Erano rimasti feriti, insieme al fidanzato di lei, nell’esplosione di una casa vacanze a Porto Cesareo, nel Leccese: Giuseppe Agostinacchio e la figlia Irene, di 58 e 23 anni, alla fine non ce l’hanno fatta. Resta grave, ma stabile, il terzo ferito, attualmente ricoverato all’ospedale di Bari.
Chi erano Giuseppe e Irene Agostinacchio, padre e figlia morti a Porto Cesareo a causa di un’esplosione
Giuseppe Agostinacchio, 58 anni, lavorava come dentista a Gravina ed era molto conosciuto. La figlia di 23 anni, Irene, studiava a Roma per seguire le sue orme. Nella notte tra il 14 e il 15 agosto scorso, mentre si trovavano a Porto Cesareo, nel Leccese, per le vacanze, erano rimasti gravemente feriti nell’esplosione, probabilmente dovuta a una fuga di gas, avvenuta nella loro casa.
Alla fine, nonostante i tentativi dei medici di salvarli, non ce l’hanno fatta: Giuseppe si è spento pochi giorni dopo i fatti, il 16 agosto; Irene – che aveva riportato ustioni sull’80% del corpo, venendo ricoverata al Perrino di Brindisi – l’ha raggiunto ieri, 19 agosto 2024. Restano gravi, seppur stazionarie, le condizioni del fidanzato 24enne, che era insieme a loro e ora è ricoverato a Bari.
Tanti i messaggi di cordoglio sui social
A distanza di qualche giorno, la nostra comunità piange la seconda vittima innocente di questo maledetto incidente domestico. In queste circostanze diventa difficile trovare le parole più giuste per esprimere il proprio dolore, l’unica cosa da fare è affidarsi al buon Dio affinché dia forza e speranza a tutte le famiglie coinvolte in questa tragedia,
ha scritto sui social, nel dare la notizia della morte della 23enne, il sindaco di Gravina Fedele Lagreca, che nei giorni scorsi aveva giù pubblicato un post per ricordare il papà Giuseppe, per gli amici “Pippo”.
Sono in tanti a dedicare un pensiero alle famiglie coinvolte. “Possiate trovare la forza di affrontare questo difficile cammino, sostenuti dall’amore e dalla solidarietà di chi vi sta accanto”, recita uno dei messaggi apparsi su Facebook nelle scorse ore.
Una vicenda che ne ricorda un’altra
Qualche giorno prima che padre e figlia fossero sorpresi in casa dall’esplosione che è costata loro la vita, a Cisternino, in provincia di Brindisi, Nicola Salatino, 55 anni, è morto, sempre in seguito a un’esplosione, all’interno del trullo di una coppia di amici.
Insieme alla moglie Anna Petruzzelli, di due anni più giovane, li aveva raggiunti per le vacanze: un paio di giorni dopo avrebbe compiuto gli anni. Stando a quanto ricostruito finora, erano in cucina quando, a causa di una perdita di gas, le fiamme li avrebbero travolti.
All’arrivo dei soccorsi, allertati da alcuni residenti, la donna era in gravi condizioni, ma viva; per il marito, finito sotto un cumulo di macerie – e recuperato dai vigili del fuoco dopo ore di scavi -, non c’era già più niente da fare. Era un ingegnere edile, ma lavorava anche come docente.
In tanti, nelle ore successive alla sua morte, ci avevano tenuto a ricordarlo sui social sia come persona che come lavoratore, come hanno fatto adesso anche nel caso di Agostinacchio. Per fare luce su ciò che gli è accaduto la Procura di Brindisi ha aperto un fascicolo d’inchiesta per omicidio colposo.
Risulta indagato il proprietario della struttura, ancora sottoposta a sequestro. Un atto dovuto, affinché gli inquirenti possano mettere in atto tutti gli accertamenti necessari ad arrivare alla verità. Ne parlavamo in questo articolo, accennando anche al recente crollo della famosa “Vela Celeste” di Scampia, a Napoli.