L’estate 2024, dal punto di vista politico, potrà essere ricordata anche per degli spettri: da giorni, ci si accapiglia attorno a un avviso di garanzia ad Arianna Meloni, la sorella della premier, che non c’è. E da giorni sta montando un caso attorno a un film di Paolo Sorrentino che hanno visto ben pochi. O meglio: che hanno visto solo coloro i quali si sono messi in fila davanti alle sale cinematografiche nel 2018, quando uscì. Da allora, zero passaggi in tv. Come mai? L’ha spiegato per la prima volta l’attore protagonista, Toni Servillo, nel corso di un podcast con Dario Moccia. Servillo, nella pellicola al centro del caso, impersonava Silvio Berlusconi: ‘Loro’ è la trasposizione cinematografica della parabola più intima del Cavaliere.

Perché si parla di ‘Loro’, il film di Paolo Sorrentino che in Italia è introvabile. Cosa ha detto Toni Servillo

Il film di Paolo Sorrentino dedicato a Silvio Berlusconi è stato prodotto e distribuito nelle sale dalla Universal. Ma i diritti d’antenna li ha acquistati Mediaset. L’azienda di casa Berlusconi, quindi, ne può disporre come vuole: anche tenendolo nel dimenticatoio, come di fatto sta avvenendo da sei anni a questa parte. Sta di fatto che, potenza dei social, soprattutto di TikTok, varie scene del film sono viste milioni di volte. Al che, Toni Servillo l’ha messa così:

“E’ bene che ci sia almeno su TikTok perché il film non c’è in Italia. Si trova sul mercato tedesco, francese, inglese. Ora, non mi mettete in imbarazzo. Ma, evidentemente, il film in Italia è stato acquistato da chi non ha interesse a distribuirlo. Non è stato trasmesso dalla Rai. Non l’ha trasmesso, ovviamente, Mediaset. Non l’ha trasmesso neanche La7, che pure mandò in onda ‘Il Divo’…”

il film, quest’ultimo, sempre di Paolo Sorrentino con Toni Servillo protagonista, dedicato a Giulio Andreotti.

Il rischio di un ulteriore casus belli all’interno della maggioranza

Ora, perchè ‘Loro’, nell’estate che il centrodestra spende alla rincorsa dei fantasmi, rischa di essere il nuovo punto di attrito all’interno della maggioranza che sostiene il Governo Meloni? Perché può rappresentare un punto debole di Forza Italia, impegnata nella battaglia per la riforma della legge sulla cittadinanza, sia nei confronti della Lega (sul sistema televisivo, a luglio, hanno già incrociato le lame sul tetto alla pubblicità che per il Carroccio sarebbe meglio rivedere a favore della Rai) che di Fratelli d’Italia che, a proposito di tv di Stato, ha tutto l’interesse a cancellare la nomea di TeleMeloni che l’opposizione gli ha appiccicato addosso. Della questione, se non direttamente la commissione Rai in quanto viale Mazzini non ha fatto parte della produzione, alla ripresa post-Ferragosto, potrebbe interessarsi il Parlamento investendo il ministero della Cultura Gennaro Sangiuliano dato che c’è di mezzo un regista italiano premio Oscar e la libertà di espressione che, da Vannacci in giù, sembra proprio essere l’ultimo mantra della destra. Loro, intesi come i fantasmi e gli spettri, a volte, si materializzano.