«Sulla vicenda della sospensiva disposta dalla sezione feriale del Tar Lazio si sta facendo troppo allarmismo e troppa strumentalizzazione politica»: con queste parole il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha voluto oggi mettere un punto alle polemiche che da giorni accompagnano il pronunciamento con cui il tribunale del Lazio ha sospeso, in via cautelare, la nomina di 519 dirigenti scolastici vincitori del concorso riservato del 2017.
In attesa del 5 settembre – giorno in cui si riunirà la camera di consiglio che dovrà valutare la sospensione – Valditara ha pertanto rassicurato sull’attenzione del ministero alla risoluzione della questione, nell’interesse generale di tutto il sistema scolastico, contro quelli che il ministro ha definito «interessi di parte».
Dirigenti scolastici, a rischio le nomine di 519 presidi dopo la decisione del Tar del Lazio
A invitare alla cautela e ad esprimere la massima fiducia nella risoluzione della questione, anche il presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola – già Associazione nazionale presidi – Antonello Giannelli, che raggiunto da Tag24 ha commentato:
«Rispettiamo le decisioni della magistratura, come è doveroso che sia. Siamo fiduciosi che il ministero, nella sua impugnazione contro la decisione del Tar del Lazio, possa convincere la sezione stessa o il Consiglio di Stato a rivedere questa decisione, così che i primi di settembre si possa procedere con la nomina dei vincitori di concorso».
Nomine dirigenti scolastici, Giannelli (ANP): “Fiduciosi di un esito positivo”
Il rischio, infatti, è che se la sospensione della procedura di nomina dei presidi vincitori di concorso stabilita dal Tar del Lazio sarà confermata, ben 519 istituti scolastici saranno assegnati in reggenza a dirigenti già in carica in altre scuole. Situazione, questa, che per il presidente dell’ANP sarebbe certamente più opportuno evitare, ma senza allarmismi:
«Se la decisione del Tar del Lazio sarà confermata, 519 presidi già in servizio dovrebbero iniziare a dirigere anche un’altra scuola. Si tratta di una situazione non nuova, dunque nulla di tragico: certamente, tuttavia, sarebbe meglio evitare una simile evenienza. È scontato, infatti, che sia auspicabile che ogni scuola abbiamo un preside ad essa interamente dedicato».
Concorsi pubblici per la scuola, Giannelli (ANP): “Sistema non efficace, perché non ripensarlo”
Il punto, secondo il presidente dell’ANP, è che la vicenda del concorso per dirigenti del 2017, con questo ultimo esito della sospensione disposta dal Tar del Lazio, potrebbe essere l’occasione per una riflessione più ampia che consideri l’inefficacia e inattualità del sistema dei concorsi:
«Il personale delle scuola, tra docenti, direttori, impiegati, collaboratori e assistenti tecnici ammonta a circa un milione di posti di lavoro in Italia. Di questo milione, ogni anno vanno in pensione dalle 30 alle 40 mila unità: posti che, per essere rimpiazzati, necessiterebbero di un concorso annuale.
Da che ho memoria, non è mai successo si riuscisse a implementare un concorso l’anno per un simile ammontare di posti. Credo dunque che si possa evidenziare come il problema sia strutturale: il sistema dei concorsi non riesce a gestire una necessità di ricambio così elevata».
Concorsi pubblici per la scuola, Giannelli (ANP): “Assunzione diretta risolverebbe molti problemi”
La soluzione al problema strutturale delle docenze precarie, secondo l’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola, potrebbe essere allora nell’implementazione di un sistema di assunzioni dirette da parte degli istituti, come già avviene in molti Paesi europei:
«Il sistema concorsuale esiste solo in Italia, con l’unica importante eccezione della Francia, la quale ha saputo collaudare un sistema efficace. Tutti gli altri Paesi europei lavorano con l’assunzione da parte delle scuole.
Assunzione che, attenzione, non significherebbe che a decidere del reclutamento sia solo il dirigente scolastico, dato che nella scuola già esiste un organo collegiale eletto dai docenti – il Comitato di valutazione – che dà parere sulla conferma in ruolo di chi ha vinto il concorso. Questo processo, che in genere avviene a giugno, potrebbe facilmente essere replicato a settembre, magari sottoponendo il candidato a una prova o a una simulazione di lezione.
