Latitante dal 2021. A dicembre 2023, la Corte di Assise di Reggio Emilia ha condannato Nazia Shaheen, madre della giovane 18enne Saman Abbas, per l’omicidio della figlia. Si è rifugiata in Pakistan, dove è stata arrestata e oggi, 22 agosto 2024, la donna arriverà in Italia, ma dove andrà in carcere?

Omicidio di Saman Abbas, dove andrà in carcere la madre Nazia Shaheen?

Una vicenda lunga 4 anni, ma oggi, 22 agosto 2024, la giovane 18enne Saman Abbas potrà – forse – finalmente riposare in pace. Arrestato e condannato all’ergastolo il padre, Shabbar Abbas, così come la madre, Nazia Shaheen, per l’omicidio della ragazza.

Lo zio Danish Hasnain, invece, ha avuto una condanna a 14 anni, mentre sono stati assolti i due cugini, Nomahulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz.

Una vita spezzata per amore, perché si è rifiutata di sottostare alle leggi familiari e sposare qualcuno che non conosceva e che non amava: questo l’innesco dell’orribile gesto, che ha portato i suoi stessi familiari (zio, genitori e cugini) a strangolarla e seppellirla in una fossa dietro un capannone abbandonato di Novellara (RE).

Adesso, la 51enne Nazia Shaheen tornerà in Italia, dopo l’ok all’estradizione, dal Pakistan, dove le autorità locali l’hanno arrestata grazie al mandato d’arresto internazionale a suo carico. Il volo su cui viaggia è decollato da Islamabad intorno alle 2:30 ora italiana.

Previsto uno scalo a Istanbul, ma, poi, dovrebbe atterrare all’aeroporto di Fiumicino intorno alle 14 di questo pomeriggio, 22 agosto 2024. Con lei anche alcuni funzionari italiani. Una volta su suolo italiano, la donna sarà scortata in carcere. Al momento, non si conosce il luogo esatto dove la 51enne dovrà scontare la sua pena.

Soddisfazione dal ministro Nordio: “Passo importante per il caso”

Parole di soddisfazione dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che in una nota ha dichiarato che l’estradizione della donna è un “passo fondamentale in avanti per il percorso di giustizia per la giovane 18enne, barbaramente uccisa il primo maggio del 2021“.

Essenziale, però, la collaborazione del governo di Islamabad, che dopo mesi e mesi di richieste e lunghe attese ha finalmente accolto la richiesta:

Si tratta di un risultato frutto di una intensa e proficua collaborazione del Ministero della Giustizia con il Ministero dell’Interno e il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, che rappresenta un efficiente esempio di sinergia istituzionale a servizio della giurisdizione. A nome del governo italiano voglio ringraziare le autorità pakistane per aver compreso l’importanza per il nostro Paese di assicurare una piena risposta di giustizia per un delitto che ha sconvolto le nostre coscienze

Ha concluso il ministro, ringraziando il governo pakistano e tutti gli agenti delle forze dell’ordine nazionali e internazionali che hanno permesso la cattura della donna, latitante e condannata in contumacia. Incertezza, però, sul suo comportamento una volta atterrata in Italia: una sua confessione sarebbe essenziale per colmare le ultime lacune su quelle tragiche ore, prima dell’omicidio.