Ci sono personaggi dello sport, della politica e della musica che dopo le sconfitte rimangono in silenzio. Non parlano, non spiegano. Perché? Si può comprendere il dispiacere per una sconfitta bruciante ma è consigliabile tener presente alcune massime di Julio Velasco, il commissario tecnico della nazionale di pallavolo femminile che ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi. “Chi vince festeggia, chi perde spiega” dice uno che di vittorie se ne intende. Velasco, appunto. E a chi gli ha chiesto, prima dell’oro con il volley donne, se è stato contento delle sconfitte rispondeva così: “Sono orgoglioso della squadra che ha vinto Mondiali ed Europei, ma sono altrettanto orgoglioso della squadra che ha perso le Olimpiadi di Barcellona. Per un motivo: perché abbiamo saputo perdere. Non abbiamo dato la colpa a un qualche fattore esterno. Abbiamo riconosciuto che l’avversario era stato più bravo di noi, punto e basta”. 

Le giustificazioni per le nostre sconfitte non vanno cercate fuori da noi

Ammettere che qualcuno è stato più bravo, che si è preparato meglio, è dura ma anche in questo caso ci viene in soccorso Velasco: “L’attaccante schiaccia fuori perché la palla non è alzata bene. A sua volta l’alzatore non è stato preciso per colpa della ricezione. A questo punto i ricettori si girano a guardare su chi scaricare la responsabilità. Ma non possono chiedere all’avversario di battere facile, di modo da ricevere bene. Così dicono di esser stati accecati dal faretto sul soffitto, collocato dall’elettricista in un punto sbagliato. In pratica, se perdiamo è colpa dell’elettricista”. Velasco a sportivi, politici, cantanti che perdono ha fornito un consiglio da non seguire: dare la colpa all’elettricista.

Stefano Bisi