Questo metodo – a nostro giudizio molto equilibrato – permetterebbe di risolvere un problema che, ribadisco, è strutturale, senza andare a pesare sugli Istituti. Se consideriamo un totale di circa 40mila persone da assumere in un anno e la presenza di 8mila scuole, parleremmo in media di 5 assunzioni l’anno in ogni scuola. Con un po’ di organizzazione, dunque, si riuscirebbe a ricominciare l’anno scolastico con docenti di ruolo in cattedra».
Giannelli (ANP): “No a iniziative che frammentano la categoria”
Anche perché, conclude Giannelli, il sistema concorsuale – e gli interessi contrapposti che conducono ai ricorsi – non fa che frammentare la categoria, la quale invece dovrebbe unirsi per migliorare le proprie condizioni e quelle dell’offerta scolastica:
«Il ricorso di cui discutiamo nasce dal fatto che chi oggi sta partecipando a un concorso ordinario per diventare dirigente ha ritenuto di essere in qualche modo calpestato nei suoi diritti dai partecipanti al concorso riservato.
Se i colleghi iniziano a vedersi come avversari, tuttavia, a perdere è l’intera categoria che, per ottenere dei risultati sindacali di un certo rilievo, deve essere unita e compatta. Per questo, personalmente, sono contrario a qualsiasi iniziativa che conduca a frammentazione e contrapposizione interna».
Apertura scuole a ottobre, Giannelli (ANP): “Iniziativa non dei sindacati più rappresentativi”
L’intervista al presidente di ANP, Antonello Giannelli, è infine l’occasione per commentare il tema che, a proposito di scuola, ha tenuto banco negli ultimi giorni: la proposta, avanzata da alcune associazioni, di posticipare l’apertura delle scuole a ottobre. Secondo Giannelli,
«La proposta non arriva dai sindacati maggiormente rappresentativi, dei quali nessuno ha aderito a questo suggerimento un po’ estemporaneo che arriva, peraltro, a poche settimane dall’inizio delle lezioni.
Andando nel merito della questione, tuttavia, la prima considerazione è che, se posticipassimo l’inizio dell’anno scolastico, dovremmo poi porci il problema anche del rinvio del termine dello stesso. Peraltro, già a maggio inizia a fare caldo. Cosa si dovrebbe fare dunque a fine giugno?
Se il caldo impedisce ai nostri alunni di andare a scuola, allora dobbiamo capirci sul fatto che gli studenti italiani saranno più svantaggiati rispetto ai coetanei del nord Europa, i quali riescono ad andare a lezione per più tempo».
Apertura scuole a ottobre, Giannelli (ANP): “Tre mesi di pausa sono problematici per le famiglie”
Non solo: nell’analisi del presidente Giannelli, infatti, si impongono considerazioni più ampie che riguardano, in generale, l’accentramento delle vacanze in un unico periodo dell’anno, l’estate:
«Tante famiglie lamentano, già adesso, la durata della pausa estiva, tanto per ragioni di ordine pratico – molti nuclei non sanno a chi affidare i più piccoli – quanto per motivazioni di carattere pedagogico. Tre mesi di stop, infatti, possono far perdere l’abitudine allo studio e far dimenticare diverse nozioni.
Non a caso, nei Paesi dove si conseguono i migliori risultati in termini di apprendimento, si va a scuola anche in estate, con una pausa di un mese e mezzo massimo. Il sistema in questi casi è diverso e le vacanze sono distribuite durante l’anno, con benefici anche per il turismo e la possibilità di andare in ferie, per le famiglie, anche al di là del periodo estivo.
Credo che queste siano tutte considerazioni valide da sviluppare. A fronte del caldo, c’è chiaramente il tema di ristrutturare le scuole, sia dal punto di vista dell’isolamento termico che da quello del condizionamento. Questi interventi, tuttavia, hanno costi elevati e dunque non sono scontati».