Le destinazioni turistiche più famose del globo travolte dalle ondate di turisti. Complice – forse – la voglia di muoversi dopo due anni di quasi immobilità dovuti alla pandemia da Covid-19. Per indicare questo massiccio spostamento di appassionati viaggiatori il termine “overtourism“, arrivato anche in Italia, fra sofferenze ed esempi virtuosi, come Venezia, che ha varato – già da qualche anno – una serie di regole per far fronte all’invasione di villeggianti di passaggio e alla proliferazione di case vacanze e B&B, spesso illegali.

Non ha senso di parlare di overtourism di una città in particolare, se non lo si affronta su scala globale. È un fenomeno che stanno vivendo tutte le destinazioni turistiche più famose, ovviamente con diverse accezioni“, così ha esordito a Tag24 l’assessore al Turismo e Politiche della residenza di Venezia, Simone Venturini.

Venturini (ass. Venezia): “L’overtourism è un fenomeno globale. Servono regole”

È difficile resistere al fascino di luoghi esotici e mai visti prima, così come lasciano senza fiato le splendide città culturali o i paesaggi incontaminati. Insomma, con la bella stagione – o con qualsiasi altra -, è proprio impossibile rimanere seduti al lavoro dietro una scrivania.

Ecco che armati di Google (e anche di un bel capitale) si è pronti a scegliere la meta dei sogni: mare, montagna, città d’arte, borgo storico, tour eno-gastronomico e chi più ne ha più ne metta. Valige pronte, quindi, e biglietto fatto, non rimane che prenotare un B&B, un hotel, se non addirittura un’intera casa vacanze.

Tutto molto bello – e legittimo -, se non fosse che il medesimo pensiero prende vita nella mente di altre milioni di persone in tutto il mondo, scatenando una frenetica corsa alla prenotazione. Vero è che gli spostamenti fanno girare l’economia, ma di contro corrono il rischio di intasare città già troppo piene o deturpare i paesaggi naturali.

Come si suol dire “a volte il troppo stroppia“. Lo confermano le parole dell’assessore al Turismo di Venezia, Simone Venturini, che a TAG24 spiega:

Le Cinque Terre soffrono maggiormente nel periodo estivo, le località di montagna soffrono maggiormente nel periodo invernale. E non passa giorno in cui qualche sindaco o qualche cittadino, i comitati, qualche luogo particolare italiano o straniero, non annunci il bisogno di intervenire su questo fronte perché le località da sole non ce la fanno. Proprio 2-3 giorni fa, un sindaco dell’Argentario ha programmato un numero chiuso, appunto un ticket come a Venezia. Ma le Cinque Terre ne parlano da anni. Penso, però, anche ad altre città in Svizzera…“.

E la Città della Laguna lo sa bene: ogni anno sono milioni i turisti che affollano Piazza San Marco o gli stetti calli. Per non parlare delle centinaia di gondole sfruttate dai viaggiatori per i selfie. O il grave problema delle grandi navi a ridosso proprio della laguna.

Che cos’è l’overtourism?

A fronte di tutto ciò, però, vale la pena fare un passo indietro e capire che cos’è l’overtourism e da dove nasce. A spigarlo proprio l’assessore veneziano:

È un fenomeno che nasce recentemente con la moltiplicazione dei potenziali viaggiatori. Aumento dovuto, da un lato, alla crescita economica di alcuni Paesi molto popolosi, dall’altro, alla possibilità di collegamenti low cost rispetto al passato e, dopo il Covid, dalla voglia di visitare il più possibile. Quindi c’è stato un rimbalzo dopo il Covid che nessuno si aspettava così forte, così numeroso. È un mondo che vede le città con pochissimi strumenti normativi e regolamentari per intervenire, perché siamo in un Paese che circa 15-20 anni fa ha varato tutta una serie di liberalizzazioni, che rendono possibile sostanzialmente – in un quadro di quasi deregulation – aprire come si vuole, dove si vuole, qualsiasi cosa. E questo ha espropriato le città.

Si parla delle famose liberalizzazioni di Bersani, che hanno tolto alle città il potere di regolamentare, in particolare, il commercio e tutto quello che è collegato all’attività di impresa soprattutto nelle città d’arte. Mentre una volta i Comuni potevano decidere che in qualche zona aprissero solo artigiani, in qualche via aprissero solo attività di altro tipo, dopo sono stati espropriati di questo potere e, sostanzialmente, oggi, in qualsiasi posto si apre quello che si vuole, quando si vuole, con chi si vuole. Le città sono un po’ intervenute ai ripari con tutta una serie di regolamenti. Solo che di volta in volta venivano impugnati al Tar. Alcuni hanno retto, alcuni non hanno retto…“.

