Si chiama Antonio Laveneziana, ha 76 anni e vive in un monolocale che dista appena 150 metri dal luogo in cui Sharon Verzeni è stata uccisa a Terno d’Isola lo scorso 30 luglio: è lui il “super testimone” di cui in molti, oggi, parlano. La persona che potrebbe aver visto l’assassino della 33enne. Dall’analisi dei filmati delle telecamere di videosorveglianza è emerso, infatti, che a un orario compatibile con quello dell’omicidio, si trovava sul balcone della sua abitazione.
Chi è il “super testimone” dell’omicidio di Sharon Verzeni a Terno d’Isola?
Ascoltato dagli inquirenti, l’uomo, pregiudicato, aveva riferito, in un primo momento, di dormire. Dall’analisi dei filmati di quella sera è emerso, però, che a un orario compatibile con quello dell’omicidio della 33enne, si trovava, in realtà, sul balcone.
Lo riporta Il Corriere della Sera, secondo cui, messo davanti all’evidenza, il 76enne avrebbe cambiato versione, sostenendo di essere uscito a fumare, ma di non aver visto nessuno e non aver sentito niente perché “ha la cataratta a tutte e due gli occhi” e “non ci sente”.
Ci si chiede se sia vero o se il pensionato possa invece aver notato qualcuno: l’assassino oppure il misterioso uomo in bicicletta inquadrato dalle telecamere, secondo alcuni possibile testimone oculare della morte di Sharon Verzeni.
I fatti risalgono alla notte del 30 luglio scorso. Stando a quanto ricostruito finora, la 33enne, che insieme al compagno Sergio Ruocco viveva a circa 600 metri dal luogo dell’aggressione, sarebbe uscita di casa attorno alla mezzanotte. Poco prima dell’una, la telefonata in cui avvisava il 112 di essere stata accoltellata.
Cosa sappiamo finora sull’omicidio della 33enne
Chi l’ha uccisa, colpendola con quattro coltellate, l’avrebbe strattonata per un braccio e poi aggredita alle spalle. Una delle ipotesi è che la conoscesse: l’assassino (o l’assassina, perché al momento non si esclude che possa essere stata una donna a commettere l’omicidio) potrebbe averla presa di mira dopo una lite.
È possibile che avessero un appuntamento, che abbiano discusso e che la 33enne, arrabbiata, si sia rincamminata verso casa, venendo raggiunta da dietro. Sotto le sue unghie il medico-legale che ha effettuato l’autopsia non avrebbe trovato, però, alcuna traccia di Dna.
La speranza è che ce ne siano almeno sui vestiti della donna o su uno dei coltelli sequestrati nei pressi della scena del crimine, ancora sotto esame da parte dei Ris. A quel punto si potrebbe decidere di confrontarle con i campioni di Dna prelevati ai residenti di via Castegnate e ad alcuni familiari della vittima.
Sul compagno Sergio, che è già stato ascoltato due volte dagli inquirenti, non ci sarebbero sospetti: al momento dell’omicidio, secondo le ricostruzioni, era in casa a dormire. I genitori di Sharon lo hanno definito “un ragazzo splendido”.
Per sette ore, nella giornata di ieri, 20 agosto 2024, sono stati interrogati in caserma. Il contenuto della conversazione non è noto, ma è probabile che gli inquirenti si siano concentrati, con le loro domande, sulla vita privata della 33enne, sul suo avvicinamento a Scientology e sulle presunte liti che con il compagno avrebbe avuto al riguardo (liti che lui ha smentito). Stamattina è il turno della madre.
Chi era Sharon Verzeni
Sharon aveva studiato da estetista, ma lavorava da diversi anno come barista in una pasticceria di Brembate di Sopra. Insieme al convivente aveva da poco terminato di frequentare un corso prematrimoniale; avrebbero voluto sposarsi e poi avere un figlio. Una vita normale, senza ombre, terminata nel peggiore dei modi per motivi da ricostruire.