Velocissimamente ha scalato le vette della politica e velocissimamente le ha anche abbandonate (almeno all’apparenza). E’ la parabola di Luigi Di Maio, di cui oggi, domenica 25 agosto 2024, si è tornato a parlare perché intervenuto nella diatriba Conte-Grillo sul futuro del Movimento Cinque Stelle.
Cosa fa adesso Luigi Di Maio dopo Grillo e Conte
Ma oggi, cosa fa Luigi Di Maio? Dal primo giugno 2023 è Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico, incarico conferitogli grazie al sostegno politico che in Italia gli assicurò l’ex premier Mario Draghi. Sta di fatto che la sua stella ha cominciato a brillare poco prima delle elezioni politiche del 2013, quando vinse le parlamentarie del Movimento 5 Stelle con 189 preferenze; venne eletto alla Camera dei deputati e, a soli 27 anni, divenne vicepresidente della Camera firmando un record: fu il più giovane ad aver mai ricoperto quella carica. Fu solo l’inizio dell’ascesa. Nel 2016, Grillo lo nominò responsabile enti locali e Forbes lo indicò nel gruppo dei trenta politici under trenta più influenti d’Europa. Nel 2017 diventò capo politico del Movimento con l’82% dei suffraggi degli iscritti e l’anno dopo venne rieletto parlamentare. Il 2018 fu l’anno della formazione del governo giallo-verde, il primo con il Movimento 5 Stelle al Governo. Ma anche quello della sua indimenticabile richiesta di messa in stato di accusa di Sergio Mattarella, reo di non aver voluto Paolo Savona ministro dell’Economia. Sta di fatto che con il Governo Conte uno diventò vicepremier e ministro dello svilluppo economico e del lavoro. A settembre 2018, subito dopo l’accordo in consiglio dei ministri sul Def, un’altra scena emblematica della sua carriera: si affacciò la balcone di Palazzo Chigi esultando così:
“Abbiamo abolito la povertà!”
A settembre dell’anno successivo, però, il Movimento 5 Stelle, dopo il Papeete di Matteo Salvini, passò a formare un altro governo: questa volta con il Partito Democratico. E Luigi Di Maio diventò ministro degli Esteri nonostante altre due gaffe che lo resero famoso: quella del dittatore Pinochet che dal Cile venne associato al Venezuela e quella legata al presidente cinese Xi Xinping il cui cognome diventò “Ping”.
Sta di fatto che nel febbraio 2021, supportò il via libera di Beppe Grillo al Governo Draghi e venne confermato alla Farnesina. Il 2022, però, fu l’anno della rottura con Giusepe Conte e del clamoroso addio al Movimento. Fondò ‘Insieme per il futuro’, un partito che era l’esatto contrario del Movimento: moderato, atlantista ed europeista. Però non ebbe fortuna alle elezioni che premiarono, invece, Giorgia Meloni.
Il ritorno sulla scena
Ma oggi perchè si parla di nuovo di Di Maio? L’ex golden boy di Pomigliano d’Arco capace di scalare le vette politiche e istituzionali senza una laurea ma con l’esperienza di steward allo stadio Maradona di Napoli, è intervenuto sulla diatriba tra Grillo e Conte a proposito del futuro del Movimento Cinque Stelle:
“Grillo non ha il coraggio di prendere iniziative. Altrimenti lo avrebbe già fatto. Nell’estate del 2021, quando negoziai l’accordo tra loro due, abbiamo dato a Beppe un potere enorme che ha sprecato, lasciandolo inutilizzato: l’articolo 12 comma 2 del nuovo statuto conferisce al garante una prerogativa oserei dire papalina, ovvero il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello statuto”
A proposito della partita della prossima costituente del Movimento, quindi l’ex ministro l’ha messa così:
“Fino ad ora Grillo ha soltanto fatto qualche appello agli iscritti a mezzo blog per accontentare gli ex parlamentari che lo bombardano di telefonate ogni giorno: un classico delle decisioni di Beppe. Ma mi risulta non abbia ancora formalizzato a Conte un atto con l’interpretazione secondo cui non si possano indire votazioni sui due mandati e il simbolo, in quanto principi costitutivi della forza politica. E dubito che lo farà”
E alla domanda rivoltagli perché Grillo non intende esercitare fino in fondo le sue prerogative di garante? la sua riposta è stata:
“Sembra che Grillo abbia smarrito il suo coraggio. E forse le ragioni sono almeno 300.000…”
Il riferimento è al contratto di consulenza sulla comunicazione del Movimento che intasca il fondatore:
“Ma in pochi mesi Conte gli porterà via anche l’argenteria. E poi gli cancellerà anche il contratto di consulenza. Triste direi”