Lutto nel mondo del tennis. Peter Lundgren è scomparso all’età di 59 anni. Discreto tennista in gioventù, è stato un allenatore di grande valore. Ha scommesso su un giovanissimo Roger Federer, accompagnandolo fino alla vittoria del suo primo Slam. Successivamente, nel 2005, ha riportato Marat Safin ai vertici del tennis mondiale.

Nei primi anni 2000, Lundgren era probabilmente il coach più ambito e stimato di tutti, capace di far brillare il talento di Federer e ridare luce alla carriera di Safin. Tuttavia, ha affrontato numerose difficoltà, anche di salute, che alla fine hanno avuto la meglio. Il 23 agosto 2024, suo figlio ha annunciato la sua morte.

Peter Lundgren: causa morte

Lundgren soffriva da tempo. L’ultima notizia su di lui risale allo scorso anno, quando si è appreso che aveva subito l’amputazione del piede sinistro a causa di un’infezione, seguita da complicazioni dopo una frattura alla caviglia. Questi problemi si sono aggravati a causa del suo grave diabete, fino a culminare nel tragico epilogo di oggi.

Carriera

Svedese, ex tennista con tre titoli in carriera e un best ranking di numero 25 del mondo, Lundgren apparteneva a una straordinaria generazione di tennisti svedesi, tra i quali spiccavano Wilander ed Edberg, con 14 suoi connazionali nei top 100. Tuttavia, non è con la racchetta che Lundgren ha lasciato il segno più profondo nel mondo del tennis: come giocatore era buono, ma come allenatore è stato straordinario.

Il suo primo allievo di rilievo è stato il cileno Marcelo Rios, che ha portato nella top 10 e fino alla vetta del ranking mondiale. Rios, noto per il suo carattere difficile, non era facile da gestire, e Lundgren stesso, dopo la separazione, dichiarò che “Marcelo non ha bisogno di un coach, ma di uno psicologo”. Il vero capolavoro di Lundgren è arrivato subito dopo, quando è stato ingaggiato dalla federazione svizzera per lavorare con i giovani talenti. Qui ha notato Roger Federer, allora un giovane promettente, e ha iniziato a lavorare con lui. Dopo la tragica morte di Peter Carter nel 2002, Lundgren è diventato l’unico coach di Federer, guidandolo dal 2000 fino al 2003. Era accanto a Federer quando lo svizzero ha conquistato il suo primo titolo a Wimbledon, il primo di una lunga serie di Slam. Lundgren, riflettendo sul suo lavoro con Federer, aveva dichiarato: “Federer era un giovane molto talentuoso, ma a volte pigro e con problemi di concentrazione. Ha però sempre voluto essere il migliore, e mi sono accorto subito che aveva le potenzialità per riuscirci. Nonostante fosse difficile allenarlo, aveva un grande cuore ed era un bravo ragazzo. Sono orgoglioso di ciò che ha raggiunto”.

Dopo la separazione da Federer, Lundgren ha compiuto un’altra impresa straordinaria: ha “addomesticato” il talento indomabile di Marat Safin, portandolo a vincere il suo secondo Slam, agli Australian Open del 2005, battendo proprio Federer in una semifinale memorabile. Dopo l’esperienza con Safin, Lundgren ha collaborato con la federazione britannica e ha allenato giocatori come Marcos Baghdatis, un giovanissimo Grigor Dimitrov e Stan Wawrinka. Il suo ultimo incarico è stato con Daniela Hantuchova nel 2014, prima di allontanarsi gradualmente dal circuito.

Nonostante la sua assenza dalle scene, Lundgren rimane nella memoria di tutti come quel coach un po’ eccentrico, con i capelli lunghi e l’aria particolare, che ha saputo insegnare il tennis ai migliori come pochi altri nella storia. Come ha detto suo figlio Lukas nel messaggio di addio: “Ciao papà, ci hai lasciati troppo presto”.