Gli abitanti di Mocéjon, in Spagna, sono rimasti sconvolti dopo che domenica 18 agosto 2024 un bambino di 11 anni del posto è morto a seguito di una violenta aggressione. Il piccolo è stato accoltellato da un ragazzo di 20 anni, che aveva cercato la fuga prima di essere arrestato dalle forze dell’ordine spagnole.

Il dibattito in Spagna su questo fatto di cronaca non si è ancora spento. Il motivo? Diversi politici e persone di estrema destra avevano pubblicato su varie piattaforme social false notizie sull’identità dell’aggressore, addossando la colpa ad immigrati irregolari nordafricani.

Chi è il bambino di 11 anni accoltellato a Mocéjon, in Spagna? La dinamica dell’aggressione

Un’aggressione la cui motivazione è ancora avvolta nel mistero è costata la vita ad un bambino di 11 anni a Mocéjon, cittadina di circa 5mila abitanti non lontana da Toledo (Spagna). Mateo, questo il nome della vittima, è morto a causa delle 11 coltellate ricevute da un ragazzo di 20 anni, fuggito dalla scena del crimine e poi arrestato.

L’incidente mortale è avvenuto nella mattina di domenica 18 agosto 2024, ma i suoi effetti nel dibattito pubblico spagnolo si stanno ancora facendo sentire. Il piccolo Mateo è stato colpito mentre si trovava in un campo da calcio di Mocéjon, insieme ad alcuni suoi amici. Stando alle informazioni disponibili, l’aggressore avrebbe prima cercato di colpire altri bambini, che però erano riusciti a fuggire.

Una volta arrivato a Mateo, il 20enne lo avrebbe colpito 11 volte con un coltello, per poi fuggire da una recinzione del campo che presentava un’apertura. L’arma del delitto non è stata ancora trovata, anche se l’aggressore ha detto agli inquirenti di averla gettata in un torrente nelle vicinanze.

Mocéjon si è quindi trovata a piangere la scomparsa di un bambino ben voluto da tutti: la sua morte sconvolge proprio perché al momento non se ne capisce il motivo. A seguito degli eventi, il comune ha decretato tre giorni di lutto ufficiale ed Asell Sánchez, cugino di Mateo, ha spiegato ai media riuniti presso il campo sportivo che l’11enne era “super buono e affettuoso” e che la sua tragica fine “non riusciamo a comprenderla”.

La famiglia di Mateo gestiva a Mocéjon una panetteria, ben conosciuta da tutti.

Svelata l’identità dell’aggressore: è un 20enne con problemi psichiatrici. Tante fake news sui social: “E’ un immigrato nordafricano”

Il problema principale della vicenda, oltre naturalmente all’aggressione in sé e alla morte del piccolo Mateo, si trova in ciò che è seguito nelle giornate fra domenica ed oggi. Prima che l’aggressore venisse arrestato, su TikTok, Twitter ed altre piattaforme social erano circolate diverse false notizie sulla sua identità.

Analogamente a quanto accaduto a Southport, in Inghilterra, dove l’errata convinzione che l’aggressore fosse un immigrato irregolare ha scatenato una caccia allo straniero, anche in Spagna molte persone di estrema destra hanno insinuato che l’assassino di Mateo fosse un immigrato irregolare nordafricano. L’idea era stata respinta nelle prime ore dalla stessa famiglia, il cui pensiero è stato affidato alle parole di un parente:

Questo non ha nulla a che fare con la razza o l’ideologia. Stanno parlando di migranti che sono venuti all’hotel, queste sono persone pacifiche che vanno avanti con le loro vite, non ha nulla a che fare con questo.

Le forze dell’ordine spagnole, pur portando ancora avanti le indagini, aveva già affermato che l’aggressione a Moncéjon non era stata dettata da motivazioni terroristiche. Dopo oltre 20 ore di ricerche intorno a tutta la zona intorno la città, l’aggressore è stato arrestato nella casa del padre: si tratta di un 20enne, identificato come Juan Francisco.

Questi nelle prime dichiarazioni ha spiegato di aver vissuto l’aggressione “come se fosse in un videogioco, affermando di essersi sentito come se “un’altra persona” stesse controllando il suo corpo in quel momento. Secondo gli inquirenti, Juan Francisco soffrirebbe di una disabilità intellettiva pari al 75% e che non fosse sotto l’effetto di farmaci.

Un’esponente della politica locale a Castilla-La Mancha, Milagros Tolón, ha infine attaccato “i seminatori di odio che hanno approfittato di una disgrazia umana, come la morte di un bambino di 11 anni, per scaricare tutto il loro odio sulle reti sociali”.