Venezia chiude i confini: per entrare un ticket e alcune limitazioni

Per questo motivo, già da qualche anno, il Comune veneziano adotta strategie per salvaguardare non solo il benessere dei residenti, ma anche per tutelare i beni culturali, artistici e storici della città:

Noi, essendo la città che sta affrontando la questione con maggior determinazione, riceviamo moltissime delegazioni da vari Paesi, che ci chiedono come stiamo intervenendo. Anche dalla Norvegia, dalla Svizzera, che ci domandano se abbiamo delle licenze, delle soluzioni o quant’altro. Ad esempio a Venezia, a forza di tentativi, siamo riusciti a contingentare il numero di pubblici esercizi e impedire l’apertura di nuovi bar e ristoranti. Siamo intervenuti per porre un blocco alla trasformazione di palazzi in albergo, già nel 2016, anche per bloccare la proliferazione delle sale da Slot machine, i take away e tutta una serie di altri negozi di basso profilo“.

Commenta Venturini, che aggiunge:

Certo è che è stato molto complicato. Perché la normativa nazionale è molto aperta e, quindi, le città devono fare i salti mortali per riuscire a frenare alcuni fenomeni. Non da ultimo stiamo studiando – abbiamo già presentato le categorie e lo porteremo a breve alla riunione del consiglio comunale – un regolamento per provare a regolamentare tutto il mercato degli affitti brevi, che negli ultimi anni è esploso in tutte le città, con pro e contro sicuramente.

Il pro è che molti appartamenti che erano distrutti hanno ricevuto un restauro, perché c’era la possibilità di rientrare nell’investimento grazie all’affitto turistico. Dall’altra parte, è evidente che questo ha un po’ alterato il mercato della residenza, degli affitti nei centri città. Tutte le città italiane principali oggi scontano questo problema.

Le ultime azioni sono il contributo d’accesso, quindi, l’obbligo di prenotazione in alcune giornate, il pagamento di un contributo – sperimentato per 29 giorni quest’anno, probabilmente il prossimo anno sarà più lungo il periodo e più alto l’importo del contributo. Questo è stato molto utile per avere finalmente i numeri certi del turismo a Venezia. Per sapere in anticipo quante persone sarebbero arrivate in città nei giorni seguenti. È uno strumento importantissimo che nessuna città ha, per regolare e per sapere in anticipo quanta gente ci si aspetta. E, quindi, tarare i servizi in funzione dei numeri attesi e dall’altra parte, grazie alla leva economica, disincentivare. Visto che è un esperimento, la leva era abbastanza bassa, di 5 €. Il prossimo anno non escludiamo di portarla a 10, che è il massimo che la norma ci consente per massimizzare l’effetto disincentivo. E poi il limite ai gruppi turistici.

Obbligo di gruppi sotto le 25 persone in giro per la città e obbligo di utilizzo dell’auricolare sopra le 10. Questo per evitare stress al traffico pedonale, evitare anche rumori di guide che strillano in tutte le lingue del mondo sotto le case dei residenti. Tutto ciò è entrato in vigore il 1 agosto e in questi primi giorni sono già state fatte molte sanzioni. I cittadini hanno molto apprezzato“.

Gli strumenti per contrastare l’illegalità

Tuttavia, la questione non vede nelle flotte di turisti l’unico problema, ma criticità arrivano anche – e soprattutto – dal proliferare di attività extra-alberghiere. Non sono pochi, infatti, i proprietari di immobili che, presi dalla frenesia di voler sfruttare gli ignari viaggiatori, trasformano i loro appartamenti in alloggi temporanei, come case vacanze, Air B&B ecc.

Attorno a questo si sviluppa il fiorente mercato degli affitti brevi, che permettono ai locatori di mettere le mani su affitti piuttosto cospicui per, appunto, un breve periodo di tempo e, poi, eventualmente ritrasformare l’alloggio nuovamente in casa residenziale.

Questo tipo di comportamento, però, molto spesso sfocia nell’illegalità, con strutture ricettive prive di licenze o fuori da ogni normativa. Anche Venezia non è esente da ciò:

Il regolamento punta a far emergere tutta una fascia di grigio, che, purtroppo, sappiamo esistere in questi ambiti e che, in parte, il contributo d’accesso è già riuscito a far emergere. Per avere l’esenzione per i turisti pernottanti, le strutture devono per forza avere una certificazione, essere registrate nei Libri Bianchi del Comune, della Regione. Questo ha fatto emergere una fetta nero significativa. Il regolamento, punta a introdurre alcuni criteri qualitativi. Soprattutto, per interrompere le frizioni che ci sono per un uso improprio degli spazi, anche condominiali, tra l’utilizzo di chi ci vive e di chi affitta. Puntiamo a normare questi fenomeni, sapendo che i Comuni non possono fare quello che vogliono, ma dipendono dalla normativa nazionale, che oggi non dice nulla“.

Non solo, l’assessore sottolinea anche la presenza di un portale online, attivo già dal 2016. Qui, tutti i cittadini possono segnalare locazioni turistiche che ritengono irregolari. Essenziale, in questo senso, la collaborazione con la guardia di finanza e la polizia locale.