifichino;
  • decadenza, che riguardano anche il periodo retroattivo e, dunque, entrambi i periodi della proposta.

Partita Iva forfettaria, quanto può aderire al patto con il Fisco 2024, 2025 e 2026?

Da questo punto di vista, un contribuente con partita Iva ma non a regime forfettaria, che non abbia applicato le pagelle Isa nell’anno 2023 (perché, ad esempio, abbia superato il tetto di ricavi), non può accedere nel 2024 e 2025 alla proposta del Fisco. Per gli anni 2026 e 2027, invece, dovrà valutarsi la situazione Isa nel 2025.

Non vi sono dubbi circa l’adesione al concordato preventivo di un forfettario aderente a questo regime nel 2023 e che vi permanga nel 2024. Gli unici due ostacoli all’adesione al patto con il Fisco sono:

  • essere nel forfettario per il primo anno nel 2023;
  • superare nel 2024 il limite di ricavi di 150.000 euro.

Un forfettario con primo periodo d’imposta nel 2024 non può aderire al concordato preventivo né per il 2024, né per un futuro patto con il Fisco nel 2025 e 2026.

Flat tax, limiti di 100.000 e 150.000 euro per l’adesione

Il limite di 150.000 euro rappresenta un tetto specifico di cessazione dal concordato preventivo. Un forfettario che aderisca al patto nel 2024 esce dal concordato se dovesse superare questo tetto di ricavi e compensi. Per importi inferiori, invece, vi rimane anche nel caso di obbligatorio passaggio a partita Iva ordinaria per il superamento del limite della flat tax di 100.000 euro (uscita immediata) o di uscita dall’anno successivo per ricavi tra 85.000 e 100.000 euro.

Pertanto, il contribuente che nel 2024 non sia più nel regime forfettario (per superamento dei limiti o per scelta), non subisce né l’esclusione, né la decadenza dal concordato preventivo. Fa eccezione quanto prevede l’articolo 2 del decreto ministeriale del 15 luglio scorso. Secondo il provvedimento, infatti, la proposta del Fisco nel 2024 arriva solo se nel 2023 non si siano superati gli 85.000 euro di tetto di ricavi per la flat tax.

Soggetti Isa, cause di esclusione e cessazione dal concordato preventivo

Un caso controverso riguarda il soggetto non forfettario nel 2023, ma che aderisca al regime forfettario nel 2024, proveniente dal regime ordinario o semplificato di partita Iva. In tal caso, non si potrà accedere alla proposta dell’Agenzia delle entrate quest’anno, mentre è in forse l’adesione nel 2025.

Cessa, invece, dal concordato preventivo il soggetto Isa nel 2024 che cambia regime nel 2025 passando al forfettario. La cessazione avrà decorrenza dal 2025.

Tra le situazioni relative al concordato preventivo, non può accedere nel 2024 (ma si potrà valutare un’eventuale adesione solo nel 2026) il soggetto Isa che nel 2023 abbia fruito di crediti d’imposta per più del 40 per cento del reddito di impresa. Nella stessa situazione si trova un soggetto Isa che, nel 2024, abbia aderito al concordato preventivo.

Un’attenzione particolare deve essere posta ai limiti di reddito per i contribuenti Isa. Ad esempio, un soggetto Isa che aderisca al concordato preventivo nel 2024 ma che quest’anno (o nel 2025) superi il tetto del 50% di ricavi e compensi – pari a 7.746.854 euro – subisce la cessazione dall’anno in corso.